Non so scrivere poesie: mi piace, però, leggere quelle degli
altri. Come le poesie di Franco Arminio. “Mi piace l’Italia che non sa di mondo
che non sa di questo tempo”: ecco, questa è anche la mia Italia, quella che più amo.
Bellissima l’Italia
annidata sull’Appennino.
È la mia Italia,
è l’Italia che trema
e in cui mi inginocchio
ogni giorno
davanti alla porte chiuse
ai muri squarciati.
Bisogna partire da qui,
qui c’è il sacro che ci rimane
e gli animali più belli e più liberi
e grandi spazi di silenzio
e di luce.
A questa Italia voglio dedicare
il resto della mia vita, camminarci dentro
ogni giorno, dalla Sila ai Sibillini,
da Smerillo a Montaguto.
Mi piace l’Italia che non sa di mondo
che non sa di questo tempo.
Venite con me, andiamo insieme
ad Amandola e ad Acerenza,
basta un vicolo
una chiesa, un soffio di vento.
Franco Arminio
Che poi è questa l'Italia che infonde più tenerezza, quella che forse non sa più di mondo, ma di un suo nuovo mondo, e soggiace silenziosa https://francobattaglia.blogspot.com/2013/10/laquila-zona-rossa-2009-2011-2013.html
RispondiEliminaE’ l’Italia poco appariscente, silenziosa, appartata che sa ancora di antico dove la vita scorre lenta e dove si ha l’impressione che il tempo si sia fermato; è l’Italia delle piccole province, dei paesi lungo la costa, dei borghi di montagna dove “basta un vicolo, una chiesa, un soffio di vento” per assaporare le piccole cose della vita e sentirsi felici.
EliminaHo sempre avvertito un senso di "familiarità" con i tanti scritti di Franco Arminio e questa poesia, che ancora non conoscevo, ne è una bella dimostrazione.
RispondiEliminaLa nostra Italia va valorizzata proprio grazie alla bellezza dei piccoli centri, dove ancora vicoli, chiese, porte chiuse , muri squarciati,animali in libertà e immensi spazi di luce e silenzio , profumano di quel sacro di cui si è perso il senso sostituendolo con un profano tanto a portata di mano...
Lui scrive anche:"non abbiamo altro che la poesia per aprire gli occhi
Abbiamo bisogno di contadini,
di poeti, gente che sa fare il pane,
che ama gli alberi e riconosce il vento.
Più che l’anno della crescita,
ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
Attenzione a chi cade, al sole che nasce
e che muore, ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione, a un muro scrostato.
Oggi essere rivoluzionari significa togliere
più che aggiungere, rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, alla luce, alla fragilità, alla dolcezza"
Buona giornata
L.
Tra i suoi tanti componimenti poetici, questo che mi hai mandato - per me - è certamente il più significativo e profondo: riassume tutto il suo mondo, che è anche il mio mondo. "Togliere più che aggiungere, rallentare più che accelerare" è un inno ad un nuovo sviluppo sostenibile, ad un vero cambiamento sociale e culturale
EliminaGrazie Linda. Un saluto