L’indifferenza
è uno dei mali peggiori della nostra società. Essere indifferenti significa
abdicare alla propria intelligenza, significa essere vigliacchi e parassiti.
Significa essere privi di volontà. L’indifferenza è un tarlo che opera
passivamente, che corrode in silenzio.
Elie Wiesel,
premio nobel per la pace nel 1986, scriveva:
Sono molte le atrocità
nel mondo e moltissimi
i pericoli:
Ma di una cosa
sono certo:
il male peggiore è l’indifferenza.
Il contrario dell’amore
non è l’odio, ma l’indifferenza;
il contrario della vita
non è la morte, ma l’indifferenza;
il contrario dell’intelligenza
non è la stupidità, ma l’indifferenza.
E’ contro di essa che bisogna
combattere con tutte
le proprie forze.
E per farlo un’arma
esiste: l’educazione.
Bisogna praticarla, diffonderla,
condividerla, esercitarla
sempre e dovunque.
Non arrendersi mai.
nel mondo e moltissimi
i pericoli:
Ma di una cosa
sono certo:
il male peggiore è l’indifferenza.
Il contrario dell’amore
non è l’odio, ma l’indifferenza;
il contrario della vita
non è la morte, ma l’indifferenza;
il contrario dell’intelligenza
non è la stupidità, ma l’indifferenza.
E’ contro di essa che bisogna
combattere con tutte
le proprie forze.
E per farlo un’arma
esiste: l’educazione.
Bisogna praticarla, diffonderla,
condividerla, esercitarla
sempre e dovunque.
Non arrendersi mai.
Sono d’accordo, l’indifferenza è una grave mancanza, è vigliaccheria allo stato puro e bisognerebbe anche chiedersi come mai in una società spesso regni l’indifferenza. Cos’è che induce l’uomo a questo stato amorfo, dove nulla riesce a smuoverlo, neppure alle volte il vedere una persona in difficoltà per la strada o cedere il posto sull’autobus ad un anziano o a una dona incinta. In proposito, la sua riflessione ha riportato alla luce un ricordo di alcuni anni fa. Ritornavo a casa di sera dopo una giornata di lavoro su un tram dove eravamo pigiati corpo a corpo. Guardandomi intorno notavo i volti stravolti dalla nostra stanchezza, ma anche coloro che erano seduti, per lo più ragazzi e ragazze giovani, uomini, sia italiani che stranieri. Io ero, ovviamente, in piedi e a un tratto rimasi allibita quando salì una donna di colore con un bambino in braccio, peraltro, di almeno 2 anni e quindi abbastanza pesante che tutti fecero finta di non vedere, compresi i giovani. La donna con grande dignità non chiese il posto e cercò di rimanere in equilibrio con quel bimbo tra le braccia che intanto piangeva spaventato forse dalla troppa gente. Io allora le dissi forte, perché gli altri mi sentissero, che doveva chiedere il posto ma lei non lo fece perché forse si vergognava. La cosa più sconcertante fu che tutti continuarono a stare seduti. A quel punto una donna con voce dura disse ad un ragazzo giovanissimo che doveva alzarsi. Questo si alzò malvolentieri bofonchiando parole incomprensibili tra i denti. Ero così avvilita da questa indifferenza che l’unico mio sfogo appena tornata a casa furono queste righe:
RispondiEliminaIndugia lo sguardo
nel freddo pomeriggio d’inverno
sui tanti volti
indifferenti
della gente inviluppata
nella logora ancor bella città
che stipati nella ferraglia urbana
s’avviano nelle dimore.
E s’intristisce il cuore
alla visione
di quella indifferenza
senza età né nazione
che neppure
il pianto disperato di un bambino
aggrappato alle gonne materne
riesce ormai a scalfire.
Credo che abbia ragione sul fatto che la maleducazione imperante sia motivo di indifferenza.
Isabella
Complimenti per la poesia.
EliminaLa poesia, secondo me, sarebbe un ottimo strumento per rimuovere l'indifferenza che alberga nell'animo umano. Perchè ingentilisce anche il cuore più duro.
Indifferenza e assuefazione. Guardiamo i tg coi morti continui, assurdità, dolore, senza fare quasi più una piega. Basterà indignarsi per stare a posto con la coscienza?
RispondiEliminaIndignarsi è il primo passo: poi ognuno, nel suo piccolo, fa ciò che gli detta la propria coscienza.
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