Chiesetta di S. Francesco - Roma Torrevecchia |
Amo perdutamente le chiese,
scrive lo storico dell’arte Tomaso Montanari nel suo saggio “Chiese chiuse”
edito da Einaudi. Luoghi di serenità e di preghiera, dove solo in linea teorica
è possibile distinguere la dimensione religiosa da quella culturale. Luoghi capaci
di suggerire una diversa dimensione del tempo, un altro ritmo esistenziale:
riposo dell’anima e del corpo, le antiche chiese offrono una pausa di riflessione
alla nostra vita esagitata, al nostro caos interiore. E’ tale la bellezza di
questi spazi che anche la loro rovina riesce ad esercitare su di noi una
indefinibile seduzione estetica. E devo dire - per quanto mi riguarda - che non esiste passeggiata per il centro
storico di Roma che non comprenda una sosta in una chiesa, anche per allontanarmi
solo per un momento dallo schiamazzo esterno e respirare un po' di silenzio. E
riposarmi, in contemplazione, davanti al dipinto di una madonna del Seicento. Indipendentemente
dal sentimento religioso, chi entra in una chiesa antica non può non subirne
l’influsso. Non può non rimanerne affascinato.
Nessuno sa esattamente quante
siano le chiese in Italia: si stimano in circa 95.000 - scrive il prof. Montanari
nel suo libro - e sono migliaia quelle inaccessibili, pericolanti, sconsacrate
e saccheggiate. Non è frutto solo della secolarizzazione che avanza o della
nostra incapacità di preservare il patrimonio artistico e culturale, ma c’è
qualcosa di più profondo che riguarda l’idea stessa di società che stiamo
costruendo, sempre più orientata al profitto, all’evento mediatico, al
sensazionalismo. “Il patrimonio è al sicuro – sostiene Montanari – finché è
frequentato, amato, conosciuto: le chiese si aprono ai ladri, quando si
chiudono ai cittadini”. Purtroppo noi, oggi, siamo martellati da un marketing
maldestro e spietato che ci spinge ad essere clienti e turisti piuttosto che
cittadini responsabili. Facciamo la fila per visitare l’ultima mostra a
pagamento e non entriamo nella chiesa che si trova all’angolo, che spesso
custodisce opere di altissimo valore storico ed artistico. E’ in atto una
crescente mercificazione del nostro patrimonio culturale pensato non per
aumentare la conoscenza e la sensibilità, non per una funzione educativa, ma
per intrattenere e saziare un pubblico sempre più povero culturalmente. E sono
sempre di più le antiche chiese che vengono chiuse ed alienate a privati,
destinate poi - secondo logiche aziendalistiche - ad attività economiche ambitissime
dall’industria dei matrimoni civili. Certo, niente vieta - scrive sempre
Montanari - che nelle chiese si possano tenere concerti o conferenze o
declamare poesie, insomma attività culturali: ma non a pagamento e senza
snaturarne la dimensione spirituale.
In Italia, sono circa un
centinaio le chiese monumentali cui si accede pagando, e moltissime altre
prevedono biglietti per ambienti accessori, quali chiostri, sacrestie,
campanili, cripte…ma una chiesa a pagamento non è più una chiesa, ma non
diventa per questo un museo o una mostra. Le chiese sono sempre state – scrive
Montanari – una sorta di “prosecuzione delle piazze…luoghi pubblici in cui
entrare anche senza un perché. Perché fuori piove, o fa troppo caldo, per
parlare con un amico in un giorno freddo, per rivedere un quadro o la curva di
un arco che ci è caro. Luoghi intimi, spazi di respiro e riposo mentale per
tutti noi che ci siamo cresciuti dentro: pezzi di una casa che ci ha dato forma
e che potrebbe continuare a darcela. Un’esperienza unica, questa comunione con
le antiche chiese: un’esperienza che di fatto i nostri figli non potranno
avere”.
Di chi la colpa? si chiede il
professor Montanari. Colpa di tutti i governi che hanno tagliato e continuano a
farlo, i fondi per la manutenzione del patrimonio artistico. Colpa dei tanti proprietari
delle chiese, spesso non facili da
identificare: dalla Santa Sede alle diocesi, dalle parrocchie agli istituti
religiosi, dallo Stato alle Regioni…Colpa anche di un giornalismo servile
capace solo di lodare il potente di turno per poi stupirsi che crollano i ponti
e le chiese. Ha scritto Kant (citazione presente nel libro): “tutto ha un
prezzo o una dignità. Ciò che ha un prezzo può essere sostituito da
qualcos’altro a titolo equivalente; al contrario, ciò che è superiore a quel
prezzo e che non ammette equivalenti, è ciò che ha una dignità”. Poter entrare, gratis, in una chiesa che custodisce bellezza è una cosa che ha una sua dignità.
E sarebbe davvero intollerabile e blasfemo cancellare.
sì, è cosa tristissima trovare chiese inaccessibili.
RispondiEliminaper tre volte ho pedalato fino all'abbazia di Lucedio, distante un cinquantina di chilometri da casa mia e sempre ho potuto intravedere le due chiese e il campanile ottagonale del complesso unicamente dalle inferriate del cancello sprangato. una desolazione.
ml
Non c'è regione che non sia costellata di chiese chiuse, abbandonate e sconsacrate. Con questo libro Montanari intende proprio accendere un riflettore su questo aspetto che riguarda l'abbandono e l'incuria del nostro patrimonio artistico e culturale. Un saluto
EliminaIl prof. Montanari, uno storico dell'arte tra i più bravi e preparati
RispondiEliminaFra.
Sono d'accordo: una persona pacata, di grande cultura, uno storico dell'arte sensibile e raffinato
EliminaQuesto post mi ha portato ad una riflessione che si accosta perfettamente ad un altro post in cui parlavi di Vito Teti.
RispondiEliminaNe ho viste anche io di Chiese chiuse con orari prestabiliti all'apertura e accessibili solo pagando un biglietto.
Mischiare "sacro e profano" come la vendita“a un euro” delle case di alcuni paesini, abbandonate dai proprietari.
Due aspetti che non collimano affatto,anzi non fanno che urtare contro la sacralità del luogo.Da una parte e dall'altra si svende e si offende il valore spirituale del posto ma anche dell'uomo che non faceva del sacrificio e dell'arte una questione di marketing dei nostri tempi moderni.
Grazie ,un saluto a te:)
L.
L'accostamento mi sembra molto pertitente: "Da una parte e dall'altra si svende e si offende il valore spirituale del posto".
RispondiEliminaGrazie a te, L. e buona serata
Con me sfondi una porta aperta, anzi un portale! :)
RispondiEliminaAdoro le chiese: le frequento da cattolica praticante, ma le visito anche da turista, perché sono un concentrato di arte e bellezza uniche. A Roma, durante le mie passeggiate, tutte le volte che passo davanti a una chiesa, devo entrare: faccio la mia preghiera, ma non manco di osservare opere e struttura. Sono maggiormente affascinata dalle chiese antiche, quelle classiche che mostrano quanto la Chiesa sia ricca e abbia potuto permettersi nel tempo costruzioni così sontuose e pregiate al loro interno; le chiese moderne sono meno affascinanti, rispondono alle esigenze della contemporaneità: hanno il loro fascino, ma di fronte a esse resto meno coinvolta. In tutte la caratteristica che adoro è quel silenzio, all'interno, quasi innaturale che è pace dell'anima e ristoro. E l'odore tipico: quell'alone di incenso e oli profumati. Mi inebriano. Leggerò il libro che proponi: mi ha conquistata.
E' un libro molto interessante, ti piacerà. E a proposito di odori tipici delle chiese che ti "inebriano", scrive Montanari: "ancora oggi, se chiudo gli occhi, riesco a sentire l'inconfondibile odore umido della mia amatissima Santa Maria Novella, dove sono cresciuto".
RispondiEliminaTi saluto :)
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RispondiEliminaFranco carissimo, ho controllato ma non c'è traccia di commento. Che dirti: grazie lo stesso :)
EliminaProvo a ripostare il pensiero. In Grecia giriamo spesso per isolette deserte che pullulano di chiesette chiuse a chiave. Ma la chiave c'è sempre, sotto un masso vicino la porta, in un anfratto nel muro, nel vaso di fiori nei pressi. E' lì per chi desidera trovarla, entrare, godere del fresco, delle icone, delle candeline da accendere con cura e quieta devozione, delle ombre colorate dalle finestrelle imbevute d'azzurro. Poi si esce e si ripristina tutto. Ecco perché le amiamo. Parentesi di bianco e silenzio. Un respiro di cuore.
RispondiEliminaGrazie Franco per questo tuo contributo. Mi sembra un'ottima scelta. Le nostre autorità, civili e religiose, che custodiscono le nostre chiese dovrebbero, allora, prendere esempio dalla Grecia
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