lunedì 20 ottobre 2014

Un omaggio agli innamorati dei libri



Non conoscevo lo scrittore ceco Bohumil Hrabal, morto a Praga nel 1997: sono rimasto attratto inizialmente dal bel titolo del suo libro “Una solitudine troppo rumorosa”. Succede quando mi capita tra le mani un testo di cui non so nulla: il titolo è il primo elemento che mi colpisce e mi spinge a  sfogliarlo; oppure a scartarlo.

Il libro è un monologo triste e crudele, tenero e amaro nello stesso tempo, poetico, con venature di piacevole ironia.

E’ la mia love story, così la chiama Hanta, il protagonista del romanzo, un uomo solitario che da 35 anni lavora in uno scantinato di un vecchio palazzo di Praga pressando carta vecchia e libri mandati al macero e bevendo ettolitri di birra, forse per dimenticare la sua condizione di solitudine. “..in questi trentacinque anni ho bevuto tanta birra che formerebbe una piscina da cinquanta metri…”.

Un libro, sotto certi aspetti, autobiografico, duro e appassionato: lo scrittore ceco, infatti, per un breve periodo della sua vita aveva lavorato ad una pressa meccanica ed anch’egli, come il personaggio del suo romanzo, era un grande bevitore di birra.

Hanta si nutre di libri, come i topi che affollano lo scantinato in cui lavora “tutti i topi hanno in comune con me il fatto che si nutrono di caratteri, ciò che trovano più saporito sono Goethe e Schiller rilegati in marocchino” e prima di distruggerli - trasformandoli in parallelepipedi pressati che lui ama avvolgere e ricoprire con riproduzioni di celebri dipinti, quasi a volerli ingentilire e dare loro un tocco artistico - quei libri li legge, li sfoglia, li accarezza, beve i pensieri in essi contenuti. “...Contro la mia volontà sono istruito e neppure so quali pensieri sono miei e provengono da me e quali li ho letti, e così in questi 35 anni mi sono connesso con me stesso e con il mondo intorno a me, perché io quando leggo in realtà non leggo, io infilo una bella frase nel beccuccio e la succhio come una caramella, come se sorseggiassi a lungo un bicchierino di liquore, finché quel pensiero in me si scioglie come alcool, si infiltra dentro di me così a lungo che mi sta non soltanto nel cuore e nel cervello, ma mi cola per le vene “ .

I libri più importanti, quelli che meritano di essere salvati perché contengono idee e pensieri eterni, Hanta li salva dalla distruzione ed ogni sera, quando ritorna a casa, riempie la sua borsa di quel prezioso carico. E’ una sorta di premio che si concede quotidianamente. La sua casa è stracolma di libri, accatastati ovunque c’è spazio libero, incombono in ogni anfratto vitale: in cantina, in soffitta, in cucina, nel bagno, nelle camere. Una enorme biblioteca, con testi che arrivano fino al soffitto: “due tonnellate di libri ho portato a casa in questi trentacinque anni”. Ama i volumi che rappresentano il sapere, la conoscenza e in essi si immedesima, così come ama il suo lavoro e la sua vecchia pressa meccanica. E’ soddisfatto e, anche se puzza di birra e di sporcizia, è felice perché in borsa porta a casa sempre quei libri salvati dai quali si aspetta che a sera da loro apprenderà qualche cosa che ancora non sa. Predilige i libri di filosofia, quindi Erasmo da Rotterdam, Kant, Schiller, Nietzsche. Il nostro personaggio vive in una sorta di solitudine popolata di pensieri, quasi a voler immedesimarsi nell’eternità che solo le grandi opere dell’ingegno umano sanno dare, si astrae dalla realtà, ha un continuo dialogo con i grandi, che hanno saputo lasciare una traccia importante del loro passaggio attraverso quei libri che lui ha cura di salvare dal macero, dalla insensibilità e dalla negligenza degli uomini. Un omaggio ai libri e alla lettura.

Ma i tempi cambiano e il protagonista, dopo trentacinque anni di lavoro, deve fare i conti con la nuova realtà produttiva efficiente e inumana. Il suo lavoro amorevole e artigianale è destinato a trasformarsi, a modificarsi. Era abituato a lavorare alla vecchia maniera, con le mani e senza guanti, a puzzare, a bere birra e a salvare i suoi libri che tanta gioia gli avevano donato in tanti anni di lavoro e non riusciva a comprendere ed accettare i nuovi macchinari, le nuove logiche produttive. Credeva che quella vecchia pressa meccanica andasse in pensione con lui, che non lo abbandonasse mai. Pertanto, all’arrivo di due nuovi giovani operai, vestiti elegantemente con guanti e berretti americani arancioni e in tuta azzurra - espressione del nuovo potere dominante e industriale, indifferente alla cultura e ai libri, ma attento invece ai ritmi produttivi - il protagonista si culla nella vana speranza che la sua vecchia pressa testimone di tante ore passate insieme “avrebbe scioperato, si sarebbe data malata”. Ma così non è…
 

letto nel gennaio 2010

10 commenti:

  1. Ho letto anche io questo libro.
    Non molto facile, devo ammettere.
    Mi ha fatto fatica.

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  2. Può darsi che tu l'abbia letto in un momento sbagliato: prova a rileggerlo... (sorrido) :-)

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  3. Indegnamente chiamato in causa dal titolo del post, leggerò questo libro che non conoscevo ma col quale voglio immaginarmi in sintonia.

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  4. Il mio professore di filosofia ci diceva sempre così : " Leggete libri sopra le vostre capacità. Ne coglierete solo il 10%, ma sarà sempre un 10% in più che metterete nel vostro bagaglio personale. Una ricchezza in più che nessuno potrà mai togliervi. E da allora, ancora adesso cerco di fare così. Penso che andrò a cercare questo libro. Grazie.

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    1. Aveva ragione il tuo professore di filosofia. Mi permetto di citare Seneca il quale diceva: "leggi sempre i migliori autori e, se talvolta vuoi passare ad altri, torna poi ai primi. Dopo aver letto molto, scegli un pensiero che tu possa assimilare in quel giorno. Anch'io faccio così: del molto che leggo, prendo sempre qualcosa".
      Grazie a te per il commento

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  5. piacevole segnalazione la tua che contraccambio con un altro libro di Hrabal: "ho servito il re d'inghilterra", forse il suo romanzo più riuscito.
    ciao
    massimolegnani

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    1. Grazie per il consiglio. Me lo sono segnato, Ciao

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  6. Grazie Tads, sei troppo buono. Mi fai diventare rosso :-). Ma non sono un recensore: sono semplicemente un lettore, che ha la buona abitudine, ogni qualvolta legge un libro, di scrivere le sue impressioni. Ciao

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