lunedì 24 febbraio 2014

Nobili palazzi decaduti

Riporto di seguito un mio articolo già pubblicato sulla rivista on-line "La Mandragola" disponibile al link  http://www.lamandragola.org/?p=1801#more-1801


Molti paesi del Cilento – pur presentando un patrimonio artistico-architettonico di notevole pregio – non riescono ad esprimere una politica culturale degna di questo nome, essendo privi di iniziative e progetti volti a valorizzare le ricchezze storiche che si ritrovano. Spesso, non sanno andare oltre le immancabili sagre enogastronomiche estive, concentrate su degustazioni di prodotti tipici del territorio, inserite all’interno di pseudo percorsi storico-culturali.

Devo dire che non sono un assiduo frequentatore di queste feste mangerecce all’aperto, non seguo sempre la sagra delle zeppole né quella delle melanzane “mbuttunate” (di cui sono comunque ghiotto). Auspicherei che il richiamo a visitare un determinato paese fosse rivolto, qualche volta, all’aspetto culturale e non necessariamente a quello culinario, camuffato da percorso culturale. Sia ben chiaro che le eccezioni non mancano. Esistono sul territorio cilentano importanti appuntamenti culturali, ormai consolidati, che rappresentano un ottimo volano  per il rilancio del turismo e della cultura in tutto il circondario.

Sappiamo bene che il Cilento è costituito da oltre cento piccoli e medi comuni, ognuno dei quali annovera tra i propri tesori, palazzi nobiliari e antiche dimore caratterizzanti epoche anche diverse – per lo più di proprietà privata – che versano in cattive condizioni e non sono aperti al pubblico. Sarebbero, inoltre, necessari programmi di intervento molto intensi finalizzati al recupero dei centri storici attraverso un appropriato arredo urbano ed una migliore ottimizzazione degli spazi pubblici.

Non dobbiamo dimenticare che il Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano è patrimonio dell’Unesco per le sue bellezze naturali, ma anche per i suoi beni architettonici incastonati all’interno del suo meraviglioso scenario naturale. Pertanto, chi di dovere – in primis le amministrazioni locali – dovrà adoperarsi affinché il territorio venga adeguatamente protetto e non esca, quindi, dall’elenco dei siti mondiali tutelati.

Vorrei dire – senza fare alcuna polemica, ma solo per attirare l’attenzione su un problema molto importante – che chi amministra la “cosa pubblica” non dovrebbe mostrare indifferenza nei confronti di quegli edifici storici, che spesso caratterizzano il luogo, adducendo come scusa (almeno così credo) il fatto che gli stessi edifici siano di proprietà privata. Insomma non si può continuare a sfruttare l’immagine di un palazzo o di un castello, simboli del paese, e poi dimenticarsene; non si può catturare l’attenzione del visitatore con quella bella foto riportata su tutti i depliant, e poi deluderlo, senza dargli la possibilità di approfondire quella conoscenza storica.

L’obiezione che si fa è nota: ma quelle sono strutture private, a volte completamente chiuse e abbandonate da anni dagli stessi proprietari; quindi come si può mai pensare di poterle utilizzare per scopi pubblici e culturali?
Detta così la cosa sembrerebbe ineccepibile.
Però bisogna sforzarsi…prendere iniziative…non lasciarsi vincere dalle iniziali difficoltà; mi piacerebbe immaginare una maggiore collaborazione tra i Comuni interessati e i proprietari dei beni finalizzata al recupero di antiche dimore, veri scrigni della memoria storica dei luoghi di appartenenza.

Elevare culturalmente un paese significa, essenzialmente, far maturare in ogni suo abitante consapevolezza e sensibilità, affinché possa comprendere e apprezzare la bellezza del patrimonio che gli appartiene. E gli antichi palazzi signorili di cui sono costellati tutti i paesi del Cilento – per quanto siano di proprietà privata – appartengono idealmente anche ai cittadini tutti. Vorrei che i Cilentani potessero andare fieri dei loro austeri palazzi che dominano le colline su cui sorgono, a testimonianza dei fasti di un antico e nobile passato.

Non so bene quali e quanti complessi architettonici, ricadenti nei vari Comuni del Cilento, siano assoggettati al controllo della Soprintendenza dei beni artistici della provincia di Salerno e, quindi, alla sua tutela e alla sua valorizzazione. Io mi auguro che il supremo organo ministeriale vigili ed impedisca che tale patrimonio possa degradarsi definitivamente nella sua struttura fisica e quindi nel suo contenuto culturale.

Perché oggi, la prima impressione che un visitatore ne trae – osservando queste residenze che hanno ospitato nel passato marchesi e baroni, signori del territorio (sappiamo bene che ogni borgo ha il suo palazzo storico) – è quella del degrado e dell’incuria: basterebbe, per renderli accettabili almeno esternamente e far risaltare così quell’aura di nobiltà, che venissero liberati dai rovi e dalle sterpaglie da cui sono spesso avviluppati; acquisterebbero una immediata dignità, a prescindere da una loro eventuale futura fruibilità. E sarebbe il primo significativo passo verso la conservazione

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