Causa della mia rovina fu la mia vanità
La notorietà dello scrittore
inglese Daniel Defoe (1660 – 1731) è legata essenzialmente al grande successo
del suo primo romanzo: “Le avventure di Robinson Crusoe”, pubblicato nel 1718, tra
i libri più amati e più letti di tutti i tempi. Intere generazioni sono
cresciute con le avventure di questo straordinario personaggio naufragato su
un’isola deserta, autentico eroe universale della letteratura che ha fatto
sognare grandi e piccoli, “il mito più
appariscente e indimenticabile della solitudine di ciascuno”, come ebbe a
scrivere Cesare Pavese.
Ma c’è un altro personaggio
uscito dalla fervida penna di Defoe che – pur non godendo della fama del suo
eroe più noto – riesce, tuttavia, a far discutere generando nell’animo del
lettore sentimenti sempre contrastanti: è un personaggio femminile e risponde
al nome di Moll Flanders, un’astuta e tenace prostituta (ma non solo), che dà
il titolo al secondo romanzo dello scrittore britannico, pubblicato nel 1721. E’
una sorta di eroina che vive pericolosamente la sua vita adattandosi a
qualsiasi situazione, una protagonista che appare quasi inverosimile e che - in
qualche maniera - incarna la figura femminile libera e indipendente, dotata di
vizi (tanti) e virtù (poche). Per inquadrarla, provate ad immaginare questa
donna nell’Inghilterra del ‘700, nata in un carcere da una famigerata ladra
condannata a morte, dotata di una riserva illimitata di vanità, di bellezza, di
orgoglio, di intelligenza e di egoismo, “ma
una ben piccola riserva di virtù”, che si infila con estrema facilità nel
letto di chi può darle ricchezza e posizione sociale, che passa con
disinvoltura – e sempre per motivi di opportunità - da un ruolo sociale
all’altro e si adatta, di volta in volta, a fare “la puttana”, quindi l’amante
e poi la moglie e la madre sposandosi 5/6 volte (alla fine si perde il conto),
una delle quali con il fratello da cui ha un paio di figli e altri ne fa con i
rimanenti mariti, per diventare, poi, ladra e finire in galera come sua madre.
Senza contare le volte in cui i ruoli si confondono e si fondono. E allora, di
fronte a queste bizzarre e ingarbugliate situazioni, a volte si fatica nel
riconoscere la puttana dall’amante, la moglie fedele dalla fedifraga, l’onesta
dalla ladra. Questa è Moll Flanders: una donna senza scrupoli, cinica, avida,
arrampicatrice sociale, ambigua e contraddittoria, infida e inquieta.
E’ un libro che ci spinge a
riflettere sulla vanità delle ambizioni umane e, soprattutto, sul desiderio e
sull’insaziabile avidità di denaro che rappresentano, in maniera crudele, le
radici di tutti i mali. Devo dire che ho faticato un po’ a leggerlo, tant’è che
più volte sono stato tentato dall’idea di abbandonare la sua lettura, nonostante
la forza persuasiva dello stile letterario spingesse nella direzione opposta. Alla
fine ce l’ho fatta, ma lo confesso: Moll Flanders è un personaggio che non mi
piace. E penso che se a scrivere il libro fosse stata una donna anziché il
padre nobile del romanzo inglese, probabilmente ne sarebbe uscita una figura
femminile diversa. Forse più credibile. Quando un uomo decide di mettersi nei
panni di una donna, fosse anche un grande scrittore, il rischio che lui possa dipingere,
nella finzione letteraria, un ritratto poco attendibile è davvero molto elevato.
Nel bene e nel male. In questi casi gioca un ruolo fondamentale la diversa
sensibilità che caratterizza il comportamento dell’uomo rispetto a quello della donna,
non solo sul piano fisico ma anche su quello psicologico.
l'ho letto tantissimo tempo fa e nonostante l'iperbole delle sue avventure (da imputare al suo autore più che a lei) ero portato a vedere Moll con indulgenza, le difficoltà dalla nascita all'infanzia giustificavano ai miei occhi ogni successivo comportamento immorale.
RispondiEliminaun saluto
massimolegnani
Va bene l'indulgenza, alla fine però resta il personaggio poco raccomandabile che genera, comunque, sentimenti contrastanti. Un saluto a te, Carlo
EliminaIo l'amo... S.
RispondiEliminaE fai bene. De gustibus....
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