“Un tempo anch’io ero schiava
di alcuni luoghi comuni: l’odor di cucina che non doveva assolutamente varcare
l’ambito dei fornelli; e questo spazio – sempre più ristretto – vietato alle
persone di un certo rango, che mangiavano scrupolosamente nella sala da pranzo.
Sarà perché ho rinunciato a tutti i “ranghi” ma la cosa ora mi sembra una
ridicolaggine piccolo borghese.
Il luogo giusto per mangiare è
la cucina: il più funzionale e ricco di poesia; dove il cibo non giunge, quasi
sterilizzato e sradicato dalla sua preparazione, ma lo si prende direttamente
dai forni, dai fornelli, dalla brace; e dove il profumo delle vivande cucinate
è l’odore giusto, non vergognoso, ma appetitoso, vitale, pieno di umori e di
significati.
E il mangiare, in
quest’amalgama di odori e sapori e abilità culinaria, è un porsi in comunione
con le cose: la carne dell’animale, passata al fuoco e aromatizzata col
rosmarino dell’orto, l’uovo preso dal nido, il frutto colto dall’albero: è
tutta materia e vita, al servizio della vita”
Tratto dal
libro “Un eremo non è un guscio di lumaca”di Adriana Zarri
condivido il brano che riporti.
RispondiEliminaho cucina grande e viva, qui cuciniamo e mangiamo. e se la stufa è accesa il suo borbottio è un accompagnamento.
massimolegnani
Grazie per la visita e per il commento
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