Riprendo un mio vecchio post
Oggi viviamo in un’epoca in cui la
“bellezza”, intesa nel suo significato oggettivo, appare fortemente in crisi.
Non riusciamo più a produrre cose belle, come succedeva nel passato. Si racconta
che lo scrittore francese Stendhal, trovandosi nella Basilica di Santa Croce a
Firenze, durante il suo grand tour effettuato in Italia nel
1817, fu colto da un malessere che lo costrinse ad uscire dalla chiesa: la straordinaria
bellezza del luogo aveva scatenato nel suo animo una forte e inesprimibile
emozione. Lo stesso Stendhal ebbe poi modo di scrivere: “ Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le
sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa
Croce ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo
temendo di cadere”. Da lì è nata la “sindrome di Stendhal”, secondo
cui l’espressione del bello può provocare turbamenti profondi, veri e propri disturbi
psico-fisici negli animi più sensibili.
Esistono dei luoghi in cui la bellezza
ti sovrasta. Ti fa sentire piccolo, inadeguato, ma felice di appartenere al
genere umano che l’ha creata. Prendiamo ad esempio la Basilica di San Pietro:
una delle opere architettoniche più grandiose “dove si incontrano le sensazioni celesti
date dalle arti ed i sentimenti appassionati”, come avrebbe
detto Stendhal. Ebbene, ogni volta che metto piede in
quel luogo sacro, resto sbalordito dalla sua magnificenza; un luogo grandioso e
straordinario che mi eleva e mi opprime, nello stesso tempo. E’ come se la bellezza
incontenibile lì racchiusa avesse la capacità di sconvolgermi e suscitare quasi un
senso di disagio.
Sempre mi domando, ogni qual volta mi
trovo all’interno della Basilica di San Pietro, come sia possibile pregare in
uno spazio così immenso e così ricco. Al cospetto di siffatta opera
architettonica – realizzata dai tanti artisti che vi
lavorarono a partire dal 1500 (da Bramante a Raffaello, da Sangallo a
Michelangelo da Vasari a Della Porta, da Maderno a Bernini) - io penso che sia davvero
difficile concentrarsi nella preghiera. La solennità dell’arte, la bellezza
delle statue e delle colonne, la impareggiabile ricchezza delle decorazioni
distolgono l’animo dal raccoglimento e dalla meditazione. Più che il frutto dell'ingegno umano, tanta bellezza appare come opera di un Dio. Forse di quello stesso Dio a cui si
rivolge il credente, sebbene soggiogato dalla solennità del Baldacchino del
Bernini o dalla grandiosità della cupola di Michelangelo. Un luogo che si
presta molto bene alle tante manifestazioni del culto cattolico, come la
proclamazione dei nuovi papi o le esequie di quelli defunti o come l’apertura e
la chiusura dei giubilei. Un luogo spettacolare per eventi spettacolari. Ma se
io devo pensare ad un povero cristiano che desidera avere un incontro profondo
con Dio, non posso che immaginarlo in uno spazio più appartato, più silenzioso,
meno appariscente. Un luogo che evochi la povertà piuttosto che la ricchezza,
la contemplazione piuttosto che la meraviglia. La bellezza non deve sovrastare
il pensiero di chi prega. La ricchezza del luogo non può interferire nel
dialogo con Dio. Nel momento stesso in cui la bellezza ti domina, la preghiera
svanisce.
Una riflessione profonda, associata poi al tipo di emozione di cui parli, quella che ti fa salire il cuore in gola e lascia - letteralmente - senza fiato. E che associo sempre a visite in luoghi legati al divino: dalla Sainte-Chapelle di Parigi alla chiesa di San Pietro a Tuscania passando magari per la Cappella degli Scrovegni a Padova. Poi qualche luogo fa eccezione, la piramide di Cheope su tutti.. ma non trovo contraddittorio che la bellezza che assale e turba sia spesso esclusiva di luoghi sacri. Può esserci preghiera anche lì, quella preghiera che tocca con mano quanto siamo piccoli di fronte a talenti ispirati direttamente da Dio.
RispondiEliminaSono d’accordo con te: la bellezza che ti assale e ti inquieta è soprattutto quella legata alla maestosità di certi luoghi sacri. Però resto dell’opinione che per pregare non devo essere “distratto” dalla bellezza artistica che mi circonda, incontenibile e quasi realizzata da mano divina. Ho bisogno di raccoglimento, di silenzio e il luogo in cui devo pregare non deve celebrare la bellezza, altrimenti rischio di fare confusione tra il Dio a cui è rivolta la mia preghiera e il “Dio” che ha realizzato il luogo in cui mi trovo 😊 Ciao Franco
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