Se è vero che noi siamo quello che leggiamo, come sostiene
qualcuno (ma si potrebbe anche affermare che noi leggiamo quello che siamo),
ebbene lo scrivente – che si rifugia quasi sempre tra le pagine di certi libri
del passato (a volte anche dimenticati) – non può che ritrovarsi in questo
assunto: se il libro che sto leggendo mi piace è perché la mia anima si specchia
in quel libro, e l’autore che l’ha scritto è un mio illustre alter ego che mi
consente di scorgere, tra le righe, quella parte di me che forse non avrei
potuto conoscere se non lo avessi letto. Mi ritrovo in quel determinato testo
piuttosto che in un altro, perché la mia identità di lettore, la mia filosofia
di vita, coincidono con la visione del mondo che racconta quel libro. Posso
anche leggere gli “altri”, come faccio sempre, ma se non mi soddisfano, se mi
lasciano indifferente, se quelle pagine scritte non le sento mie e non si
verifica tra me e loro quella condizione che Goethe avrebbe definito “affinità
elettive”, io quei libri li abbandono inevitabilmente da qualche parte sui
ripiani della libreria. E non mi vedranno mai più.
A pensarci bene i libri che amo leggere e rileggere – almeno fino
a questo momento – e che in qualche maniera li abito e me li sento addosso come
un vestito su misura, non sono poi tanti e credo che si riducano ad una
cinquantina, forse largheggiando. E molti di essi, come ebbe a dire una volta
Ennio Flaiano, hanno aspettato anni e anni prima di essere ripresi e riletti,
in un giorno di particolare disgusto esistenziale. Ma è la loro forza perché, proprio
quelli e non altri, hanno la straordinaria capacità di farti riappacificare con
la lettura. E con la vita.
"...se il libro che sto leggendo mi piace è perché la mia anima si specchia in quel libro, e l’autore che l’ha scritto è un mio illustre alter ego che mi consente di scorgere, tra le righe, quella parte di me che forse non avrei potuto conoscere se non lo avessi letto"
Hai proprio ragione sai , ti trova d'accordo perfino Cesare Pavese:)
"Leggendo non cerchiamo idee nuove, ma pensieri già da noi pensati, che acquistano sulla pagina un suggello di conferma. Ci colpiscono degli altri le parole che risuonano in una zona già nostra – che già viviamo – e facendola vibrare ci permettono di cogliere nuovi spunti dentro di noi.
Buona serata
L.
E' proprio così. E infatti mi ritrovo nei libri di Pavese. Ne "La luna e i falò" scrive che "un paese ci vuole, non fosse che per il gusto di andarsene via". L'ho sempre pensato e lui mi ha dato "un suggello di conferma". Ciao L.
EliminaCos'è un libro se non un frammento di anima consegnato ai posteri... buona serata.
RispondiEliminaE noi a volte ci identifichiamo in quel "frammento". Grazie della visita.
Eliminaa volte leggendo, mi "riconosco" in un personaggio, in un'affermazione, in una vicenda, altre volte però provo distanza, avversione per il protagonista e allora l'identificazione solidale scatta direttamente con l'autore che lo sta tratteggiando a tinte fosche, spregiative.
RispondiEliminaml
Il libro è uno strumento espressivo che ci consente di avere un incontro ravvicinato ed esclusivo con qualsiasi tipo di personaggio, fosse anche il più spregevole moralmente. Naturalmente noi, spesso, ci identifichiamo in quello più vicino a noi, salvo poi solidarizzare con l’autore quando riesce a delineare a tinte fosche – come vorremmo fare noi – il personaggio indegno della narrazione. Nel primo come nel secondo caso, si instaura una sorta di conversazione privata tra il lettore e lo scrittore, che esclude tutti gli altri, e lo scrittore del libro che stiamo leggendo finisce per diventare più fidato di un amico.
EliminaAnche io devo scorgere affinità elettive in ciò che leggo, libro, novella, articolo ma anche post.. deve sorgere anche nuovo piacere però, percezione di bellezza, meraviglia, sorpresa.. non solo conferma ai nostri istinti, sottolineature del nostro desiderare, accomodarsi in una piacevole confort zone. Deve accrescersi quel sottile appagamento che ci rende complici delle pagine, ce le rende amiche, sodali, a volte indispensabili.
RispondiEliminaFranco Battaglia
Ciao Franco, il tuo commento non è apparso qui, ma l'ho trovato nella mail: non chiedermi il perchè. Comunque sono d'accordo con te. Ciò che leggiamo deve anche andare anche oltre le nostre aspettative. Ciao e grazie
EliminaLe "affinità elettive" con il libro sono sempre al primo posto fra i motivi che mi spingono ad amare un testo, ma mi è anche capitato di trovare affascinanti ambiti molto differenti da quelli a me più cari e di essere incuriosita dal "diverso ma bello". I libri che abbandono, in genere, sono quelli che mi lasciano indifferente, quelli che mi innervosiscono, quelli che non aprono nemmeno uno spiraglio in me di curiosità o interesse.
RispondiEliminaSono d'accordo. grazie Marina
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