Ci sono alcuni luoghi in cui si respira un’atmosfera del tutto particolare,
dove è possibile perdersi piacevolmente e dimenticare, per qualche momento, gli
affanni e le fatiche del vivere quotidiano: questi luoghi sono le librerie, i
vivai e le ferramenta. Si, proprio quegli esercizi commerciali dove
rispettivamente si vendono libri, si vendono fiori e piante e si vendono
attrezzi vari. Sono spazi magici e incantati che mi conquistano in maniera
diversa. Non mi stancherei mai di curiosare tra i banchi che espongono quella
merce, così differente. Sono tre luoghi che appaiono molto distanti l’uno
dall’altro, assai diversi per le peculiarità che presentano
singolarmente, e la capacità di poter attrarre e stimolare lo stesso visitatore
sembra davvero inconciliabile. Tuttavia hanno un filo sottile e speciale che li
unisce: la meraviglia e la curiosità che immancabilmente destano in un
visitatore come me. Sono della autentiche cattedrali, permettetemi
l’accostamento. La cattedrale del sapere e della conoscenza, per quanto
riguarda la libreria, la cattedrale dei colori e dei profumi per il vivaio ed
infine la cattedrale della creatività per le ferramenta. Insieme celebrano la
bellezza: quella dell’ingegno umano, quella della natura, quella della
manualità creativa. Ho cominciato ad avvertire interesse e curiosità per questi luoghi,
nonché il piacere per le cose che vi si possono trovare, allorquando ho
iniziato a frequentarli: luoghi in cui ho trascorso e tutt’ora trascorro
momenti davvero gradevoli. Con questo non voglio dire che tutti i giorni io mi
rechi in questi posti. Non è proprio così. Però confesso che se durante i miei
percorsi giornalieri vedo una libreria, oppure incrocio uno di quei negozi in
cui fanno bella mostra martelli, cacciaviti, trapani e quant’altro, ovvero
scorgo in lontananza vasi di fiori, e alberelli da piantare, ebbene la voglia
di entrare e di curiosare resta sempre fortissima. Comprare quel libro di
quell’autore che volevo leggere da tempo…trovare finalmente quel “geranio
parigino”, a portamento pendente di colore lillà, per decorare il balcone di
casa…procurarmi quei due reggi mensole di ferro battuto per attrezzare
quell’angolo della cucina. Ecco, sono idee come queste che mi spingono ad
entrare. Ed è molto difficile uscirne a mani vuote. Semmai è il portafogli che
potrebbe svuotarsi. Queste visite me le godo quasi sempre in solitudine,
condizione fondamentale per assaporare meglio quel piacere che vi si può
trovare.
In questa nostra società consumistica tutta basata sul profitto, sull’utilitarismo
e sull’efficienza visibile, luoghi come le librerie o i fiorai, dove si vendono
per lo più cose “inutili”, potrebbero apparire sprecati e superflui. Con la
cultura non si mangia, diceva tempo fa un politico. Nell’accezione
consumistica i libri non servono, con i fiori non si pranza; eppure se noi
abbiamo da mangiare e da dormire, abbiamo cioè le cose che in una società
civile ognuno dovrebbe avere, non per questo siamo felici. Che cosa, allora, ci
rende felici o ci illude di esserlo? Potrebbe essere un regalo… come un bel
libro che ci procura quella felicità immateriale fatta di stimoli, di idee, di
intelligenza che ci porta magari a comprendere qualcosa prima non
compresa. Potrebbe essere un mazzo di rose o un vaso di ciclamini. E perché no:
un bel trapano elettrico che ci permette di unire l’utile al dilettevole.
Quando entro in una grande libreria, la prima reazione emotiva che ne
ricevo è quella dello smarrimento. Mi sento piccolo, come un guscio di noce in
mezzo all’oceano. Le mie ridotte conoscenze vacillano di fronte alla vastità di
milioni di pagine scritte. Poi un po’ alla volta mi riprendo. Mi lascio
incuriosire da un titolo, da un autore e immediatamente vengo irretito da un
altro titolo, da una bella copertina, da una frase significativa. Vengo rapito
dalla quarta di copertina di un romanzo e poi salto all’interno del libro per
leggere, magari, un’intera pagina. E poi sapeste la gioia che provo quando scorgo quel
romanzo già letto…e poi quell’altro ancora. Mi capita di sorvolare con uno
sguardo il mondo incantato delle fiabe, raccontato in centinaia di titoli. Mi
soffermo, ma solo per un attimo, sugli scaffali del “brivido” dove sono
depositati quei romanzi che fanno della suspense la propria ragione di vita. Il
mio sguardo non può non indugiare sui best seller, quelli che dovrebbero essere
i più letti del momento (anche se non sempre sono i migliori) che stanno sempre
in bella posizione. Poi mi trattengo a lungo coi classici, che come disse
Calvino, sono quei libri che non hanno mai finito di dire quel che hanno da
dire. Ricordo sempre quello che scrisse in un suo libro il critico d’arte
Vittorio Sgarbi “il libro è il “superfluo” della nostra esistenza, è
quell’oggetto tanto necessario quanto apparentemente inutile, che vive e ti fa vivere
meglio, che ti dà libertà”
E già il superfluo! Come posso non pensare alla mia cassetta degli
attrezzi, se la confronto alle mie modeste e ridottissime capacità di utilizzo.
Oltre che superflua, appare inutile. Se potesse parlare, mi griderebbe: usami!
Eppure è talmente piena e completa di cacciaviti e di chiavi di tutte le
misure, di martelli e di tenaglie, di pinze e di viti, di chiodi, di chiodini,
di bulloni, di gancetti, di feltrini, di punteruoli; e poi tutta la serie delle
punte da trapano, da muro, da ferro, da legno…e i tasselli, le rondelle, le
fascette. Una cassetta degli attrezzi che farebbe invidia ad un vero
professionista del settore. Se ne sta custodita in un angolo del ripostiglio e
si riempie sempre di più ogni qual volta mi capita di entrare in una
ferramenta. Ricordo quelle di una volta: erano piccoli avamposti dall’apparente
disordine, che spesso si tramandavano di padre in figlio. Si entrava con il
pezzo vecchio da cambiare, con quel bullone spanato a filettatura metrica che
ci serviva e ci accoglieva un omino con il camice grigio e gli occhialini sul
naso, una sorta di chirurgo-meccanico-falegname, che prima ancora di salutarti
aveva già individuato il pezzo che cercavi. Oggi quelle ferramenta all’antica
sono sparite e al loro posto sono sorti enormi brico center. Fai da te. Non ti
accoglie più l’omino, ma giovani ed efficienti commessi con il computer. Ma il
fascino del posto è rimasto intatto. Come rimanere indifferenti di fronte a
quella fila di scale e scalette di tutte le dimensioni…di armadi e
armadietti…di seghetti alternativi e di seghe circolari, di motoseghe e
decespugliatori, di trapani, di levigatrici, di smerigliatrici, di avvitatori.
E poi il reparto delle vernici, con i suoi innumerevoli colori, la fila di
pennelli pura setola e le spatole. E poi i prodotti per l’edilizia, raccordi e
guarnizioni per l’idraulica. E le serrature di sicurezza. E poi il reparto
minuteria con la serie infinita di viti a testa esagonale, a testa cilindrica a
testa svasata, chiodi, dadi, bulloni, cerniere, tasselli, cassette porta
minuteria. I prodotti elettrici e per falegnameria. Le casseforti. Le
tronchesine. Compro sempre qualcosa che “mi potrebbe servire”, che mi dà quella
vana e piacevole illusione di saper fare tutto, in virtù di quella chiave
inglese cromata e di quel set di cacciaviti a croce appena comprati e di cui
vado fiero.
Entrare, poi, in un vivaio è come accedere in uno speciale reparto
maternità, dove al posto dei bambini nascono i fiori e le piante. Ci si entra
sempre sorridenti, di buon umore, sicuri che il posto non può che predisporci
al bello, non può che migliorarci. Perché i fiori ingentiliscono, decorano gli
ambienti e abbelliscono l’animo di chi li regala e di chi li riceve. E’ un
luogo che, attraverso i suoi profumi e la varietà dei colori, rende lievi le
difficoltà del vivere quotidiano e attenua lo stress. Al cospetto di un glicine
o di una bougainvillea, chi mai può rimanere distaccato? Provate a guardare un
glicine nel pieno della fioritura: lo spettacolo è bellissimo. Provate ad
osservare una piantina di limoni o di mandarini cinesi in vaso: quella
visione vi rilassa. A volte mi capita di incontrare lungo il percorso delle
bellissime composizioni floreali in ciotole di terracotta che sembrano appena
uscite da un dipinto di Renoir; inoltre certi colori cangianti e fiammeggianti,
certe sfumature mi riportano ai pittori impressionisti dell’Ottocento, come
Monet, che per dipingere le sue opere traeva ispirazione dalla natura. E il
vivaio è ricco di spunti pittorici. E’ un modello naturale che ispira bellezza
e ci fa diventare più buoni. Un luogo che prelude all’ottimismo. Viva le librerie! Viva i vivai! Viva le ferramenta!
Un post del genere richiama e descrive argutamente le passioni che ci contraddistinguono. Sulle librerie sfondi una porta aperta: entro nei megastore come nei buchetti indipendenti, mia moglie mi strilla sempre perché sa che dovrà sottostare ai miei irrefrenabili istinti magnetici che mi attirano... ma non finisce qua, mi piacciono le bancarelle dei mercatini, le ikee e i leroymerlin, gli oviesse e i supermercati.. rinuncio ai vivai, questo si; è "terreno" del coniuge, a me muoiono anche le piante di plastica.. i fiori li fotografo al massimo, non chiedetemi di farli sopravvivere... eppoi gli antiquari, le mostre d'arte, anche quelle povere di emeriti sconosciuti..e come facevi notare, il portafoglio si svuota.
RispondiEliminaDimenticavo, sono sempre più rari, anche in una città come Roma, ma non salto mai un negozio di dischi e vinili, mai... che brutti vizi Remigio caro..
Vizi bruttissimi...mio caro Franco! Non parlare di negozi di dischi e vinili a mio figlio: non se ne perde uno. Che brutti vizi che abbiamo! :-)
EliminaStimolante questo tuo viaggio tra luoghi superflui e confortanti. Ne condivido due su tre, ma soprattutto ne condivido lo spirito-guida con cui ti accosti loro: lo stesso spirito con cui un bambino entra in un negozio di giocattoli, quell'aria di meraviglia e desiderio di possesso che alla nostra eta' non e' segno di infantilismo ma di ricerca di piccoli piaceri assolutamente personali. Gia' perche' tratto distintivo e' la scelta dei singoli luoghi che deve corrispondere a una "essigenza" originale, personale che non ci omologa ma ci distingue.
RispondiEliminamassimolegnani
Hai colto la vera essenza di questo mio post e lo spirito che mi anima quando mi affaccio in certi luoghi che, in qualche maniera, mi contraddistinguono, dove è bello perdersi e - perché no - ritornare bambini curiosi ed entusiasmati dei loro giocattoli preferiti. Coa Carlo
EliminaCiao
EliminaA me se parliamo di libri e musica mancano quei negozi particolari di una volta o meglio per i dischi ci sono ancora ed io a Genova ne conosco uno, sui libri oramai i megastore la fanno da padroni. Da un lato sono pratici dall'altro se cerchi dei titoli più complessi diventa dura.
RispondiEliminaIn questa nostra società tutto cambia (a volte in peggio) e quindi anche i negozi si allineano al cambiamento, siano essi di musica che di libri.
EliminaNessuna critica ti si potrebbe mai muovere: la tua descrizione è piena di gioia, quasi infantile, ed è un superfluo "nobile" questo tuo, così diverso da quello più diffuso, così felice, così creativo!
RispondiEliminaGrazie di cuore Sabina: sei troppo buona!
Elimina