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sabato 8 giugno 2024

La giornata d'uno scrutatore

 


Una giornata da scrutatore, in una sezione elettorale all’interno di un luogo di sventura come il Cottolengo di Torino, può insegnare qualcosa a un cittadino? E quel cittadino può arrivare alla fine della sua giornata, in qualche maniera, diverso da com’era al mattino? Non sto parlando delle elezioni europee che si stanno svolgendo in queste ore nei vari paesi dell'unione (…hanno poco da insegnare), ma di un romanzo di Italo Calvino che si intitola, appunto, “La giornata d’uno scrutatore”. Ebbene, solo un grande scrittore come Calvino poteva porsi simili domande e raccontarle in una storia (in meno di cento pagine) dove, praticamente, non succede quasi nulla. Solo le riflessioni del protagonista - Amerigo Ormea - un intellettuale comunista (alter ego dello scrittore), che si trova a osservare un mondo fatto di ricoverati infelici senza capacità di intendere, di parlare e di muoversi, ai quali viene imposta questa “finzione di libertà”: esercitare il diritto di voto (siamo nel 1953) accompagnati dai loro assistenti, un prete o una monaca.

Il mondo della bellezza, della sicurezza e della normalità sembra svanire all’orizzonte, di fronte a quel mondo di cittadini sfortunati. E’ un’Italia nascosta che non conta niente, quella che sfila davanti agli occhi del protagonista del libro, che viene però sfruttata per un voto. E’ il rovescio di quell’Italia che si mostra al sole, che cammina per le strade e che pretende e che produce e che consuma…è il Piemonte miserabile che sempre stringe dappresso il Piemonte efficiente e severo. Ma “se il solo mondo al mondo fosse il “Cottolengo”, pensava Amerigo, senza un mondo di fuori che, per esercitare la sua carità, lo sovrasta e schiaccia e umilia, forse anche questo mondo potrebbe diventare una società, iniziare una sua storia…e più la possibilità che il “Cottolengo” fosse l’unico mondo possibile lo sommergeva, più Amerigo si dibatteva per non esserne inghiottito”.

Mi è piaciuto molto questo libro: fa molto riflettere, così diverso dalle tematiche avventuroso-fantastiche dei romanzi più noti di Italo Calvino, il quale ebbe a dire che per scrivere un libro così breve come “La giornata d’uno scrutatore” ci mise ben dieci anni, più di quanto avesse impiegato per ogni altro suo lavoro.


6 commenti:

  1. Una volta feci lo scrutatore al Celio, l'ospedale militare romano.. i risultati di quella sola sezione potevano dar vita ad un parlamentino fumantino e falso di quelli che sarebbe piaciuto ad un odierno Vannacci. Il luogo, le circostanze, le pressioni, le impossibilità, il mondo piatto, senza sfumature.. ci sarà stato amore, di quello che arriva dove lo trasportiamo noi? Come sottolinea Calvino? Certo.. ma bisogna educarne comunque sforzi e mire. Farlo crescere guardando tutto attorno.. come noi ora dovremmo guardare all'Europa senza dar peso ai nostri personalissimi Cottolengo o Celio.

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    1. Il cottolengo, o il Celio (che hai sperimentato) sono la metafora dell'Italia: espressioni di interessi particolari. E chi va a votare si lascia facilmente abbindolare dalle promesse che non vengono mai mantenute. Tu dici: se non voti, sono gli altri che scelgono per te. D'accordo. Ma io chi dovrei scegliere? Quelli che sono stati scartati in Italia? Un amico una volta mi ha detto che lui votava il "meno peggio", che poi è stato sempre il mio partito (quando andavo a votare). Peccato davvero che non si presenti più....nemmeno in Europa :)

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  2. la metafora del Cottolengo è quanto mai attuale, a quale dei due mondi apparteniamo, a quello dei "normali" o a quello dei manipolabili?
    ml

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    1. Bella domanda: apparteniamo al mondo dei normali o a quello dei manipolabili? Qualcuno ha detto che in natura non esiste nessuno più perfido di una persona normale. E questa ipotesi confermerebbe quanto succede al Cottolengo di Calvino dove delle persone “normali” costringono a votare (per i propri subdoli fini elettorali) delle persone che normali non lo sono. E quindi non sono capaci di scegliere liberamente. Il problema, però, si pone in maniera diversa: chi sono i normali? Sono, forse, coloro che si adeguano ai comportamenti della maggioranza? Alle direttive di qualcuno che sta in alto? Se è così, la maggioranza – che viene continuamente manipolata dai mezzi di informazione e dalla pubblicità - non può che esprimere soggetti manipolabili. Quindi il mondo dei normali, mio caro Carlo, corrisponde a quello dei manipolabili. Ma il protagonista del libro di Calvino, chiamato a fare lo scrutatore al Cottolengo, si dibatte in quel mondo non mondo per non esserne inghiottito. E si pone un’altra domanda: fino a dove un essere umano può dirsi umano? E qui, la questione diventa assai complessa…
      Un caro saluto

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  3. Chissà perché Calvino ci avrà impiegato così tanto tempo per questo libro che non con altri suoi lavori?

    Magari in questo avrà avuto modo di riflettere sulle tante tematiche che riconducono alla politica e capire che non era poi così semplice scindere la vita politica dalla vita stessa,quasi come se tutto entrerebbe nella macchina della produzione e del consumo,perfino una relazione di coppia dove la donna con l'annuncio dell' attesa di un figlio ,non fa che rigenerare la stessa macchina.

    E noi ancora oggi a chiederci da che parte stare :)tra il paradosso di una percentuale in aumento e divisoria sempre più umana .

    Buona serata:)

    L.

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    1. Calvino andò una prima volta al Cottolengo, nel 1953, non come scrutatore ma candidato del Partito Comunista alle elezioni che ti tenevano quell’anno. Ebbe modo di assistere ad una discussione, in un seggio elettorale, tra democristiani e comunisti (che andavano per la maggiore a quei tempi) sul tipo di quella che sta al centro del suo libro. E fu lì che gli venne l’idea del racconto. Provò a scriverlo, ma non ci riusciva. Era a corto di immagini e fatti reali. E allora capì che doveva proprio vivere l’esperienza di uno scrutatore. L’occasione gli si presentò alle elezioni amministrative del 1961 quando, nominato scrutatore, trascorse due giorni al Cottolengo dove ebbe modo di conoscere una situazione davvero drammatica che gli avrebbe potuto ispirare solo una denuncia violentissima contro il potere dominante che si reggeva proprio su una raccolta di voti non sempre libera e democratica. Lui disse che preferì aspettare ancora un po' affinché quelle immagini sbiadissero un poco dalla memoria per far emergere “sempre più le riflessioni, i significati che da esse si irradiano, come un seguito di onde o cerchi concentrici”.
      Grazie e buona giornata a te.

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