martedì 1 marzo 2016

Il mestiere dello scrittore



Mi vado spesso chiedendo – da appassionato lettore quale sono – se esiste ancora in questa nostra società dello spettacolo la figura dell’intellettuale in grado di imporre gusti, orientamenti, visioni del mondo e capace, altresì, di sferzare il presente, così come facevano qualche anno fa Pasolini, Moravia, Calvino…; e mi vado ancora domandando quale ruolo abbiano i cosiddetti “scrittori di successo”, quelli che sfornano un libro all’anno incoraggiando le aspirazioni di profitto dell’industria editoriale. Io penso che oggi lo scrittore conti davvero poco nel dibattito pubblico e culturale del nostro Paese, e che abbia perso prestigio, credibilità artistica. Non ha più voce in capitolo, si è lasciato fagocitare dal sistema per un suo tornaconto personale, ha perso quella autorevolezza culturale che faceva di lui la coscienza critica del cittadino. Secondo Massimo Fini “non esiste più nella nostra struttura sociale un’elite, intellettuale, culturale e morale, quella che Giorgio Bocca, quando credeva ancora in questo Paese, chiamava ‘la società degli eccellenti’ in grado di far da filtro almeno alle sguaiataggini più sfacciate. Oggi al posto degli eccellenti – scrive ancora Fini - dominano gli impudenti”. Oggi lo scrittore – nella maggior parte dei casi il personaggio dello spettacolo prestato alla letteratura – non ha difficoltà a trovare un editore disposto a pubblicare qualsiasi inezia egli scriva, che poi venderà in centinaia di migliaia di copie a consumatori (non lettori), ben felici di comprare non il valore dell’opera (che non esiste) ma la notorietà dell’autore. E’ pertanto impensabile che si possa conferire valenza letteraria ad un libro sulla base del solo successo commerciale. E’ come dire che l’ultimo romanzo di Ken Follet (non so quale sia…) o la trilogia delle cinquanta sfumature di grigio… di nero… di rosso della scrittrice inglese E.L. James, siccome vendono più copie de Il Gattopardo, sono più importanti del capolavoro di Tomasi di Lampedusa. Sarebbe veramente triste e sconfortante pensare una cosa del genere. La verità è che i romanzi dello scrittore americano, che si vendono un tanto al chilo (o degli altri autori alla moda che imperversano nel panorama letterario dei nostri tempi), fra qualche anno saranno completamente dimenticati, appartengono ad una letteratura che, come direbbe lo storico Alberto Asor Rosa “non pensa”, mentre Il Gattopardo non finirà mai di dire le cose che ha da dire.
Comunque sia, io sono legato alla produzione letteraria del passato, non riesco a leggere il tanto reclamizzato “successo del momento”, il “bestseller” con i suoi serial killer, i suoi detective, i suoi commissari, i suoi chef. Quei libri con le copertine tutte uguali, dove appare quasi sempre una donna, con quelle storie mielose di amori infranti e di omicidi, storie legate al quotidiano, che rassicurano e che ammiccano – da una parte – e inquietano dall’altra, storie già ampiamente enfatizzate dalla televisione. La letteratura è altro, è quella che non deve misurarsi con i mezzi di comunicazione di massa, ma deve suggerire domande, agire come coscienza critica, suscitare riflessioni. Deve essere  luogo di metafore, di dubbi e di illusioni e deve proporsi come testimonianza e memoria.

Capisco che il confronto con gli anni precedenti può apparire nostalgico, ci sarà pure qualche suggerimento importante che si manifesta nel presente, meritevole di approfondimento  letterario, ma lo scrittore potrà coglierlo solo a distanza di anni, non oggi. Le storie dell’oggi, forse, potranno essere raccontate fra qualche decennio, a riflettori spenti e in assenza di clamore mediatico. E allora continuerò a tuffarmi nel nobile pensiero del passato, pur sapendo che prima di essere tale è stato il “presente” della sua epoca. E in ogni epoca gli scrittori hanno dovuto confrontarsi con il passato, anche se tale comparazione poteva risultare ingenerosa. Prendiamo per esempio i nostri attuali scrittori che vanno per la maggiore - penso a Baricco, Carofiglio, Veronesi, De Carlo, Volo….(l’elenco potrebbe essere lunghissimo): ebbene costoro appaiono veramente dei nani se li accostiamo a monumenti come Svevo, Pavese, Moravia, i quali diventavano molto piccoli di fronte a Proust…Mann…Hesse, pur dovendo ammettere che quest’ultimi, a loro volta, fuggivano da quei mostri sacri che si chiamavano Dostoevskij e Tolstoj.
Per finire, in attesa di poter leggere finalmente i libri di Fabio Volo o di Massimo Gramellini o di Federico Moccia o di Bruno Vespa, stimati non in base alle vendite (che sono straordinarie) ma in virtù della forza e della bellezza delle parole (di cui sono carenti), continuerò a cercare gli autori del passato le cui opere, pur non essendo mai state sponsorizzate in televisione, a distanza di anni continuano a trasmettere emozioni ed inquietudini.

8 commenti:

  1. @Remigio, di inquietudini non ne vuole sapere più nessuno: troppa fatica, troppa responsabilità...
    Quanto alle emozioni poi...sì e no sopravvivono le sensazioni, purché effimere e di pura superficie.

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  2. Il tuo post sfonda una porta aperta: lo trovo condivisibile, anche se io non sono così drastico come te nel considerare pari allo zero gli scrittori che oggi vanno per la maggiore e dei geni assoluti quelli del passato. Sarà perché anch'io mi sono cimentato nella scrittura di romanzi e che, pur non avendo avuto successo, sono convinto che essi rappresentino tracce effettive del mio tempo e un qualche valore, se pur minimo, ce l'abbiano. Lo dico giusto per dare un pizzico di senso logico al tempo e all'impegno fisico e mentale che ci ho dedicato per crearli. Ora che ho deciso di mettere nel cassetto la penna e ho abbandonato i sogni di gloria, vivo meglio gli anni che mi restano e sto riscoprendo il piacere della lettura che ultimamente avevo trascurato inseguendo un improbabile successo letterario. Non so quali degli scrittori di oggi da te citati saranno ancora letti in futuro, però mi auguro che qualcuno dei più validi fra loro venga riscoperto quando l'effimera fama di cui godono adesso si sarà spenta.
    Complimenti per il tuo interessante articolo.
    Nicola

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    1. Intanto grazie per le tue parole, Nicola. Vedi, io sono sicuro che ci sono tantissime persone in questo nostro paese che sanno scrivere molto bene: ma non potranno mai avere visibilità perché gli editori non hanno il coraggio di scommettere su di loro e preferiscono andare sul sicuro. E il sicuro qual è? E' il personaggio famoso, il giornalista noto, l'attrice, il calciatore, il presentatore televisivo. Insomma gli editori oggi hanno abdicato al loro ruolo che dovrebbe essere quello di trasmettere cultura. Naturalmente in questo marasma i bravi scrittori esordienti non hanno spazio. E' un po' quello che oggi succede nel calcio: importiamo tutti campioni stranieri - o presunti tali - e le nostre giovani promesse calcistiche non avranno mai la possibilità di dimostrare quanto valgono. Io sono sicuro, Nicola, che se noi avessimo la possibilità di vederti in televisione, magari da Fazio, i tuoi libri venderebbero migliaia di copie. Invece nessuno ti conosce...e nessun editore intende veramente scommettere su di te e sulla tua bravura. E l'intelligenza, come spesso accade, viene emarginata.

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  3. Il problema è annoso e ne ho parlato più volte anche sul mio blog. La tragedia vera? Troppa gente che vuole scrivere e pochissima che voglia leggere. Sì, pubblicare un libro è semplicissimo, tutto sommato. E il marketing fa il resto.

    Ci sono ottimi scrittori anche oggi. Vanno cercati in mezzo al marasma di nulla che invade gli scaffali.

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    1. Sono d'accordo: vengono pubblicati troppi libri, se non sbaglio oltre 60.000 titoli ogni anno: più scrittori che lettori. E in questa giungla è pure difficile orientarsi. Ogni tanto bisognerebbe leggere anche qualche libro brutto: le vetrine di questi libri alla moda sono piene, con quelle copertine tutte uguali, per il solo piacere di stroncarli. Ma sinceramente io non ci riesco.

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  4. il presente non lo contrappongo al passato, per me non è che una minima fetta del tempo già accaduto e degli ultimi duecento anni in particolare. Quindi è possibile trovare anche tra i contemporanei pezzi di valore, ma nelle proporzioni che ho detto sopra.
    comunque io ho trovato un buon compromesso grazie a Simenon o meglio grazie ad Adelphi che da anni sta ristampando i suoi romanzi. così soddisfo contemporaneamente due esigenze rivolgermi ad un autore passato ma avere quasi l'impressione che lui continui a scrivere e sfornare nuove storie. :)
    massimolegnani

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    1. Devo dire che hai trovato un ottimo compromesso...e poi Simenon è un autore che ha pubblicato moltissimo passando da diversi generi letterari, anche se in lui prevale il noir e il racconto poliziesco, generi che a me non piacciono. Comunque l'importante è cercare di leggere qualcosa di buono, e non metto in dubbio che anche nel presente si possa trovare. Buona lettura :-)

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