Ho letto “Tu, mio” di Erri De Luca all’indomani di una mia vacanza a Ponza e
devo dire che tale lettura mi ha restituito le stesse piacevoli sensazioni vissute
sull’isola ponziana, mi ha ricordato le
stesse atmosfere soleggiate intrise di profumi e dolci malinconie. Erri De Luca
– non sta a me dirlo - è uno scrittore davvero molto bravo che scrive come
parla; e che sa catturare il lettore raccontando le sue storie in maniera
poetica e fiabesca, così come un nonno sa carpire l’attenzione del suo nipotino
mentre gli racconta una favola.
La vicenda del romanzo è
ambientata su un’assolata isola del Sud - potrebbe essere Ischia o Procida, e
perché no, la stessa Ponza - verso la metà degli anni cinquanta, subito dopo
l’ultima guerra evocata e vissuta da alcuni dei personaggi del libro. E’ la
storia di un adolescente napoletano di sedici anni, molto sensibile “...ero un ragazzo di città ma d’estate
m’inselvatichivo...” che trascorre tutte le sue estati sull’isola, insieme
alla sua famiglia, ospite di uno zio. Ogni giorno va a pesca con Nicola, un
marinaio del posto taciturno e malinconico, il quale era stato in guerra nell’ex
Jugoslavia: il suo unico viaggio
dall’isola a Sarajevo, esperienza questa che l’aveva molto segnato e irrigidito.
Nicola, però, si fida di quel ragazzo che gli copia i gesti, che ascolta senza
fare troppe domande, e lui gli parla della guerra e di quella famiglia di
Sarajevo che l’aveva salvato subito dopo l’otto settembre, quando i tedeschi
avevano imprigionato i soldati italiani per spedirli nei campi di lavoro in
Germania. Perciò non gli piacciono molto i tedeschi, neanche quelli che ora
passeggiano come turisti sull’isola, troppo forte è il ricordo della guerra e
dei soprusi subiti. Al suo amico insegna a pescare, ad amare il mare, a
rispettarlo, ricordandogli sempre che “...si
ottiene dal mare quello che ci offre, non quello che vogliamo...”. E questi
insegnamenti, per il giovane protagonista del libro, sono precetti di vita, di
crescita, di maturità. Egli avverte la consapevolezza di essere più grande
della sua età, perché se ne sta quasi sempre in disparte, lontano dai suoi
coetanei e poi non è attento alle ragazze della sua età, perchè è attratto da quelle più grandi di lui. “...era
l’estate dei miei sedici anni – dice la voce narrante - stavo su un precipizio di
sentimenti....il corpo era acerbo, la vita dentro invece si era precipitata in
avanti per un comando venuto da fuori, da lontano...” . E questo “comando”
venuto da fuori si materializza in Caia, una ragazza ebrea di alcuni anni più
grande del nostro protagonista - di cui si innamora perdutamente - con un suo
segreto e con il suo dolore per la morte del padre avvenuta durante la guerra. “Tu, mio”, è un romanzo di formazione delicato
e amaro che ripercorre i sogni e le attese di un adolescente sulla soglia della
maturità.
Mi fa piacere che per questo tuo raro recensire letteratura contemporanea tu abbia scelto Erri DeLuca che e' uno dei miei preferiti.
RispondiEliminaIl meglio di se' lui lo da' quando si raffronta con la natura, che sia il mare dell'infanzia o le montagne dalle pareti aspre della maturita', in ogni pagina percepisci il contatto stretto che ha con essa.
Massimolegnani
Tra i contemporanei, Erri De Luca è uno dei pochi scrittori che più apprezzo. E lo leggo con vero piacere. Devo inoltre dire che quando mi capita di vederlo in televisione, lo ascolto con altrettanto piacere. E' vero quello che dici: lui ha un rapporto molto intenso con la natura.
EliminaHo letto questo libro tanti tanti tanti anni fa. Ero giovane. Mi piacque. Ma più di questo mi piacque "Montedidio". Te lo consiglio.
RispondiEliminaIl libro è stato pubblicato una ventina di anni fa...avevi qualche anno in meno :-). Comunque ho preso nota del tuo consiglio.
EliminaVedo di essere in buona compagnia, piace anche a me Erri De Luca e trovo spesso la sua prosa capace di momenti di liricità poetica unici. D'altronde è anche poeta.
RispondiEliminaGrazie alla sua straordinaria capacità affabulatoria, De Luca sa unire lettori anche diversi. Ciao Daniele
EliminaChe dire. Amo De Luca, amo Ponza, Procida, tutte le isole, meglio se piccole. Erri mi ha insegnato anche l'amore per la montagna, la sua immensità così affine al mare.
RispondiEliminaGrazie per il post.
Grazie a te, Franco. Che dirti...anch'io amo le isole. Quel desiderio di rifugiarmi su quell'immaginaria "isola deserta" dove poter stemperare le amarezze e le delusioni, affiora sempre più spesso in me. Soprattutto di questi tempi. Il problema è dove trovare un'isola deserta. :-)
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