lunedì 1 marzo 2021

La salute...al tempo del coronavirus

 


“Almeno i nove decimi della nostra felicità sono dovuti esclusivamente alla salute. Da essa dipende anzitutto la serenità d’animo: dove questa è presente, le condizioni esterne più ostili e sfavorevoli appaiono più sopportabili di quanto non siano quelle più felici quando la salute malferma rende insofferenti e timorosi. Si confronti il modo in cui nei giorni di salute e di serenità si vedono le cose con il modo in cui queste stesse appaiono nei giorni di malattia. Ciò che ci rende felici o infelici non è quello che le cose sono realmente nel contesto esterno dell’esperienza, ma quello che esse sono per noi, dal nostro punto di vista. Inoltre la salute, con la serenità che la accompagna, può sostituire ogni altra cosa, ma niente può prendere il suo posto. Insomma, senza la salute non si può assaporare alcuna felicità esterna, che dunque per chi la possiede ma è malato non c’è; quando invece c’è la salute ogni cosa è una fonte di piacere, ed è per questo che un mendicante sano è più felice di un re malato. Non è quindi senza ragione che ci si informa sempre reciprocamente su come va la salute, non su altre cose, e ci si augura di star bene: sono questi infatti i nove decimi di ogni felicità. Ne consegue che la follia più grande è sacrificare la propria salute, quale che ne sia il motivo: il guadagno, l’erudizione, la fama, la promozione, e perfino la lussuria e i piaceri fugaci. Piuttosto, ogni altra cosa dev’essere sempre   posposta alla salute”

massima n. 32

tratta da “L’arte di essere felici” di Arthur Schopenhauer

(Adelphi)


10 commenti:

  1. Parole sante, ancor più nel 1800, dove un'epidemia doveva per forza attendere l'immunità di gregge, si moriva giovani e alla mercé di ogni virus. Anche quei nove decimi di felicità, filosoficamente invocati all'epoca, iniziano a ritornare drammaticamente di moda oggi, quando non riusciamo più a dare per scontata una certa corazza di salute, e l'indennità automatica a mille traversie di carattere salutistico, sta acquistando peso drammatico.
    Ci stiamo accorgendo a nostre spese di quanto possiamo essere impotenti di fronte ad un virus. Di quanto sia importante che la nostra vita palpiti di quei nove decimi, senza i quali gioire del buon vivere diventa davvero impresa.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Parole sante anche le tue, caro Franco, che io condivido. Il problema è che, dopo un anno di covid, ci sono ancora molte persone che non hanno capito quanto sia importante la salute e che se domani vogliamo continuare ad incontrarci in piazza e al bar, oggi dobbiamo fare qualche sacrificio rispettando certe regole di sicurezza imposte dalle autorità sanitarie e governative. Altrimenti non ne usciremo più...

      Elimina
  2. in realtà è più vero il reciproco negativo della sua affermazione, perchè siamo piuttosto ottusi: quando non c'è la salute non siamo felici, ma quando stiamo bene, diamo la salute per scontata e non la consideriamo di per sè motivo di felicità.
    massimolegnani

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E'vero. Ci accorgiamo della salute solo quando ci viene a mancare. Invece dovremmo pensare a lei in ogni occasione, soprattutto quando stiamo bene. Ma siamo ottusi...ciao Carlo e stammi bene :)

      Elimina
  3. Davvero ci si ama così poco,al punto da da non salvaguardare la propria salute mettendo in pericolo anche gli altri?

    Io credo che ruoti tutto dentro e dietro questa questione.Chi si ama rispetta se stesso e anche gli altri....siamo alla "follia".

    "Ne consegue che la follia più grande è sacrificare la propria salute, quale che ne sia il motivo: il guadagno, l’erudizione, la fama, la promozione, e perfino la lussuria e i piaceri fugaci".


    Buona serata


    L.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo con te, L., chi difende la propria salute difende anche quella degli altri. Un saluto :)

      Elimina
  4. Non è sempre come dice Carlo calati, anche se in linea di massima concordo.
    Poi senti parlare persone che sono uscite da gravi malattie, esempio un tumore, che dicono di essere cambiate profondamente, dopo quell'esperienza.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E'vero, a volte la malattia ti cambia e ti fa vedere la vita in maniera diversa. Ciao silvia

      Elimina
  5. Si ma la persona deve essere disposta a cambiare, lo vediamo anche con questa pandemia. Tanti peggiorano, alla faccia della retorica del saremo tutti più buoni!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non ho mai creduto che la pandemia potesse cambiarci...forse in peggio

      Elimina