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domenica 13 giugno 2021

Rileggere



Un bel libro - un grande libro - non va letto mai una sola volta. Dopo la prima lettura non lo si può abbandonare su un ripiano della libreria, come una cosa vecchia e sorpassata. Bisogna cercare di non dire, incrociandolo con lo sguardo: “quel libro l’ho già letto”, come per sottolineare che ci si può mettere sopra una pietra tombale. Un bel libro – e qui entrano in gioco inevitabilmente anche le nostre preferenze e competenze letterarie, i nostri gusti estetici – non si finisce mai di leggere. Con il passare del tempo cambia il nostro modo di percepire le cose e ogni qual volta lo sfogliamo, ne ricaviamo sempre nuove impressioni. Ogni rilettura ci regala qualcosa di inatteso che prima ci era sfuggito.

Per quanto mi riguarda, preferisco rileggere più volte un vecchio e amato libro, con le sue pagine ormai ingiallite, piuttosto che leggere “il più venduto”, il cosiddetto best seller. Nel primo caso, è come rivedere il primo amore che non si dimentica mai. E’ ritrovare in “quel libro” l’antica complicità che si è stabilita con l’autore. Nel secondo caso, invece, vedo spesso la tirannia del marketing che incombe sul lettore. Vedo l’astuta abilità di certi autori che - grazie alla pubblicità e a certi decisivi passaggi televisivi - sanno cogliere le aspirazioni del momento e assecondare i sentimenti comuni dei lettori, con delle storie che emotivamente si avvicinano al loro sentire. E allora si legge quel libro senza che ci sia stata una scelta consapevole e interessata; si legge perché risulta ai primi posti nelle vendite, come se la qualità di un testo fosse da ricercare nella quantità dei suoi lettori. E poi si legge, perché l’autore è un volto noto della televisione. Una sorta di imposizione consumistica di un prodotto, questa, che riflette il dilagante conformismo dei nostri tempi.

Rileggere esprime anche un modo di essere, denota una sorta di inadeguatezza verso le mode letterarie del momento, una certa insofferenza nei confronti di quella letteratura che sembra voglia rassicurare e ammiccare, e che si parla addosso e si ripete. Rileggere significa, addirittura, avere nostalgia di un libro, di una storia che ha appassionato e che si desidera rivivere per riassaporarne la bellezza; rileggere prefigura un atteggiamento mentale e culturale di “ritorno” al passato, di rifiuto di certa letteratura usa e getta. E se leggere significa intraprendere un viaggio per esplorare l’ignoto, alla stregua di un moderno Ulisse, rileggere vuol dire ritornare a Itaca, alle sicurezze del luogo natale. Non bisogna mai abbandonare “il nostro libro,” dobbiamo riprenderlo tra le mani soprattutto in quelle giornate di particolare disgusto esistenziale, quando tutto ciò che succede intorno a noi non ci piace: e allora affidiamoci al conforto delle sue pagine. Sono questi i grandi libri, che continuano ad essere letti e riletti, che fanno parte della nostra esistenza, che li abitiamo e li amiamo. Ma quanti sono questi libri che meritano una rilettura? Beh! Io credo che facendo un conto veloce, i miei si riducano a un centinaio. Non di più. E’ come dire che alle letture infinite e ignote io preferisco quelle finite, che meglio si riconciliano con la finitezza della vita.


14 commenti:

  1. sono d'accordo con te, la rilettura è un piacere.
    a me poi aiuta la poca memoria, so che che quel libro mi è piaciuto, ma non ricordo i passaggi, le frasi, che mi avevano incantato. E allora la rilettura diventa una ri-scoperta e un doppio piacere perchè a mano a mano che procedo gustando, riaffiora anche la memoria del piacere antico su quella stessa pagina.
    massimolegnani

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    1. Si, è un piacere. E con la rilettura riaffiorano i passi sottolineati con la matita che costituiscono proprio "la memoria del piacere antico su quella stessa pagina". E spesso se ne aggiungono altre, di sottolineature, come a dire che qualcosa prima ci era sfuggito ed ora la rilettura ci permette di recuperarlo. Grazie, Carlo e buona serata...e buone riletture :)

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    2. Sei un'altro me😊, non avrei potuto esprimermi meglio

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    3. affinità elettive...ciao Mirejo :)

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  2. Penso che dedicarsi a rileggere, come anche a riascoltare, sia il frutto dell'accettazione del limite, la rinuncia all'espansione infinita del nostro Io. La mancanza di confini mi preoccupa molto. Quindi va bene leggere qualcosa di nuovo, ma scegliendo fior da fiore per non perdere tempo, e poi dedicarsi anche a rileggere, con lo stesso spirito con cui si ha piacere di rivedere ogni tanto i nostri amici più cari.

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  3. Condivido il tuo pensiero. Bisogna seguire sempre i migliori perchè abbiamo una sola vita a disposizione, e se ogni tanto vogliamo leggere altro, dobbiamo ricordarci di ritornare ai primi. Io penso che ci sono degli autori in letteratura che, con le loro opere, hanno raggiunto vette altissime. E hanno scritto in maniera eccelsa tutto quello che c'era da scrivere. Basta entrare in una grande libreria per accorgersi che il mondo non ha bisogno di altri inutili libri. Perciò ben vengano le riletture.

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  4. Si. Esistono libri che rileggo. Ma sono libri che amo a dismisura. Non potrei applicarlo a tutti i grandi libri che ho letto, e non è culto dell'espansione infinita cui fa riferimento Giorgio, non siamo infiniti, lo sappiamo bene, abbiamo pochissimo tempo, in relazione a ciò che il mondo offre, e non è bulimia cercare il nuovo (che poi magari delude) rispetto al già conosciuto. Non bisogna mai stancarsi di poter stupire, a volte l'accettazione del limite è un'autodifesa verso il non voler osare, non saper osare, verso una sicurezza passiva e rassicurante. E non è voltare le spalle a sapori antichi, ma solo giocare ad aggiungerne altri.

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    1. Punti di vista rispettabili e in parte condivisibili. E' chiaro che il "rileggere" non esclude il "leggere" le novità del momento. Così come nel calcio aspettiamo che nasca un nuovo Maradona, o un nuovo Leonardo nell'arte, anche in letteratura siamo sempre alla ricerca di un nuovo Proust...di un nuovo D'Annunzio...di un nuovo Svevo. Certo, poi dobbiamo accontentarci dei Vespa, dei Veronesi, dei Baricco (lo so, ti piace :)) o dei Ken Follett che sforna un libro di mille pagine al giorno, come il pane caldo. Ma va bene così. E se proprio siamo stufi delle novità - che non sempre sono tali in quanto storie mutuate da esperienze letterarie del passato, adattate ai tempi moderni - allora andiamo sul sicuro e rileggiamo quei libri che più amiamo. Per quanto mi riguarda, io potrei anche non comprarne più di libri: mi bastano quelli che ho, anche se continuo a comprarne, soprattutto nei mercatini dell’usato. E poi – lo confesso - non credo che le ultime pubblicazioni, i best seller, abbiano la forza e la capacità letteraria di aggiungere qualcosa di nuovo al contenuto dei cari vecchi libri che non mi stanco mai di rileggere. E' come ascoltare, senza mai stancarmi, una vecchia canzone di Battisti o di Battiato…delle canzoni di Fedez non saprei che farmene
      Un caro saluto

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  5. Io penso che siano davvero pochi i lettori che rileggono un libro già letto. In primis sono proprio i grandi lettori, quelli che dicono di leggere due libri a settimana, ad evitare la rilettura: gli rovinerebbe la media dei libri letti. Certo, potrebbero sempre dire che rileggendo lo stesso libro, dal punto di vista numerico i libri letti sarebbero due, anzichè uno. E la media sarebbe salva...:)
    Francesco

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    1. A questo problema, caro Francesco, confesso che non ci avevo pensato. E' pur vero, però, che spesso rileggendo un libro hai modo di capire nuove cose che prima ti erano sfuggite. Quindi, da questo punto di vista, è come se avessi letto un nuovo libro :)
      Ciao

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  6. Penso che sia molto utile la rilettura di un libro durante il corso degli anni, un po come dici tu lasciandolo decantare come un buon vino:)... ma forse è anche vero che sia pure lo stato del lettore a "maturare" a lungo andare, riuscendo a scorgere solo in seguito tra quelle stesse pagine qualcosa su cui si aveva dato poca importanza prima.

    Poi magari bisognerebbe anche saper "valutare" da se un buon libro perché nessuno ne scrive uno che consiglia il tipo di "interesse" che si vuole favorire, marketing o culturale? C'è una propaganda a senso unico invece che non dà scelta alcuna perché la scelta in bene o in male è soprattutto il "lettore" che la fa. Quindi ben venga ri - leggere un buon libro e sopratutto ben venga leggere un buon libro:)

    Buon fine domenica


    L.




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    1. Un bel libro – dal mio punto di vista - non deve mai avere un eccessivo legame con l'oggi, perché le storie del quotidiano sono già illustrate in tutte le salse dai mass media (in primis dalla televisione), e quindi non le troverei stimolanti qualora venissero trasposte in letteratura. Nell’attuale orgia di libri che vengono pubblicati si parla di vicende scabrose, di serial killer, di detective, di morti ammazzati: è una letteratura, questa, che non mi appassiona. Le belle storie, messaggere di esperienze di vita e di metafore - per me - sono quelle ambientate nel passato, o forse sono quelle che ci indicano e ci fanno capire il futuro. Naturalmente gli spunti importanti che si manifestano nel presente, meritevoli di approfondimenti letterari, non mancano; tuttavia lo scrittore, così come il lettore potranno coglierli e apprezzarli solo a distanza di anni, quando la patina del tempo – come neve su una roccia – nasconde le asprezze e rende tutto più bello. A volte credo di confinarmi in un limbo che forse è la negazione stessa dell’ idea di letteratura. E’ il mio limite. Forse non so vedere oltre. E per questo che mi rifugio nei vecchi libri e nelle riletture.
      Ciao L., stammi bene :)

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  7. Se ami veramente la lettura è fisiologico che tu, negli anni, riprenda in mano un libro amato perchè un amore è per sempre. Rileggendo avviene tutto ciò che tu hai ben descritto...carezzare un libro è un gesto che ci riporta alla nostra dimensione di umani. Può però accadere anche qualcosa di diverso: che rileggendo testi molto apprezzati in passato essi ti appaiono di colpo meno validi: rileggendo trovi delle incongruenze che prima, sull'onda emozionale del momento, non avevi percepito. Non ritengo che la rilettura infici la curiosità verso i testi nuovi, ciò che in verità è difficile da gestire è il confronto tra la vera letteratura e quella confezionata ad uso e consumo del mercato, tra un vero libro e la pletora di spazzatura ben vestita che oggi ci assedia. Ma io sono troppo vecchio.

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    1. E’ vero quello che scrivi: esiste troppa letteratura (ma è una parola grossa) che viene “confezionata ad uso e consumo del mercato”. Sono proprio questi testi, spesso mediocri, che tolgono spazio e visibilità a tanti bei libri - scritti da bravi autori contemporanei – i quali vengono sacrificati sull’altare del consumo e della moda letteraria del momento, sia dalla critica che dai mass media e dai librai. Ci sono libri nuovi molto interessanti che spesso vanno fuori produzione e vengono così sottratti troppo presto ai lettori, che avrebbero potuto apprezzarli. Mi capita di trovarli sui banchetti dei mercatini dell’usato che io frequento sempre con piacere.
      Siamo troppo vecchi o troppo esigenti? Chissà! E se, invece, inseguissimo solo la letteratura come “fine” e non già quella che viene pubblicata come “mezzo” per raggiungere qualcos’altro, che poi è la “letteratura” di largo consumo, usa e getta?

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