Siamo quotidianamente investiti
da una massa di informazioni che ha preso il posto delle cose, destabilizzando
la nostra esistenza. Le informazioni hanno una validità molto limitata: si
fondano sulla sorpresa. Siamo diventati consumatori insaziabili di
informazioni, che rappresentano la realtà e riducono i contatti fisici. Ma sono
le cose concrete i punti fermi che influenzano le nostre vite. Tuttavia, il
mondo si fa sempre più inafferrabile – scrive lo scrittore e filosofo coreano Byung-Chul
Han nel suo saggio “Le non cose” con sottotitolo “come abbiamo smesso di vivere
il reale” – siamo passati dall’era delle cose all’era delle non-cose. Non
abitiamo più la terrà e il cielo, ma Google, e all’ordine terreno è subentrato l’ordine
digitale.
La realtà ci appare sempre più scivolosa
e ingarbugliata, piena di stimoli che non vanno oltre la superficie. Comunichiamo
incessantemente, raccogliamo dati e amici e follower senza mai incontrare l’Altro,
che scompare in forma di voce e di sguardo. “Il mondo odierno è molto povero di
sguardo e di voce”. Non vogliamo più legarci alle cose che un
tempo ci erano care, ma evitiamo anche di legarci alle persone, cercando
ossessivamente di conoscerne altre in maniera virtuale. “Ci sentiamo liberi –
scrive il filosofo coreano – eppure siamo sfruttati, sorvegliati e influenzati”.
Ci stiamo dirigendo, sostiene
ancora l’autore di questo libro, verso un’epoca post-umana, “in cui la vita
altro non è che mero scambio di informazioni…La digitalizzazione è un
passaggio coerente verso l’abolizione dell’humanum”.
E’ finito il tempo delle cose
che stanno a cuore. E il tempo del cuore appartiene ormai al passato. Le cose
nascono già morte. “Non vengono usate, bensì consumate. Solo un lungo utilizzo
dà loro un’anima. Solo le cose del cuore sono animate. Flaubert voleva essere
sepolto insieme al suo calamaio”.
Probabilmente l’uomo
contemporaneo vorrà essere sepolto insieme al suo smartphone.
E’ una fotografia impietosa del nostro tempo, ma quanto mai realistica. Però noi ci possiamo sottrarre a questa tendenza ( suicida), tu già lo fai, con alcune scelte drastiche e io un po’ ti seguo a ruota.
RispondiEliminamassimolegnani
Alla maggioranza che celebra questo nostro tempo, io preferisco la minoranza che lo evita. Io credo nelle persone – diceva Nanni Moretti in Caro Diario - però non credo nella maggioranza delle persone: mi sa che mi troverò sempre a mio agio e d'accordo con una minoranza. Ma la minoranza – caro Massimo – non conta nulla e non può cambiare nulla. Perciò, se mi segui a ruota (ma tu dovresti stare avanti, perché usi la bicicletta meglio di me), siamo destinati a perdere, entrambi. Ma noi non ce la prendiamo, perché questo nostro andare controcorrente ci fa stare bene lo stesso. Pensa, invece, se tutti si comportassero come noi, e ci seguissero a ruota…certamente dovremmo rivedere qualcosa. Un caro saluto :)
EliminaNon conoscevo questo filosofo e grazie allo smartphone ho fatto una ricerca su Google e ho cercato più "cose"su di lui:)
RispondiEliminaCaro Pino quello che più mi fa riflettere sul nostro mondo sempre più interconnesso è la caducità della vita stessa che non trova forma di equilibrio,impigliata nel più non posso e in tutto ciò che resta a nostro servizio , primo tra tutti "il tempo".
Scopro quindi che anche il filosofo coreano invia messaggi sui vari social sfruttando la stessa tecnologia che contesta . È tempo speso bene , è tempo speso male, io non lo so ,ma è chiaro che il tempo ha acquisito una percezione e gestione diversa attraverso questi moderni canali tecnologici, velocizzando un contenuto di informazioni per riempire ogni spazio vuoto e allo stesso tempo per fuggire e meditare da quello esistenziale.
Quindi non più tempo e spazio per sé stessi ,molti di noi ne verrebbero terrorizzati dalla paura e da quel vuoto non colmato e sostituito da - cose - che ci rendono solo più miseri in spirito.
E a proposito di interconnessioni ,cose e tempo non me ne voglia il moderno filosofo se riporto un bel filo conduttore con lo stesso autore :)
Consiglio una rilettura di questo post che ci riporta a certe conseguenze in tema qui .
domenica 2 settembre 2018
Abbiamo paura del "vuoto"
Buona giornata
L.
Grazie per aver consigliato la rilettura di un mio vecchio post, quale filo conduttore della tematica del libro di cui sopra. E’ vero: abbiamo paura del “vuoto” e cerchiamo sempre di riempirlo con “cose”. E queste cose, secondo lo scrittore coreano, diventano sempre più impalpabili, immateriali: cioè non-cose. E’ chiaro che anche il filosofo coreano Byung-Chul Han vive in questo mondo e usa, né più né meno, la stessa tecnologia che contesta. E non potrebbe fare diversamente. Però, contestare non è accettare passivamente. E’ cercare di migliorare. E’ anche aprire la mente della gente. E’ dire: attenzione! stiamo costruendo un futuro disumano. Stiamo perdendo certe “cose” concrete, certi modi di essere, certi comportamenti che stabilizzano la vita strutturando il tempo. Rendendolo abitabile, come una casa. Oggi – scrive lo scrittore coreano – al tempo manca una struttura solida. Non è una casa, ma un flusso continuo e trascinante. Nulla gli offre sostegno. Il tempo che precipita in avanti a velocità supersonica non è abitabile. La imposizione a produrre sempre di più e a consumare elimina la ripetizione – che è un rito – e genera un impulso continuo verso le novità che non ci appagano e ci rendono costantemente insoddisfatti. E sta pure arrivando l’intelligenza artificiale. Ma Byung-Chul Han pare non sia preoccupato da questo evento, perché l’intelligenza artificiale sa fare grandi calcoli, ma non ha lo spirito, non sa pensare. E poi “non le viene la pelle d’oca”, condizione emotiva, questa, che caratterizza il pensiero umano.
EliminaCiao Linda, e buona giornata a te.
"Però, contestare non è accettare passivamente. E’ cercare di migliorare. E’ anche aprire la mente della gente. E’ dire: attenzione! stiamo costruendo un futuro disumano. Stiamo perdendo certe “cose” concrete, certi modi di essere, certi comportamenti che stabilizzano la vita strutturando il tempo. Rendendolo abitabile, come una casa"
EliminaDiciamocelo francamente Pino quanti riescono a recepire questo messaggio e a farne questa tua lettura se il "disumano " ha già fatto casa,ed è triste che lo dica io che vedo sempre il bicchiere mezzo pieno, vale a dire riuscire a prendere il meglio da tutte le situazioni che ti si presentano.
Io credo però che non si possa imitare il "sentire", è qualcosa che va coltivato sin dalle sue radici, esattamente come ti prendi cura tu con l'uliveto per poter gustare i frutti di tale dedizione.Abbiamo perso il vero senso del sacrificio e lo abbiamo sostituito con il tutto e subito alla nostra portata. È questa l'attualità del nostro tempo ,e prenderne atto è già una strada che conduce alla consapevolezza .
Il filosofo è un po condannato in quell'aprire la mente della gente,una forma di riscatto che non trova acquirenti , perché la mente soprattutto dei giovani viaggia su connessioni differenti .Anche Greta rappresentava una figura da salvezza ambientale ,ci hanno provato ,certo mello di nulla e magari anche sensibilizzare uno ,due persone potrebbe essere un successo.
Ma siamo davvero a questo punto ,non più leggi da rispettare e valori in cui credere ma "figure "da rivalutare per cosa per un sentire che non abbiamo?
Ci vogliono dei coach ovunque oggi che ti dicano come muoverti nel loro tempo e chi lo sa forse l'intelligenza artificiale con il consenso dell'intelligenza umana avrà già i suoi piani.
Ogni tanto divago pure io ,un autodifesa per non soccombere.
Grazie sempre per il tuo attento ascolto:)
L.
Sottoscrivo le tue parole. Sai cosa manca in questa nostra società mercificata? Il buon senso. Se fosse una merce, oggi non troverebbe acquirenti. Grazie a te, L. (detta anche Nessuno) :)
EliminaPercezioni diverse, sempre più labili, concordo con L. di cui in teoria neanche il nome intero è concesso a questo dialogo virtuale che affossa sguardi e nasconde espressioni.. sarò sepolto col mio blog quasi sicuramente, anzi, lui sarà sepolto dopo di me.. ;) conosciamo persone con le quali sono sicuro avremmo piacere di fare due trasizionali chiacchiere, scorgerne il sorriso, avvertirne l'occhio curioso, saggiarne il tono di voce.. invece no..spesso forniamo in autonomia fisionomie e timbri, creiamo avatar confezionati su misura al calduccio della nostra confort zone che - quella si - ci seppellirà davvero..
RispondiEliminaIn un romanzo di Baricco (che tu ami) intitolato "La sposa giovane" tutti i personaggi non hanno un nome. L. è un nome...anzi una garanzia (sorrido...).
EliminaE' vero quello che dici: avremmo piacere di fare quattro chiacchiere, seduti al tavolino di un bar e prenderci un caffè, per scorgere il sorriso del nostro interlocutore e "saggiarne il tono di voce"... A un patto, però: che il cellulare (il vostro, non il mio che non ho) sia spento per tutto il tempo. Ti è mai capitato?
Stasera lo vederò dal vivo all'Auditorium, il mio Baricco (una delle cose buone di Roma..). Il cellulare a tavola, a teatro, al cinema.. ormai un disastro, ma non mi vergogno di farlo notare e redarguire i malcapitati.. ;)
Elimina@Franco
EliminaMi riconduci al post precedente a questo ,potrei benissimo risponderti "io sono nessuno",ma credo che anche detta così potrei appropriarmi della visione di una nota poetessa quale Emily Dickinson.:)
L.
Sa comunicare molto bene, il tuo Baricco, un pò istrionico, che conosce tutti i trucchi della recitazione. Devo dire che è molto bravo, e più che leggerlo preferisco ascoltarlo. E' molto più efficace :) Mi auguro che il cellulare venga vietato - come il fumo - in tutti i luoghi pubblici. Sarebbe una grande conquista civile.
EliminaPremesso che leggerti è sempre un piacere (a volte anche una scoperta per altre letture) mi resta tuttavia il vecchio concetto che non è il mezzo cattivo ma l'uso che ne facciamo. Non ci credo più! Il mezzo è diventato il nostro padrone fin dalla più tenera età e noi siamo una massa di ignoranti ne l senso latino che ignoriamo, non sappiamo veramente e in profondità quasi nulla. Tu continui a andare in bicicletta o a piedi...vedi? Chi ti legge è persino costretto a fare altrettanto, mi sembra una buona cosa: leggendo i vari commenti sento una bella musica, è questo il buon raccolto di una seria semina. Ti leggo per questo
RispondiEliminaGrazie per le tue generose parole, Enzo. Sappi che la stima è reciproca. Un saluto
EliminaBuonasera Pino. Qualche anno fa ho pubblicato sul mio blog una riflessione su di un libro di questo filosofo. Eccoti il
RispondiEliminalink:https://ettorefobo.blogspot.com/search/label/Byung-Chul%20Han
Ciao Ettore: ho letto il tuo post. E se per Nietzsche “chi pensa diversamente va spontaneamente in manicomio”, come hai ricordato nel tuo scritto, per me, chi non si adegua, viene semplicemente emarginato. E me ne sto accorgendo perché, non possedendo per mia libera scelta uno smartphone, a volte mi trovo in difficoltà non potendo svolgere certe pratiche amministrative. Per il filosofo sud coreano solo l’idiota - cioè chi è impermeabile a questa nuova dominazione - potrà salvarsi. E dici bene tu: qui sta la sua provocazione e il suo limite perché “ben pochi sapranno essere “idioti” o potranno esserlo”. Io comunque, caro Ettore, sto sulla buona strada perché faccio il mio meglio e mi adopero alacremente, per esserlo. Ti saluto
EliminaGrazie Pino. Mi rincuora sapere che esistono ancora persone come te...
EliminaGreat blog
RispondiEliminaGrazie!
EliminaPlease read my post
RispondiEliminaOk
EliminaCiao
E' diventato quasi impossibile interagire di persona con la gente. Siamo diventati un clik o un 'mi piace' distratto, mentre siamo già passati oltre. Siamo pieni di 'amici' virtuali, ma fisicamente solitari. Spesso mi guardo intorno e non trovo nessuno. E' diventato importante avere migliaia di followers che amano l' immagine che dai di te, ma non hanno la minima idea di chi tu sia. In altre parole, quello che hai scritto tu. Surfinia
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