Lessi la prima volta questo libro, scritto da Gaetano Tumiati
nel 1976, anno in cui vinse il premio Campiello. Mi trovavo a Trieste per lavoro. L’ho riletto dopo 34 anni, perché serbavo di
questa lettura un ottimo ricordo e devo dire che non mi sbagliavo. L’ho
apprezzato ancora di più. E’ un bel libro, scritto molto bene, sempre in chiave
psicologica ed ironica Mi ricorda un po’ Proust, per alcuni periodi
lunghissimi, anche di due pagine.
E’ la storia, credo in gran
parte autobiografica, di un giornalista che nella sua vita ha sempre avuto la necessità di
sorreggersi ed aggrapparsi ad un sostegno ideologico e morale, insomma ad un
“busto”.
Dapprima, e cioè dall'infanzia fino ad una certa età, questo busto è rappresentato dalla sua
famiglia, una di quelle famiglie della ricca borghesia di Ferrara, con regole
fisse e prestabilite dove la figura paterna - uno stimato avvocato - aveva un
ruolo predominante ed autorevole, “metro e misura per tutti noi del bene e del
male, del giusto e dell’ingiusto, notabile di stampo ottocentesco, che la sera
dopo cena quando eravamo appena adolescenti, ci leggeva brani di Marco Aurelio
perché ne apprendessimo la lezione morale”, un padre che viveva in un suo
mondo ideale al cui vertice aveva posto un valore umano e concreto: la legge e
si augurava che il figlio potesse diventare avvocato e poeta, perché la poesia
per lui costituiva “la più alta e nobile
delle sfere”.
Da giovane, è il Fascismo a prendere il sopravvento, è il nuovo “busto”
che lo avvolge e lo protegge sostituendosi alla famiglia, vissuto con grande
partecipazione, fino alla partenza come volontario per la guerra...”mi indusse a quel passo soltanto
l’aspirazione a uscire dal cerchio di solitudine e di timidezza in cui avevo
l’impressione che la mia natura mi volesse rinserrare...”
Quindi, negli anni della
maturità, è la fede assoluta nella palingenesi universale rappresentata dal
socialismo a prendere le sembianze del busto “...per contribuire in qualche modo a correggere le ingiustizie di
questa terra, forse avrei fatto meglio a dedicarmi a un’attività politica
concreta...”
Infine, nell’esistenza del
protagonista, ormai verso i cinquant’anni, subentra un altro busto, questa
volta un busto vero, di gesso che gli viene applicato per problemi alle
vertebre e gli consente anche di vincere l’insonnia che ormai lo torturava,
quell’insonnia che era cominciata proprio nel momento in cui attenuatasi
l’autorità del padre, ripudiato decisamente il fascismo e intiepidita la fede
socialista, si trova a dover procedere tutto solo per la sua strada, contando
esclusivamente sulle sue forze. E allora si domanda se il busto di gesso,
permettendo certi movimenti e impedendone altri, “non riesumi dal profondo del suo inconscio la sicurezza che nasce dal
fatto di avere davanti a sé una strada e una sola, di non dover essere
perennemente costretto a scegliere e a decidere?....non può questo busto, così
ruvido e insignificante, rappresentare il padre, la legge, il dogma?...”
(letto nel dicembre 2010)
Mai letto e mai conosciuto Tumiati.
RispondiEliminaNon possiamo conoscere tutti i libri che vengono pubblicati. In Italia sono circa 60.000. Gaetano Tumiati era nato a Ferrara nel 1918 ed è morto recentemente all'età di 94 anni. E' stato un giornalista e critico letterario. Nonostante abbia scritto molto, si può considerare uno scrittore di un solo libro: "il busto di gesso", appunto, il suo libro più famoso con cui vinse il premio Campiello nel lontano 1976. Io l'ho trovato molto bello. E’ fuori catalogo e si può trovare solo sulle bancarelle dell’usato. Ciao
Eliminaprovo in biblioteca!
RispondiEliminaIn biblioteca ci sarà sicuramente. ciao Silvia e grazie per la visita
RispondiEliminaMa preeeegooo
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