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Il decoro urbano di Roma – lo
sappiamo bene – è assai compromesso. E’ un problema, questo, che si trascina
ormai da decenni, tanto da sembrare irrisolvibile. I
marciapiedi (in centro come in periferia) sono regolarmente un tappeto di cartacce
e cicche di sigarette, ovunque ti giri vedi cumuli di spazzatura, cassonetti
sempre strapieni e debordanti di immondizia, scritte e graffiti su qualsiasi
superficie, anche sui monumenti, manifesti pubblicitari che invadono ogni
spazio disponibile, un’edilizia abitativa (in periferia) che intristisce,
macchine e poi macchine dappertutto. E come se tutto ciò non bastasse a turbare
e a deturpare il paesaggio urbano, con l’arrivo dell’estate noi cittadini, non soddisfatti di sporcare la città in cui viviamo (prendiamoci ogni
tanto questa responsabilità, anziché incolpare sempre la Raggi), la trasformiamo
in una località di mare (nonostante il mare sia distante una trentina di chilometri),
grazie al nostro look balneare. Infatti, chi in questi giorni passeggia per
Roma (ma credo sia un andazzo che ha preso piede in tutte le città), può
assistere ad una incessante passerella “moda mare”: pantaloncini a mezza gamba,
di tutte le fogge, con mocassini e calzini corti, sandali francescani abbinati con
calze lunghe, e poi bermuda, canottiere multicolori, infradito, zoccoli.
Mancano solo le sdraio e gli ombrelloni. Un vestiario decisamente
inappropriato, in alcuni casi ridicolo e osceno, non giustificato neanche dal
gran caldo di questi giorni. Gli indossatori non sono quelle statuarie figure che
vediamo in televisione nelle sfilate di moda, ma signori attempati che esibiscono
allegramente e senza alcun pudore corpi su cui la natura, prima ancora che gli
anni, hanno lasciato segni disastrosi. Oltre ad essere esteticamente brutti a
vedersi, questi “modelli” sono l’espressione di una moda sciatta, di una condotta
poco rispettosa del decoro di un luogo, dove il brutto prevale - non dico sul
bello - ma sulla decenza. Ora tralasciamo i ragazzi che – grazie alla loro
freschezza giovanile – se la possono pure permettere questa mise balneare. Ma gli
altri, quelli che non hanno né il fisico né l’età adatti allo spogliarello, più
che svestirsi dei propri abiti e, soprattutto, della propria dignità, dovrebbero
coprirsi il più possibile. Nascondere anziché svelare le proprie brutture.
Mostrare in maniera disinvolta pance prominenti, gambette rinsecchite o cosce
da elefante, gambe storte con vene varicose, pelurie pettorali ed ascellari
sudate è quanto di più indecente e deplorevole si possa vedere per le strade,
nei negozi mentre fai la spesa, nei locali e sui mezzi pubblici. Sono scene
sgradevoli alla vista che non si addicono al buon senso, prima ancora che al ritegno
ed alla rispettabilità di una persona.
Lo stile balneare, anche per
chi non ha il fisico di un adone, è ammesso in casa propria (dove nessuno ti
vede) e viene ben tollerato nelle località marine e sulle spiagge (si va lì per
prendere il sole e fare il bagno), ma non può essere accettato in altri
contesti sociali. Ora io non voglio fare la morale a nessuno, ma sinceramente quando
vedo in giro certi “tipi da spiaggia” che si atteggiano pure a bronzi di Riace,
si acuisce in me quel senso di malessere, già provocato dal degrado urbano, dalla
spazzatura, dal traffico e dai comportamenti volgari. Ho letto da qualche parte
che in alcuni Stati dell’America è vietato andare in giro in maniera discinta e
chi non rispetta tali norme rischia multe salate. Il decoro di una città –
diciamocelo - si misura anche dall’abbigliamento dei suoi abitanti, che va di
pari passo con la pulizia delle strade, il senso civico e l’educazione. Insomma
esiste un’etica anche nel modo come ci si veste.
Chissà
cosa avrebbe scritto, oggi, Ennio Flaiano di questa moda balneare che ha preso
piede nelle nostre città. Lo scrittore abruzzese, passeggiando negli anni ‘60
per una via Veneto che non gli sembrava una strada ma una spiaggia, ebbe a
scrivere: “Il nostro destino è sul mare. Siamo tanto affezionati a questa idea,
che abbiamo dovuto tradurla nell’unico modo accettabile alla nostra pigrizia,
trasformando le strade in località balneari, elaborando uno stile balneare per
le abitazioni, per l’abbigliamento, per le automobili e infine per i cittadini,
che sembrano – e intimamente sono – soltanto bagnanti. Anche le conversazioni
sono balneari, prive cioè di ogni riferimento alla realtà, barocche e scherzose.
Manca che ci si spruzzi o che si giochi col pallone”.
Condivido le tue parole. Certe scene non si possono proprio vedere.
RispondiEliminaQuando fa caldo i pantaloni corti li indosso solo in casa mia. e al mare
Piero
Grazie Piero
EliminaPurtroppo tutto quello che dici è vero, spesso parliamo di perdita di valori, e insieme a quella abbiamo perso l'eleganza non solo comportamentale ma di costume. Per adesso sto facendo una serie di esami oculistici, io non posso più permettermi mise particolari, vengo però notata perchè sono "vestita" e la dottoressa con il camice aperto e sotto un abitino mini, che evindenzia almeno 8 rotoloni, insieme a sandaloni con zeppe allucinanti, non è certo una figura che incute credibilità nel paziente. La nostra immagine e il nostro presentarci parla di noi, e l'abito della gente e la spazzatura che ci circonda parla della mediocrità della società attuale.
RispondiEliminaPurtroppo è così. Il mio post voleva sottolineare proprio questo aspetto: il nostro abbigliamento sciatto e trasandato, specchio del degrado dei nostri tempi e dei luoghi in cui viviamo. Siamo schiavi di un sistema consumistico modaiolo che ci spinge - tra l'altro - ad indossare pantaloncini corti e infradito ed a coprire tutto il corpo con un tappeto di tatuaggi. Dici bene, mia cara Gingi: "abbiamo perso l'eleganza non solo comportamentale ma di costume". Ma questi sono i tempi e chi non si adegua viene emarginato. Buona serata
Eliminaeheh, Flajano ti ha anticipato di mezzo secolo.
RispondiEliminamassimolegnani
Si, mi ha anticipato. Oggi, comunque, avrebbe scritto un pezzo al vetriolo su questa moda balneare che impazza in tutte le città. La sua penna sarcastica sarebbe stata, naturalmente, molto più efficace ed incisiva della mia. :-)
EliminaCiao Carlo
Caro Signore / Signora,
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