Può esistere un accostamento
letterario tra le “Metamorfosi” di
Apuleio e “Le avventure di Pinocchio”
di Collodi? Io direi di si, perché i due libri si inseriscono in quel tracciato
di letture che spazia tra il fantastico ed il fiabesco, i cui protagonisti
principali sono uniti da due notevoli concessioni : la metamorfosi e il desiderio di conoscenza. Nel
racconto di Apuleio assistiamo, pertanto, alla trasformazione in asino del
giovane Lucio, successivamente restituito alle sue iniziali sembianze umane
attraverso l’intervento della dea Iside; mentre nel libro di Collodi la
trasformazione in sembianze umane riguarda il burattino di legno Pinocchio.
Attraverso le loro diverse esperienze di vita, sorretti da una smisurata
curiosità che li spinge ad inoltrarsi verso sentieri impervi e sconosciuti (la
magia da una parte e la ribellione dall’altra), i protagonisti di questi due
capolavori della letteratura di tutti i tempi dovranno affrontare e superare
una serie di rocambolesche avventure dai contorni fantastici e paradossali, per
poter raggiungere la loro piena maturità. Le prove che dovranno superare, le
sopraffazioni e le angherie che saranno costretti a sopportare rappresentano una sorta di penitenza e di
purificazione, attraverso le quali potranno finalmente riscattarsi.
Lucio, il protagonista delle “Metamorfosi – L’asino d’oro” (Oscar
Mondadori), appare come l’alter ego dello scrittore dell’antica Roma, anch’egli
animato da una grande curiosità ed
attratto dalle arti magiche. Ma questi suoi interessi non si ispiravano
alla magia nera, alla stregoneria, ai riti propiziatori, per i quali subì anche
un processo. Apuleio era interessato, piuttosto, ad una magia più alta, intesa
come attività filosofica e religiosa, che elevava lo spirito verso le vette più
alte della conoscenza umana e divina e tracciava un percorso privilegiato con
il sacro e, appunto, con la divinità. Una magia superiore, che potesse venire
in soccorso dell’uomo ed affrancarlo dalle sue miserie e dalle sue debolezze. E
per poter raggiungere queste vette di conoscenza, ma anche per potersi
riscattare dalle oppressioni fisiche e morali che lo angustiavano, Apuleio immaginava che l’uomo dovesse superare
inevitabilmente una sorta di via crucis,
attraverso sofferenze e tribolazioni.
La magia e il divino, un binomio
che da sempre accompagna la vita dell’uomo in tutte le sue manifestazioni, sono
il filo conduttore del libro di Apuleio, scritto circa duemila anni fa, con cui
l’autore sembra interrogarsi su questi due temi che tanto hanno affascinato gli
scrittori dell’antichità e che ancora oggi fanno discutere circa l’influenza
che possano avere sull’esistenza umana. Due forze antagoniste e contrapposte
che condizionano la vita delle persone nel bene e nel male e che a volte ne limitano
le scelte. E sarà’ proprio un unguento magico che permetterà all’asino Lucio -
che aveva comunque conservato tutta la sensibilità umana e la capacità di
comprendere – di vivere una serie di straordinarie esperienze e avventure
rocambolesche, di conoscere nuovi paesi, di sperimentare nuove condizioni e
abitudini di vita. Passando da un padrone all’altro, da quello più violento e
brutale a quello più umano, Lucio ci racconta
la vita nelle sue più incredibili sfaccettature, da un punto di osservazione
strano e privilegiato, ossia nella condizione di vita dell’animale più “stupido”
esistente in natura che, avendo ereditato l’intelligenza umana, può scrutare il
mondo e gli uomini, può conoscerne i pregi e i difetti, la bontà e la
cattiveria. L’asino Lucio ci parla di tutto ciò che vede o che sente raccontare
dai tanti personaggi che incontra lungo il suo cammino e la narrazione si
presenta come una sorta di mosaico di tante vicende, un puzzle di storie di
vita il cui filo conduttore è, di volta in volta, l’amore e l’erotismo,
l’infedeltà coniugale e l’inganno, la miseria e la violenza, le arti magiche e
la religione. Ma è la divinità – e non più una pozione magica - a trasformarlo
nuovamente in un essere umano, a riportarlo sulla giusta strada, a renderlo
libero – in cambio di devozione assoluta -
quasi a voler sottolineare che non si possono sfidare gli Dei e che il
“divino” è superiore a qualsiasi arte magica, a qualsiasi incantesimo o arte
propiziatoria. L’uomo, con la sua intelligenza, non può spingersi oltre il
tracciato della propria conoscenza, sembra volerci ammonire Apuleio, altrimenti
va incontro ad una serie di terribili sventure, da cui può essere liberato solo
dal proprio Dio.
intanto mi affascina come tu, pescando come sempre dallo sterminato repertorio letterario del passato, riesca a trovare (e a convincere di questo il lettore) paralleli e somiglianze tra opere apparentemente assai distanti.
RispondiEliminae poi mi piacciono i modi appassionati con cui ci parli dell'Asino d'oro di Apuleio, lettura parziale e distratta dei tempi del liceo.
massimo legnani
Grazie Carlo, sei troppo buono! C'è sempre qualche somiglianza tra i libri: basta trovarla. E poi, diciamolo, tutti quelli che scrivono vengono influenzati, in qualche maniera, dalle loro precedenti letture. Anche i più grandi scrittori. Un caro saluto :)
EliminaVorrei essere più originale, ma ho trovato il commento di Massimo coincidente con il mio. Complimenti.
RispondiEliminaGrazie anche a te, Daniele. Un saluto
EliminaOriginale questa corrispondenza tra i due libri.
RispondiEliminaSG.
Ben arrivato qui, SG.
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