Non conoscevo lo scrittore ceco Bohumil
Hrabal, morto a Praga nel 1997: sono rimasto attratto inizialmente dal bel
titolo del suo libro “Una solitudine troppo rumorosa”. Succede quando mi capita
tra le mani un testo di cui non so nulla: il titolo è il primo elemento che mi
colpisce e mi spinge a sfogliarlo; oppure
a scartarlo.
Il libro è un monologo triste e
crudele, tenero e amaro nello stesso tempo, poetico, con venature di piacevole
ironia.
E’ la mia love story, così la
chiama Hanta, il protagonista del romanzo, un uomo solitario che da 35 anni
lavora in uno scantinato di un vecchio palazzo di Praga pressando carta vecchia
e libri mandati al macero e bevendo ettolitri di birra, forse per dimenticare
la sua condizione di solitudine. “..in
questi trentacinque anni ho bevuto tanta birra che formerebbe una piscina da
cinquanta metri…”.
Un libro, sotto certi aspetti,
autobiografico, duro e appassionato: lo scrittore ceco, infatti, per un breve
periodo della sua vita aveva lavorato ad una pressa meccanica ed anch’egli,
come il personaggio del suo romanzo, era un grande bevitore di birra.
Hanta si nutre di libri, come i
topi che affollano lo scantinato in cui lavora “tutti i topi hanno in comune con me il fatto che si nutrono di
caratteri, ciò che trovano più saporito sono Goethe e Schiller rilegati in
marocchino” e prima di distruggerli - trasformandoli in parallelepipedi
pressati che lui ama avvolgere e ricoprire con riproduzioni di celebri dipinti,
quasi a volerli ingentilire e dare loro un tocco artistico - quei libri li
legge, li sfoglia, li accarezza, beve i pensieri in essi contenuti. “...Contro la mia volontà sono istruito e
neppure so quali pensieri sono miei e provengono da me e quali li ho letti, e
così in questi 35 anni mi sono connesso con me stesso e con il mondo intorno a
me, perché io quando leggo in realtà non leggo, io infilo una bella frase nel
beccuccio e la succhio come una caramella, come se sorseggiassi a lungo un
bicchierino di liquore, finché quel pensiero in me si scioglie come alcool, si
infiltra dentro di me così a lungo che mi sta non soltanto nel cuore e nel cervello,
ma mi cola per le vene “ .
I libri più importanti, quelli
che meritano di essere salvati perché contengono idee e pensieri eterni, Hanta
li salva dalla distruzione ed ogni sera, quando ritorna a casa, riempie la sua
borsa di quel prezioso carico. E’ una sorta di premio che si concede quotidianamente.
La sua casa è stracolma di libri, accatastati ovunque c’è spazio libero,
incombono in ogni anfratto vitale: in cantina, in soffitta, in cucina, nel
bagno, nelle camere. Una enorme biblioteca, con testi che arrivano fino al
soffitto: “due tonnellate di libri ho
portato a casa in questi trentacinque anni”. Ama i volumi che rappresentano
il sapere, la conoscenza e in essi si immedesima, così come ama il suo lavoro e
la sua vecchia pressa meccanica. E’ soddisfatto e, anche se puzza di birra e di
sporcizia, è felice perché in borsa porta a casa sempre quei libri salvati dai
quali si aspetta che a sera da loro apprenderà qualche cosa che ancora non sa.
Predilige i libri di filosofia, quindi Erasmo da Rotterdam, Kant, Schiller,
Nietzsche. Il nostro personaggio vive in una sorta di solitudine popolata di
pensieri, quasi a voler immedesimarsi nell’eternità che solo le grandi opere dell’ingegno
umano sanno dare, si astrae dalla realtà, ha un continuo dialogo con i grandi,
che hanno saputo lasciare una traccia importante del loro passaggio attraverso
quei libri che lui ha cura di salvare dal macero, dalla insensibilità e dalla
negligenza degli uomini. Un omaggio ai libri e alla lettura.
Ma i tempi cambiano e il
protagonista, dopo trentacinque anni di lavoro, deve fare i conti con la nuova
realtà produttiva efficiente e inumana. Il suo lavoro amorevole e artigianale è
destinato a trasformarsi, a modificarsi. Era abituato a lavorare alla vecchia
maniera, con le mani e senza guanti, a puzzare, a bere birra e a salvare i suoi
libri che tanta gioia gli avevano donato in tanti anni di lavoro e non riusciva
a comprendere ed accettare i nuovi macchinari, le nuove logiche produttive. Credeva
che quella vecchia pressa meccanica andasse in pensione con lui, che non lo
abbandonasse mai. Pertanto, all’arrivo di due nuovi giovani operai, vestiti
elegantemente con guanti e berretti americani arancioni e in tuta azzurra - espressione
del nuovo potere dominante e industriale, indifferente alla cultura e ai libri,
ma attento invece ai ritmi produttivi - il protagonista si culla nella vana
speranza che la sua vecchia pressa testimone di tante ore passate insieme “avrebbe scioperato, si sarebbe data
malata”. Ma così non è…
letto nel gennaio 2010
Ho letto anche io questo libro.
RispondiEliminaNon molto facile, devo ammettere.
Mi ha fatto fatica.
Può darsi che tu l'abbia letto in un momento sbagliato: prova a rileggerlo... (sorrido) :-)
RispondiEliminaIndegnamente chiamato in causa dal titolo del post, leggerò questo libro che non conoscevo ma col quale voglio immaginarmi in sintonia.
RispondiEliminaPoi mi farai sapere...ciao
EliminaIl mio professore di filosofia ci diceva sempre così : " Leggete libri sopra le vostre capacità. Ne coglierete solo il 10%, ma sarà sempre un 10% in più che metterete nel vostro bagaglio personale. Una ricchezza in più che nessuno potrà mai togliervi. E da allora, ancora adesso cerco di fare così. Penso che andrò a cercare questo libro. Grazie.
RispondiEliminaAveva ragione il tuo professore di filosofia. Mi permetto di citare Seneca il quale diceva: "leggi sempre i migliori autori e, se talvolta vuoi passare ad altri, torna poi ai primi. Dopo aver letto molto, scegli un pensiero che tu possa assimilare in quel giorno. Anch'io faccio così: del molto che leggo, prendo sempre qualcosa".
EliminaGrazie a te per il commento
piacevole segnalazione la tua che contraccambio con un altro libro di Hrabal: "ho servito il re d'inghilterra", forse il suo romanzo più riuscito.
RispondiEliminaciao
massimolegnani
Grazie per il consiglio. Me lo sono segnato, Ciao
Eliminasei un ottimo recensore
RispondiEliminaGrazie Tads, sei troppo buono. Mi fai diventare rosso :-). Ma non sono un recensore: sono semplicemente un lettore, che ha la buona abitudine, ogni qualvolta legge un libro, di scrivere le sue impressioni. Ciao
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