mercoledì 29 gennaio 2014

Attenti a quei due


Ci sono due personaggi della letteratura che godono della mia simpatia: uno è “Oblomov”, dell’omonimo romanzo dello scrittore russo Goncarov, l’altro è lo scrivano “Bartleby” dello scrittore statunitense Herman Melville.
Oblomov è il rappresentante universale di quella pigrizia assoluta e indomabile, di quel comportamento ozioso e indolente che prende il nome di “oblomovismo”. Questo amante della vita comoda  vive di rendita in una tenuta di campagna, tra servi, contadini e amministratori dei suoi beni, standosene  sdraiato in poltrona tutto il giorno ad aspettare che il tempo passi. Inutilmente viene incalzato dai suoi collaboratori affinché faccia qualcosa e si liberi dalla sua inguaribile indolenza. Ma non c’è nulla da fare, perché il nostro eroe preferisce “il dolce far niente” a qualsiasi altra attività. E' felice così.
Bartleby, invece, è uno strano scrivano alle dipendenze di un avvocato, uscito dalla penna di Herman Melville, che apparentemente sembra un instancabile lavoratore, sempre chino sui suoi documenti in assoluto silenzio; guai, però, a chiedergli qualcosa, perché risponde sempre con la solita frase, come un ritornello: “preferisco di no”. Non esce altro dalla sua bocca.
Questi due personaggi, seppure nella loro diversità, sono i degni rappresentanti di una visione del mondo che non coincide affatto con quella che ci troviamo a vivere attualmente, caratterizzata dalla velocità, dalla massificazione dei comportamenti, dall’ iperattivismo sul lavoro e dalla frenesia. Sono il riflesso di una filosofia di vita che da una parte ci invita a non avere fretta e a dare spazio alla riflessione e dall’altra a ribellarci alla sopraffazione. Oblomov è l’eroe dell’ozio, dell’attesa, del “meglio aspettare”; Bartleby incarna, invece, il paladino della disubbidienza civile, colui che combatte il potere coercitivo dominante, che rompe l’equilibrio consolidato dalle regole e  dalle abitudini. Entrambi, con il loro atteggiamento controcorrente, sfidano il mondo circostante: il primo con la sua oziosità, il secondo con il suo diniego.

2 commenti:

  1. Non ci spiega però perché le sono simpatici i due; il primo presumibilmente perché lei si autodefinisce un "irriducibile ozioso", e il secondo?
    E in entrambi vedo il carattere attuale dei cilentani.

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    1. ...perché il secondo, come ho scritto, combatte il potere coercitivo, sa dire di no; e quest'atteggiamento un po' mi piace. Per quanto riguarda il carattere dei cilentani, occorrerebbe scrivere un post a parte....
      grazie per la lettura

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