Vittorio Sgarbi sostiene che esiste un
legame inseparabile tra poesia e sofferenza interiore, perché nessuno meglio di
un poeta che soffre sa elevare in versi le sue angosce e i suoi timori. Per il
piacere di chi legge. Sembra quasi che
una poesia debba nascere da un dolore e che la tristezza sia materia
d’ispirazione per chi si accinge a scrivere versi poetici.
Ho ricevuto da un’amica questa struggente poesia in vernacolo: mi piace qui riportarla, per chi sa cogliere e apprezzare la bellezza che, a volte, si nasconde dietro un velo impalpabile di malinconia.
me mette ar core na malinconia
e dar petto me sarza na preghiera
“Venite a notte pe’ portamme via
vojo godemme l’urtimo tramonto
guardà li storni che passeno a frotte
pare che me stanno affà ‘n racconto
vojo sentillo prima che viè notte…”
Paola
Auguri anche a te. Francesco
RispondiEliminaBellissima l'etichetta applicata, intanto.. ;) e Auguri di Feste serene!
RispondiEliminaGrazie:)
RispondiEliminaTantissimi Auguri di Buone Feste anche a te e famiglia.
Ho sempre pensato che Sgarbi in questo caso avesse ragione anche perchè non ho mai letto versi profondi che non nascessero da un dolore o da una sconfitta: sono pronto a ricredermi ma fino a prova contraria per me è così. Tanti sinceri auguri Pino, ma chi è Paola?
RispondiEliminaNon è esattamente così, ho scritto di dolori anche prima che arrivassero, perché la consapevolezza è curiosa.
Eliminaversi belli e malinconici, hai fatto bene a farci conoscere questa autrice.
RispondiEliminaml