mercoledì 15 luglio 2020

Le piccole cose che amo di te



Con il passare degli anni cambiano anche le parole per esprimere l’amore. Con l’infatuazione ti lasci affascinare perfino dai difetti del partner, dai suoi capricci e da certi suoi strani comportamenti, tranne poi scoprire – quando il fuoco della passione è ormai spento e il tempo ha lasciato i suoi segni – che gli stessi gesti e le stesse imperfezioni che prima ti ammaliavano, ora ti procurano solo fastidio:

Le piccole cose
che amo di te
quel tuo sorriso
un po’ lontano
il gesto lento della mano
con cui mi accarezzi i capelli
e dici: vorrei
averli anch’io così belli
e io dico: caro
sei un po’ matto
e a letto svegliarsi
col tuo respiro vicino
e sul comodino
il giornale della sera
la tua caffettiera
che canta, in cucina
l’odore di pipa
che fumi la mattina
il tuo profumo
un po’ blalsé
il tuo buffo gilet
le piccole cose
che amo di te
Quel tuo sorriso
strano
il gesto continuo della mano
con cui mi tocchi i capelli
e ripeti: vorrei
averli anch’io così belli
e io dico: caro
me l’hai già detto
e a letto sveglia
sentendo il tuo respiro
un po’ affannato
e sul comodino
il bicarbonato
la tua caffettiera
che sibila in cucina
l’odore di pipa
anche la mattina
il tuo profumo
un po’ demodé
le piccole cose
che amo di te
Quel tuo sorriso beota
la mania idiota
di tirarmi i capelli
e dici: vorrei
averli anch’io così belli
e ti dico: cretino,
comprati un parrucchino!
E a letto stare sveglia
e sentirti russare
e sul comodino
un tuo calzino
e la tua caffettiera
che é esplosa
finalmente, in cucina!
La pipa che impesta
fin dalla mattina
il tuo profumo
di scimpanzé
quell’orrendo gilet
le piccole cose
che amo di te.
Stefano Benni

10 commenti:

  1. eheh, Benni è caustico ma sempre col sorriso nella penna.
    massimolegnani

    RispondiElimina
  2. Il trucco è quello: scoprire il fascino dove a manifestarsi è solo il fastidio.

    RispondiElimina
  3. E' un sorriso mesto quello di Benni, lontano dalla passione e dalla vita vera. Riflette il tramonto e i consuntivi che esso porta con sè, mi immalinconisce e non vi trovo alcun fascino: non è un bene camuffare, seppure in bello stile,la fine con qualcos'altro. Se il gilet è orrendo lo si cambi oppure non lo si indossi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Una poesia la si può leggere e interpretare in tanti modi. Succede spesso che il sentimento che anima il poeta non sempre coincide con quello del lettore. Effettivamente, se io mi trovassi al posto del tizio della poesia - visto che il "buffo gilet" non sortisce più l'effetto piacevole di prima - io me lo cambierei. E poi eviterei di fumare la pipa...meglio il sigaro :)

      Elimina
  4. Vero! Figurati che mia moglie, a una cena con amici comuni poco dopo che ci eravamo messi insieme, disse candidamente che adorava il fatto che io di notte russavo, perchè così sentiva che io le ero vicino. Ovviamente tutti risero sonoramente e dissero semplicemente: "Aspetta qualche anno e vedrai...". Diciamo che è il percorso normale di ogni coppia, che dopo un po' si deve misurare con l'accettazione dei tanti difetti dell'altro, cosa che all'inizio della relazione non è possibile. Credo che sia normale!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Giorgio di essere qui; e grazie per la tua testimonianza che conferma la verità racchiusa in maniera ironica nei versi di Benni. Un saluto

      Elimina
  5. Una poesia carezzevolemente realista, così la definirei, un guardare all'altro con la condiscendenza, la stessa che è stata magari passione e che oggi è altra cosa, con nulla in comune con l'ipocrisia o il rifiuto (malato quest'ultimo perché incapace di realtà).
    La trovo ironica e divertente anche, malinconica quanto basta, lieve ma non stupida.
    Un compagno, una compagna non si cambia per un un gilet, se con lui/lei si condivide davvero la vita intesa non come convivenza tout-court, bensì come esperienza e sentimento del vivere e del divenire.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Sabina, ho visto il tuo commento con ritardo. Condivido le tue parole. Grazie

      Elimina