Si capisce già dal titolo che
il libro di Guido Piovene “Lettere di una
novizia” , pubblicato nel 1941, appartiene a quello specifico genere letterario
classificato come “romanzo epistolare” in cui la narrazione si dipana
attraverso uno scambio di lettere tra i vari personaggi, legati in maniera
differente alle vicende del racconto. Da Foscolo (Le ultime lettere di Jacopo
Ortis) a Goethe (I dolori del giovane Werther), da Grossman (Che tu sia per me
il coltello) a Tabucchi (Si sta facendo sempre più tardi) – tanto per fare
qualche nome – sono tanti gli autori, sia del passato che del presente, che si
sono cimentati con questo interessante genere letterario.
“Lettere di una novizia”,
considerato dalla critica il romanzo più importante dello scrittore vicentino,
racconta la storia di una giovane donna (Margherita Passi) la quale - vicina a
farsi suora – si trova a vivere una profonda crisi esistenziale che la porterà
a dubitare della sua stessa vocazione monacale. Non riuscendo più a vedere
chiaro in se stessa e provando timore per il futuro, la protagonista decide di
scrivere una lunga lettera al suo padre confessore raccontandogli della sua
vita, delle sue paure, dell’inquietudine da cui è tormentata. Da questa prima
missiva prende il via una fitta corrispondenza che coinvolgerà altri
personaggi, tra i quali la madre superiora del convento, il Vescovo e la stessa
madre della novizia. Sono lettere di un elevato livello letterario, piene di risvolti
psicologici da cui traspare un mondo, quello religioso legato in modo
particolare alla vita conventuale, ermeticamente
chiuso in se stesso, dove l’ipocrisia, l’ inganno, la menzogna e le paure sembrano
regnare sovrani. Ognuno si batte per salvare se stesso: la novizia cerca di far
prevalere i suoi sentimenti e le sue buone ragioni, ricorrendo anche a falsità,
mentre le autorità religiose si adoperano alacremente affinché l’ordine
costituito non venga messo in discussione e l’esempio negativo non prenda il
sopravvento. Tuttavia, tra errori ed inganni, sullo sfondo di un Veneto molto
amato dall’autore, dove “solo la nebbia colorata e la luna hanno una triste
opulenza”, non mancano i messaggi di amore e di redenzione diffusi attraverso
le lettere dai protagonisti del libro.
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