giovedì 17 febbraio 2022

Quando la bellezza ti sconvolge

 


Riprendo un mio vecchio post

Oggi viviamo in un’epoca in cui la “bellezza”, intesa nel suo significato oggettivo, appare fortemente in crisi. Non riusciamo più a produrre cose belle, come succedeva nel passato. Si racconta che lo scrittore francese Stendhal, trovandosi nella Basilica di Santa Croce a Firenze, durante il suo grand tour effettuato in Italia nel 1817, fu colto da un malessere che lo costrinse ad uscire dalla chiesa: la straordinaria bellezza del luogo aveva scatenato nel suo animo una forte e inesprimibile emozione. Lo stesso Stendhal ebbe poi modo di scrivere:  Ero giunto a quel livello di emozione dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati. Uscendo da Santa Croce ebbi un battito del cuore, la vita per me si era inaridita, camminavo temendo di cadere”. Da lì è nata la “sindrome di Stendhal”, secondo cui l’espressione del bello può provocare turbamenti profondi, veri e propri disturbi psico-fisici negli animi più sensibili.

 Esistono dei luoghi in cui la bellezza ti sovrasta. Ti fa sentire piccolo, inadeguato, ma felice di appartenere al genere umano che l’ha creata. Prendiamo ad esempio la Basilica di San Pietro: una delle opere architettoniche più grandiose “dove si incontrano le sensazioni celesti date dalle arti ed i sentimenti appassionati”, come avrebbe detto Stendhal. Ebbene, ogni volta che metto piede in quel luogo sacro, resto sbalordito dalla sua magnificenza; un luogo grandioso e straordinario che mi eleva e mi opprime, nello stesso tempo. E’ come se la bellezza incontenibile lì racchiusa avesse la capacità di sconvolgermi e suscitare quasi un senso di disagio.

 Sempre mi domando, ogni qual volta mi trovo all’interno della Basilica di San Pietro, come sia possibile pregare in uno spazio così immenso e così ricco. Al cospetto di siffatta opera architettonica – realizzata dai tanti artisti che vi lavorarono a partire dal 1500 (da Bramante a Raffaello, da Sangallo a Michelangelo da Vasari a Della Porta, da Maderno a Bernini) - io penso che sia davvero difficile concentrarsi nella preghiera. La solennità dell’arte, la bellezza delle statue e delle colonne, la impareggiabile ricchezza delle decorazioni distolgono l’animo dal raccoglimento e dalla meditazione. Più che il frutto dell'ingegno umano, tanta bellezza appare come opera di un Dio. Forse di quello stesso Dio a cui si rivolge il credente, sebbene soggiogato dalla solennità del Baldacchino del Bernini o dalla grandiosità della cupola di Michelangelo. Un luogo che si presta molto bene alle tante manifestazioni del culto cattolico, come la proclamazione dei nuovi papi o le esequie di quelli defunti o come l’apertura e la chiusura dei giubilei. Un luogo spettacolare per eventi spettacolari. Ma se io devo pensare ad un povero cristiano che desidera avere un incontro profondo con Dio, non posso che immaginarlo in uno spazio più appartato, più silenzioso, meno appariscente. Un luogo che evochi la povertà piuttosto che la ricchezza, la contemplazione piuttosto che la meraviglia. La bellezza non deve sovrastare il pensiero di chi prega. La ricchezza del luogo non può interferire nel dialogo con Dio. Nel momento stesso in cui la bellezza ti domina, la preghiera svanisce.


2 commenti:

  1. Una riflessione profonda, associata poi al tipo di emozione di cui parli, quella che ti fa salire il cuore in gola e lascia - letteralmente - senza fiato. E che associo sempre a visite in luoghi legati al divino: dalla Sainte-Chapelle di Parigi alla chiesa di San Pietro a Tuscania passando magari per la Cappella degli Scrovegni a Padova. Poi qualche luogo fa eccezione, la piramide di Cheope su tutti.. ma non trovo contraddittorio che la bellezza che assale e turba sia spesso esclusiva di luoghi sacri. Può esserci preghiera anche lì, quella preghiera che tocca con mano quanto siamo piccoli di fronte a talenti ispirati direttamente da Dio.

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    1. Sono d’accordo con te: la bellezza che ti assale e ti inquieta è soprattutto quella legata alla maestosità di certi luoghi sacri. Però resto dell’opinione che per pregare non devo essere “distratto” dalla bellezza artistica che mi circonda, incontenibile e quasi realizzata da mano divina. Ho bisogno di raccoglimento, di silenzio e il luogo in cui devo pregare non deve celebrare la bellezza, altrimenti rischio di fare confusione tra il Dio a cui è rivolta la mia preghiera e il “Dio” che ha realizzato il luogo in cui mi trovo 😊 Ciao Franco

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