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Mi capita spesso, la sera - prima
di cadere tra le braccia di Morfeo e dopo aver subito la razione quotidiana di
rimbambimento televisivo - di “girovagare”
con lo sguardo tra i miei libri, alla ricerca di qualcosa che possa addolcirmi
la serata. Mi ritrovo così a
leggiucchiare ora una pagina…ora una frase, a spizzicare belle parole di qua e
di là traendone indicazioni e suggerimenti, insomma inizio una sorta di caccia
al tesoro fra i ripiani della mia libreria che contengono, in bella confusione:
libri alti e libri bassi, libri nuovi appena comprati e vecchie edizioni
introvabili, scovate sui banchetti di un mercatino dell’usato, testi con le
pagine ingiallite o freschi di stampa, con la copertina bianca e con la
copertina verde…gialla…rossa, libri belli e libri brutti, in edizione economica
e in edizione rilegata, parcheggiati in doppia fila… accovacciati di piatto davanti
agli altri… accatastati gli uni sopra gli altri… da una parte gli autori
italiani e dall’altra quelli stranieri, sopra i libri d’arte e sotto quelli di
storia, in alto i libri di filosofia e in basso quelli di poesia e poi i romanzi,
i saggi, l’attualità…E mentre vado curiosando tra quelle pagine scritte, mi
giungono – da un televisore ancora acceso di là – voci ed immagini del solito, sconsolante
e avvilente teatrino serale della politica: da Salvini a Di Maio (che litigano
o fanno finta di litigare e stanno dappertutto)…da Renzi a Belusconi (che si
somigliano sempre di più perché dicono le stesse cose da oltre vent’anni)…da
Bersani a D’Alema a Casini (ancora loro??!!). Mi affido, allora, a quei volumi
che fanno capolino dai ripiani ed alla forza immaginativa in essi racchiusa, affinché
mi liberino da quelle irritanti facce televisive, così come un devoto credente
si rivolge con la preghiera alla misericordia dei santi del paradiso, al fine
di ottenere la sua grazia.
Il mio sguardo si
posa, in quel momento, su quel romanzo a cui sono tanto affezionato, che
sta sul ripiano in alto: l’ho letto più volte, sempre con rinnovato piacere.
Sono dell’avviso che se ascoltiamo mille volte una canzone che ci piace, non
possiamo non leggere, almeno due volte, lo stesso libro che pure ci piace. Lo prendo,
lo sfoglio, mi soffermo su qualche antica sottolineatura (ho questo strano vizio…),
a riprova della bellezza del pensiero colta durante la mia prima lettura. Mi
colpisce, poi, una frase molto suggestiva, però non evidenziata, che mi
conferma una cosa e cioè: un bel libro ha mille sfumature e per poterle afferrare
tutte, bisogna leggerlo almeno una seconda volta e in tempi diversi. Mi capita
tra le mani, poi, quel grosso volume che si trova nello scomparto dei libri in
attesa di essere letti; do una scorsa alla quarta di copertina e poi salto
all’interno…leggo qualche riga…lo chiudo, lo giro e rigiro tra le mani come a
volerlo soppesare: non è ancora giunto il suo momento, e mi domando perché. Ma
non so trovare una risposta. Anche i libri hanno i loro tempi di lettura e non
dobbiamo avere fretta. Ma ecco che mi lascio subito coinvolgere, ancora una
volta, da quel titolo così stimolante che mi spinse, tempo fa, ad acquistarlo.
E’ proprio vero, se non conosciamo l’autore ci lasciamo lusingare da una bella
copertina o da quelle poche allettanti parole che costituiscono il titolo: veri
specchietti per le allodole. E sapeste, poi, la gioia che provo quando scorgo,
sul ripiano in basso, quel saggio in formato tascabile di poco meno di cento
pagine, che non riuscivo più a trovare. Eccolo scovato, finalmente! Con le sue
piccole dimensioni sembrava quasi volersi nascondere, invece era stato
praticamente schiacciato, a mò di sandwich, da due grossi volumi impilati ai
suoi fianchi. Lo libero, lo sfoglio con piacere e vado diritto su quella frase
che mi aveva colpito la prima volta che lo lessi. Me ne delizio ancora. Tiro
fuori, poi, un libro dalle pagine ingiallite di cui me n’ero proprio
dimenticato. Mi riporta indietro nel tempo, agli anni della mia giovinezza: credo
di averlo letto ai tempi del liceo. Lo guardo con dolce malinconia; lo annuso: sprigiona
quell’inconfondibile profumo tipico dei libri invecchiati, un misto di vaniglia,
mandorla e cannella. Un vero piacere olfattivo per chi ama ancora i libri
cartacei. Ma anche un piacere tangibile
che nasce sia dal toccare e dallo sfogliare un qualcosa che ha una sua
peculiare fisicità, che dal sottolineare con una matita un pensiero che ci
piace. Pare che con l’avvento del digitale i libri cartacei siano destinati a sparire.
La cosa non mi preoccupa affatto perché mi bastano questi libri “vecchia
maniera” allineati sugli scaffali, comprati in tempi non sospetti, libri che mi
permetteranno di trascorrere gli anni a venire in piacevole e dolce compagnia.
Lascio questi pensieri per riprendere la mia esplorazione tra i ripiani della
libreria. Ed
eccolo, un po’ dietro, quasi nascosto, quel classico della letteratura che descrive
una delle mie sconfitte; ho cominciato a leggerlo, devo dire con fatica, poi
l’ho abbandonato, quindi l’ho ripreso di nuovo: niente da fare, non sono riuscito
a portare a termine la lettura. Lo guardo sconsolato, lo sfoglio di nuovo
quasi a voler cercare tra quelle pagine indigeste i segni di una improbabile giustificazione. Lo ripongo di nuovo al suo posto. Subito dopo mi trattengo con qualche pagina di un libro che, meglio
degli altri, si presta ad essere letto anche aprendolo a caso: “Lettere a Lucilio” di Seneca. Il grande
filosofo romano così scriveva, nella lettera n. 2, a quel suo amico di Pompei: “…leggi sempre i migliori autori e, se
talvolta vuoi passare ad altri, torna poi ai primi. Cerca ogni giorno nella
lettura un aiuto per sopportare la povertà e per affrontare la morte e tutte le
altre sventure umane. Dopo aver letto molto, scegli un pensiero che tu possa
assimilare in quel giorno. Anch’io faccio così: del molto che leggo, prendo
sempre qualcosa…”
Bello ed originale questo post, che menziona le caratteristiche di certi libri senza scoprirli e che fa nascere alcune curiosità in chi legge. Ad esempio, qual è "quel romanzo a cui sono tanto affezionato, che sta sul ripiano in alto: l’ho letto più volte, sempre con rinnovato piacere"?
RispondiEliminaPiero
Grazie Piero per le tue parole di apprezzamento. Io amo Italo Svevo e quel romanzo a cui sono tanto affezionato è "la coscienza di Zeno". Un saluto :-)
EliminaLeggere ma anche ascoltare musica o altro che sia più "sano" che lasciarsi dopo un po' travolgere dai media e dalla nauseante voce che ci ricopre di fake news o solo di notizie dette e ridette con le sole verità dei personaggi principali del momento.
RispondiEliminaNon posso che condividere. Ciao Daniele
Eliminaè una passeggiata di salute, nel tuo girovagare inali parole come aria di bosco, è un bell'andare senza meta il tuo, piluccando more, lamponi o uva come capitano a portata di mano.
RispondiEliminamassimolegnani
Mi piace questa tua descrizione agreste...grazie Carlo e buona giornata
EliminaDevo ammettere che questo post è da stimolo... incuriosendo anche il più pigro dei lettori nell' accingersi a leggere , spinto dal desiderio di avere tra le mani anche un solo libro situato in quella libreria...magari uno di quei testi con le pagine ingiallite!
RispondiElimina...che poi guardacaso è lo stesso titolo del blog!
Credo che da buoni lettori si diventa anche ottimi scrittori... bello anche il fatto di appropriarsi di qualcosa che ha ci ha colpito dopo aver letto ...rende molto bene il senso a cui già qualcuno prima ne aveva dato!
Buonaserata
L.
Grazie per le tue generose parole. Appropriarsi di qualcosa, dopo aver letto qualche pagina di un libro, credo sia il modo migliore per ricordare quel libro...
EliminaBuona serata anche a te, L.