martedì 23 maggio 2017

Quando il cinema incontra la poesia



Diventata famosa grazie ad una scena molto commovente del film “Quattro matrimoni e un funerale” , la poesia “Funeral blues” del poeta britannico W. H. Auden (1907 – 1973) è un canto, dai toni malinconici, dedicato alla persona amata che se ne è andata via per sempre. E’ un lamento disperato e inconsolabile sulla difficoltà di accettare e affrontare la morte. Eppure, i suoi versi così tristi hanno la straordinaria capacità di apparire come l’ unico conforto per il poeta.

Funeral blues

Fermate gli orologi, tagliate i fili del telefono 
e regalate un osso al cane, affinché non abbai. 
Faccia silenzio il pianoforte, tacciano i risonanti tamburi, 
che avanzi la bara, che vengano gli amici dolenti. 

Lasciate che gli aerei volteggino nel cielo 
e scrivano l'odioso messaggio: lui è morto. 
Guarnite di crespo il collo bianco dei piccioni 
e fate che il vigile urbano indossi lunghi guanti neri. 

Lui era il mio nord, era il mio sud, era l'oriente e l'occidente, 
i miei giorni di lavoro, i miei giorni di festa, 
era il mezzodì, la mezzanotte, la mia musica, le mie parole. 
Credevo che l'amore potesse durare per sempre. Beh, era un'illusione. 

Offuscate tutte le stelle, perché non le vuole più nessuno. 
Buttate via la luna, tirate giù il sole, 
svuotate gli oceani e abbattete gli alberi. 
Perché da questo momento niente servirà più a niente.
W. H. Auden

6 commenti:

  1. Un lamento meraviglioso, che fa rivivere nei versi e nella capacità di calcolare l'incalcolabile perdita, questa assenza definitiva.
    "Da questo momento niente servirà più a niente", tranne le parole scritte e scolpite per ricordarti nell'eternità.
    Ecco la poesia come il cinema, due miei amori infiniti..

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  2. la poesia è stupenda e devo dire che anche il film, scoppiettante ma con punte commoventi, era una commedia assai riuscita.
    massimolegnani

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