Scrivo su questo blog da quando
sono andato in pensione, e devo dire che tutto è nato per gioco: volevo vedere
l’effetto che fa. Ancora prima, avevo l’abitudine di scrivere al computer le “recensioni”
dei libri che leggevo, salvandole in un semplice file word: mi piaceva, ogni
tanto, rileggerle per rinfrescarmi la memoria su questo o quel libro. Diciamo
che ho trasformato quel mio iniziale esercizio di scrittura in un blog, con
l’aggiunta di post attinenti altre tematiche. E sono qui da oltre otto anni,
senza infamia e senza lode. Ma non sono molto prolifico: pubblico 3/4 post al
mese, al di sotto della frequenza media di pubblicazione che – secondo certi
“esperti” del settore - dovrebbe essere di 2/3 a settimana. Ciò, al fine di
instaurare una quotidiana connessione con chi ti legge, e convincere Google ad
inserire il tuo blog tra le prime pagine di ricerca. Ma io non ho di queste
velleità e poi non ho seguaci, i “famigerati” follower, che aspettano
ansiosi il mio ultimo post.
Scrivere è una cosa seria e
impegnativa: ma non è il mio mestiere. A volte mi sento addirittura inadeguato
in questo ruolo, perché non sono nato con la penna in mano (come si suol dire),
né ho l’impertinenza di affermare che non potrei vivere se non scrivessi, come
mi capita di leggere in giro. Certo, la scrittura rappresenta un ottimo
esercizio per l’anima e per la mente, sostiene la memoria e ti fa stare bene.
Può essere un valido strumento di analisi e di ascolto che ti aiuta a
riflettere. E se non mi esercitassi in questa maniera, credo che oggi sarei
ridotto a scrivere solo la lista della spesa e i bollettini postali. Perciò,
con fatica, resisto e vado avanti. Non dobbiamo però dimenticare – noi tutti
che curiamo un blog - che verba volant, scripta
manent, come dicevano gli antichi.
Quindi bisogna stare attenti a quello che viene disseminato nella blogosfera,
un mondo dominato dalle parole che sempre più spesso perdono di significato
e di valore. Una volta scritte, diventano parole pubbliche che acquistano un peso, una vera responsabilità. E restano lì, a
disposizione, per chissà quanto tempo. Un mondo - questo della rete - dove
tutti trafficano con la scrittura, dove si può scrivere qualsiasi sciocchezza,
qualsiasi affermazione senza bisogno di verificarla, anzi sapendo che è
infondata, spacciando un vocabolario spesso ingannevole senza che ciò porti
discredito alla dignità di chi scrive. E anche chi scrive su un blog è
responsabile delle sue parole, e perciò deve rispettare i lettori oltre che salvaguardare
la sua integrità di persona attraverso il linguaggio scritto che divulga in
rete, usando quello più appropriato, più corretto.
Cesare Pavese diceva che “è
bello scrivere perché riunisce le due gioie: parlare da solo e parlare ad una
folla”. E forse è questa la molla che spinge ad aprire un blog: scrivere, prima
ancora che per un piacere personale, per l’inconfessabile desiderio di vedere
qualcuno che ti legge. A dir la verità, quando scrivo un post non ambisco a
tanto, o meglio non mi illudo di parlare ad una folla. Immagino, sempre, di
parlare da solo, anche se, da qualche parte, ci sono quelle due/tre persone che
si ostinano a leggermi (ringrazio di cuore) e a lasciare qualche commento pur
non avendo il sottoscritto meriti particolari.
Ho letto che nel mondo, secondo
le statistiche, esistono oltre 400 milioni di blog (22 milioni solo in Italia)
e ogni giorno vengono pubblicati su WordPress circa 70 milioni di post. Numeri
pazzeschi che fanno capire quanto spietata sia la concorrenza. D’altra parte le
visualizzazioni di un blog sono legate spesso a un principio: “do ut des”.
E io dò davvero poco alla blogosfera perché non sono presente sui social,
non ho cellulari, seguo saltuariamente solo due/tre blog, non resisto in
Internet più di mezz’ora. E non sempre lascio commenti al blog visitato. Ma anche
il commento deve avere una sua dignità, al pari del post. Certo, ognuno è
libero di scrivere quello che vuole. Ma ha un senso fare un post scrivendo che
oggi sono andato a farmi il vaccino anti covid, e ricevere il commento di uno
che afferma di averlo fatto ieri? E poi ancora un altro che andrà a farlo domani? Devo constatare che spesso i post e i commenti sono di questo tono. Forse è un modo per allungare il
numero dei post pubblicati e fare adepti e aumentare le visualizzazioni, ma di
certo, questo, non arricchisce uno strumento nato con l’intento di pubblicare contenuti
meno banali.
Durante i primi tempi - forse
infervorato dalla novità ed esaltato dall’idea che ci potesse essere qualcuno interessato
ai miei scritti, che non aspettasse altro che un mio post giornaliero - davo
più spazio al mio narcisismo (sentimento questo che gioca un ruolo fondamentale
nella blogosfera), e mi impegnavo molto di più: e i post crescevano e si
susseguivano uno dietro l’altro, in tempi brevi. Pensavo – come forse pensano un
po' tutti - che il successo di un blog dipendesse
esclusivamente dall’ultimo post pubblicato, e non già dai precedenti che,
secondo una consolidata credenza, pare non contino più nulla, non siano più
leggibili, come se non esistessero. E’ raro, infatti, che un visitatore lasci
un commento su un vecchio post, come avviene, invece, per l’ultimo nato. Io
credo che un post scritto bene e con impegno negli anni passati - se non
riguarda la stretta attualità - è sempre attuale per chi non l’ha letto. Per
quanto mi riguarda (con tutto il rispetto per gli altri blogger che fanno altre
scelte), è difficile che io scriva un articolo sulle scemenze che dice l’On. Caio o
sulle frottole che racconta l’On. Sempronio, o su questo o quel delitto
familiare di cui parlano largamente i media. I fatti di cronaca nera, gialla e rosa e il teatrino della politica
trovano poco spazio sul mio blog. Per queste tematiche ci sono in giro
giornalisti e persone molto più autorevoli e informate di me anche in rete, e
non vedo quindi perché uno dovrebbe leggere la mia opinione per farsi un’idea
su un determinato argomento, spesso inflazionato. Il blog, per quanto mi
riguarda, non è un giornale che deve riportare le ultime notizie – che poi in
certi periodi di vacche magre sono le stesse del giorno prima e del giorno
prima ancora – ma una sorta di diario condiviso in cui specchiarsi, un
raccoglitore di idee, di sentimenti, di sensazioni, di esperienze, di letture, di
spunti di riflessioni che non hanno una scadenza e non sono legati al fatto del
giorno. E allora, quando proprio non sappiamo che scrivere, meglio riproporre qualche vecchio post, che magari ha già avuto un discreto
successo di lettori, di visualizzazioni e di commenti. E’ come riascoltare un
vecchio disco, è come rileggere una poesia o una pagina di un bel libro. Senza ingolfare la rete di testi inutili e noiosi.
Sono tra quelli che spaccia quell'impertinenza, del non saper vivere senza poter scrivere, soprattutto riguardo alla modesta impellenza di scribacchiare poesie, che non sempre finiscono su un blog che intrattengo anch'io da circa otto anni.. Nel mio caso il blog nasce come "raccoglitore", ma continuo a disseminare agende e cartelline di svariati scritti, tra impressioni e recensioni, ma ovvio che nel bloggare sia presente una anche minima componente narcisistica, ma rientra anche nel voler raccontarsi, cronacare viaggi e spettacoli, oltre a riflettere su svariati spunti che mettono in connessione mentalità e punti di vista diversi, il famoso "contraddittorio" che usato razionalmente aiuta a crescere e ad arricchire. Chi scrive e chi legge. E da te c'è decisamente da imparare un sacco. ;)
RispondiEliminaNooo….da me non c’è niente da imparare. Già mi sento inadeguato come blogger – e l’ho pure scritto nel post - figuriamoci come potrei sentirmi da maestro. 😊 Seneca, il mio consigliere spirituale (lui si che era un maestro), diceva che l’uomo quando insegna impara: io mi sento a mio agio solo nella veste di discepolo, che si sforza sempre di imparare. Che poi – caro Franco - l’arte dell’imparare è una cosa difficile e faticosa, oltre ad essere un piacere raro. Se fosse in vendita, io credo che non troverebbe acquirenti perché tutti si sentono già maestri… basta guardarsi un po' in giro per vedere da quali pulpiti vengono le prediche.
EliminaPer ritornare al blog, sono d’accordo con te: è uno strumento che “rientra anche nel voler raccontarsi”, nel mettere al centro della narrazione soprattutto chi scrive. D’altra parte, anche quando parliamo di un libro, non facciamo che raccontare noi stessi, le nostre preferenze, i nostri gusti, le nostre emozioni, tutto ciò che ci riguarda e che cerchiamo tra le sue pagine, come a dire che noi siamo quello che leggiamo e quello che scriviamo. Un saluto
quello che apprezzo sulle tue pagine è la riconoscibilità del tuo tratto, sia per quanto riguarda lo stile, pacato, analitico, mai supponente, discorsivo, lo definisco una "chiacchiera colta e mai banale", sia per i temi trattati, itinerari minori (nel senso di poco frequentati) a Roma o nel tuo Cilento, l'analisi di romanzi di decenni fa che ripeschi sulle bancarelle (e mi sembra ogni volta di vederti mentre li scegli con cura fra tanti), l'avversione per l'invadenza della tecnologia e del marketing.
RispondiEliminainsomma, è piacevole venire qui sapendo più o meno cosa trovare.
massimolegnani
Grazie davvero per le tue parole di apprezzamento. Io credo che ognuno di noi – chi più chi meno - qui nel mondo della blogosfera, abbia un suo stile, porti avanti una sua linea e si renda riconoscibile attraverso la sua scrittura. E’ un’impronta, questa, che ci portiamo appresso e ci identifica come un documento di riconoscimento. E Nasce dal nostro essere, dalle letture che facciamo, dalla nostra filosofia di vita e da quella idea di mondo in cui crediamo. Certo, c’è chi si limita a non sbagliare i congiuntivi quando scrive sul blog e c’è chi, invece, ha talento, frutto di un’ abilità innata nel saper modellare le parole. D’altra parte – caro Massimo - tutti sanno andare in bicicletta, ma sono pochi quelli che vincono il giro d’Italia. Tu non l’hai vinto – né hai speranze future, vista l’età 😊…perdonami! – però nessuno, meglio di te, sa raccontare il mondo mentre ti arrampichi con la tua bicicletta lungo un pendio di montagna. Quei tuoi scritti, a contatto con la natura e con la fatica, arricchiti di metafore, di immagini e di felicità…la tua, sono pezzi di rara bellezza. E perciò ti leggo e apprezzo il tuo blog: hai un modo molto originale, direi letterario, di raccontare la vita, con le sue bellezze e con le sue asprezze; e lo fai spesso, quando posi la bicicletta, anche attraverso gli occhi e i pensieri di un tuo personaggio, quel Camillo, che io credo sia il tuo alter ego. Ecco, questo è il tuo stile, che si allontana dal format vigente in rete – che a me non piace – che è quello di scimmiottare i giornali con la notizia del giorno.
EliminaUn caro saluto
Ho letto diversi post in rete dove viene focalizzato il tema "blog",un tema che è stato scritto e letto in tutte le salse possibili:).Qui da te viene trattato tutto in maniera diversa , un arricchimento oserei dire... sono stati evidenziati aspetti fondamentali che li assaporo come pezzi di verità,oltre a quell' esemplare tocco di bellezza con cui riesci sempre a connetterti con altri autori ,scrittori,come il qui citato Cesare Pavese.Questa è cultura vera che apprezzo tanto quando se ne diffonde,di cui ampiamente ti ringrazio.
RispondiEliminaCredo che io sia la persona meno adatta a scrivere di blog ,non avendone uno :)la mia è una presenza che spesso passa attraverso un autentico esterno commento o commenti, prendendo atto responsabilmente che rimarranno pubblici laddove me ne viene consentito.Naturalmente io sono responsabile dei miei commenti in cui saprei sempre riconoscermi dalla stessa essenza,non rispondo a commenti che scimmiottano un iniziale dove dovrebbero rispondere e prenderne atto le persone autrici.Se da un lato non sono per nulla giustificabili comportamenti di chi si nasconde dietro l'anonimato insultando ,offendendo e tanto altro, dall'altro nemmeno chi dice di "metterci la faccia" con nome e cognome è garanzia di correttezza morale.Questo lo dico con certezza,perché non sono in rete da oggi e certe dinamiche sono sotto gli occhi di tutti purtroppo.Il tuo blog e tanti altri ,per fortuna sono delle oasi in mezzo al deserto e ci passo sempre con attenzione ,interesse e soprattutto stima.
Quando entrai la prima volta in questo tuo spazio ,mi è sempre stato "familiare"...come se i tuoi scritti li avessi letti su un altro blog e ritrovati qui,come se quella essenza è la stessa e per questo facilmente riconoscibile...
Saluti
L.
Grazie per le tue sempre generose parole. Io non credo che bisogna avere un blog per parlare di blog. Basta anche un commento. E i tuoi commenti – l’ho già scritto in altre occasioni – sono dei veri post che utilizzano i blog altrui. E sono dei commenti graditissimi, perché disinteressati. Non sollecitano quel do ut des che vige nella blogosfera. E sono sempre esaurienti e interessanti, mai banali, e per scriverli devi dedicarci del tempo. Niente a che vedere con certi commenti, tipo: mi piace il tuo post punto. Insomma un pollice in su, e basta, per certificare il passaggio.
EliminaIl tuo modo di stare in rete, non avendo un tuo blog, mi ricorda – permettimi l’accostamento…e ti prego di ridere piano 😊 – al comportamento opportunista della femmina del cuculo che non costruisce un suo nido, e pertanto depone le sue uova in quello di altri uccelli, una tecnica questa davvero ingegnosa. E il bello è che i proprietari di quel nido nemmeno se ne accorgono, tant’è che covano le uova e poi sfamano anche i piccoli nati. Sappi, a parte gli scherzi, che il sottoscritto è ben felice di covare (pardon…di accogliere) i tuoi commenti firmati L. nel mio nido/blog, uno stile il tuo difficile da contraffare. 😊
Un caro saluto
Il tuo ultimo post l'ho letto d'un fiato ma avevo nei mesi scorsi letto anche gli altri nati prima. Quando scrivi " Il blog, per quanto mi riguarda, non è un giornale che deve riportare le ultime notizie" mi trovi al tuo fianco sempre perchè è anche la mia logica e il mio senso. Raccogli ciò che semini e si vede anche dai commenti, è una buona cosa e devi esserne orgoglioso.
RispondiEliminaGrazie, Enzo, per le tue parole. Si, il blog deve avere un altro senso e non può scimmiottare un giornale. Mi fa piacere sapere che la pensi come me. Anche se l'avevo già capito, leggendo il tuo blog. Naturalmente quando mi capita di scovarti, da qualche parte in rete, visto che sei errante e non stai mai nello stesso luogo. :) Sappi, comunque, che ti leggo sempre con piacere, proprio perchè il tuo pensiero non è omologato alla corrente del tempo che viviamo e si allontana dalle logiche della blogosfera
EliminaSono errante, hai ragione e non avrei mai pensato di diventarlo: in realtà lotto ogni giorno cercando un motivo serio per fermarmi e "stabilirmi " definitivamente. L'Omologazione da cui ti commento però è adesso di nuovo in rete e leggibile. Non ho più la voglia di toccarla, sfrondarla dalle ripetizioni e altro, se ci provassi dopo due giorni manderei all'aria di nuovo tutto. Accettala quindi così com'è: una stanza come milioni di altre ma mia e sincera. Ciao Pino
Eliminaok! Ciao Enzo, stammi bene.
EliminaIo dico che spesso si è semplicemente pigri , non è possibile uscirsene fuori con una frase tipo :oh, non sono riuscito a ritagliarmi un minuto per farti gli auguri , preso da tante cose.
RispondiEliminaSarà anche perchè non siamo abbastanza riconoscenti degli incontri fatti e della bellezza che ci hanno donato o per paura di interrompere la coerenza di un post, che diventiamo avidi di sentimenti...(?!)
Forse sbaglio adesso per tanti , ma per me fare gli auguri di Buon Natale e di un serenissimo Anno Nuovo è una magia che va propagata , quando parte dal cuore, donando semplici parole alle persone conosciute anche in questo spazio.Tu tra questi , Grazie.
Tanti Auguri a te Pino e Auguri ai tuoi fedeli lettori ...
L.
Grazie di cuore per il pensiero. Scusa per il ritardo, ma io sotto le feste scappo nel mio "eremo" lontano dalla civiltà e dalla tecnologia. Lì non ho il computer e quindi non posso connettermi con il mondo. Sono appena rientrato, in tempo per ricambiare gli auguri per un sereno anno nuovo :)
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