mercoledì 1 dicembre 2021

Un'isola per cambiare vita

 


“che credibilità ha, chi non critica costruttivamente e fattivamente la sua vita, di criticare la società e il mondo?”

Simone Perotti, per chi non lo conosce, è un giornalista e scrittore nonché marinaio, di 56 anni. Un bel giorno del 2020 lui prende armi e bagagli e si trasferisce – insieme alla sua compagna - su un’isola greca dove ricostruisce un rudere, di fronte al mare, e ne fa la sua dimora prediletta, una casa a impatto zero, autonoma sotto tutti gli aspetti. Dalla città se ne era già scappato nel gennaio 2008, quando aveva lasciato Milano, licenziandosi dall’azienda in cui lavorava come manager, per rifugiarsi in una casetta di pietra in una vallata ligure, ristrutturata con le sue mani. Aveva deciso di vivere con il poco che riusciva ad ottenere vendendo i suoi libri, però coltivando l’orto, facendo il pane e riciclando qualsiasi cosa. “Sentivo che dovevo vivere altre vite e non proseguire con la stessa per i prossimi trenta”, scrive nel suo libro “L’altra via” con sottotitolo “costruirsi da soli una casa, progettare per tutti una nuova vita” (Solferino). Ma la vallata ligure non gli bastava. Aveva navigato per anni tra le isole mediterranee e ora aveva la sensazione che “bisognasse mettersi in salvo, e che andasse escogitata una strategia di sopravvivenza per tentare di rimanere esseri umani”. Ecco, quindi, l’isola greca di Citera, distesa tra lo Ionio e l’Egeo, l’ultima tappa di questo suo percorso esistenziale. La sua ancora di salvezza.

Ora ci si domanda: ma che cosa può spingere, oggi, un uomo a lasciare le sicurezze e le comodità di una vita per un’isola remota? La risposta la possiamo trovare leggendo il suo libro, che Perotti ha scritto anche “per suscitare una riflessione allargata” : non gli andava, egli dice, “di saltare dal treno in fiamme da solo”. Mi limito a riportare, di seguito, alcune sue riflessioni in cui mi ritrovo (e per questo lo ringrazio) anche se - lo ammetto – io forse non sarei mai capace di fare una scelta di vita così radicale. Però mi piace sognarla.

“Io e F. cercavamo un po' di cose per vivere decentemente, ed eravamo pronti a pagare tutti i prezzi necessari, soprattutto in termini di scelte. L’isolamento, per esempio. Siamo gente a cui piace stare con gli altri, ma abbiamo bisogno di solitudine per una quota maggioritaria del tempo. Solitudine dal mondo, e anche l’uno dall’altra…Io vivo come una specie di eremita da ben prima di conoscerla. Se esco di casa è perché sto partendo, altrimenti non mi si vede mai in giro. Poi, all’improvviso, mi viene un gran desiderio di stare con le persone che amo, e allora scateno baccanali, organizzo una festa, ma fino a quel momento posso stare da solo per mesi, in compagnia delle mie moltitudini. Ho lasciato lavoro, carriera, stipendio per studiare e scrivere, due cose che si fanno da soli…Non ci piace il rumore della città, né qualunque affollamento. Se c’è da fare una fila, cambiamo programma…

Io dalla città sono venuto via perché non potevo più vivere senza avere intorno alberi, senza gli animali del bosco, a pochi metri da me, senza la terra sotto le piante dei miei piedi…Ho regalato tutti i vestiti nell’armadio, decine di cravatte, una marea di oggetti inutili, simboli di un camuffamento innaturale. Vivo un’estate intera con una maglia, sempre con lo stesso paio di braghette sdrucite. Se si strappano le cucio. Sto scalzo sette o otto mesi l’anno…Siamo entrambi del tutto disinteressati ai vestiti firmati, ai negozi, ai centri commerciali, al consumo…Non ci interessano le automobili, altro che per la funzione che svolgono.

Sono anche convinto che nelle città, tra mutamenti del clima e minacce di vario genere, le cose andranno sempre peggio. Non sopporto il traffico, l’affollamento, l’idea stessa che bisogna comprare tutto, che non si possa fare niente per proprio conto…Entrambi amiamo il Sud, il profumo di limone, fico, finocchio selvatico. Più che amarlo, ne abbiamo bisogno…

Diciamo anche le cose come stanno: non ci riconosciamo più nella società degli uomini, almeno per come è diventata nella maggioranza dei casi. Lo so che suona male, e mi vergogno anche un po' a scriverlo, ma non ci posso fare niente…E tuttavia, quasi tutto quello che sento oggi, che leggo sui social network, sui giornali, che vedo accadere, mi appare distante, sembra l’eco di una voce che parla in una lingua che non possiedo. Il telegiornale riferisce fatti e opinioni di una cultura che non è la mia, dove le cose hanno un ordine di importanza capovolto, e dove tutto pare destinato a peggiorare, insistere nella direzione sbagliata. In questo ultimo periodo, poi, se ascolto un notiziario o un programma di approfondimento, non condivido nulla, non i contenuti, non le espressioni, e neppure il tono dato alle parole. …Per me è come se ci fosse un’occupazione in corso, come se un esercito alieno stesse dilagando, e bisognasse andare in montagna per rimanere liberi, facendo i partigiani…Noi ci autofinanziamo con l’autonomia, l’autoproduzione e la sobrietà…non andiamo quasi mai al ristorante, perché pagare di più ciò che potremmo prepararci con maggiore soddisfazione e un decimo del costo non è sensato…non compriamo niente che non sia necessario. Siamo ambientalisti, senza alcun radicalismo o fisse inutili, ma in modo determinato e sistematico, ogni giorno, il più possibile, scegliendo le pratiche migliori…Se andiamo su una spiaggia, torniamo sempre con una busta di plastica piena di immondizia raccolta lì. Ho stimato che per un’isola come l’Elba basterebbe che circolassero trenta persone motivate e sarebbe il luogo più pulito del mondo…

Gli italiani sono cambiati, sono tesi, ansiosi, angosciati, arrabbiati, e avere sempre intorno gente col fiato corto fa male…sono diventati troppo spesso arroganti, annoiati e ignoranti come delle zappe vecchie, e in più con un pessimo carattere. Ci sono in giro un mucchio di razzisti, intolleranti, gente che quando parla mi fa rabbrividire…viviamo tutti con un insufficiente spazio per lo spirito, e poco anche pe la vita solitaria e le relazioni autentiche…

Quando non si buttava niente, ogni cosa veniva rispettata per il valore che aveva, cioè per la fatica che era costata produrla. Nella mia Repubblica ideale, l’atto di gettare via è un reato…a me il buon contadino di un tempo affascina per alcune cose, ma non aspiro affatto a tornare ai suoi tempi. Voglio progredire, non recedere…Abitare non è un fatto occasionale, temporaneo, dettato dall’esigenza strumentale di stare lì perché l’ufficio è vicino, o perchè c’è la fermata del metrò. Questo accade nelle città, è normale nel nostro alienato sistema di vita, dove abitare non è più una funzione del vivere. Si vive dove si abita, mentre dovrebbe essere il contrario…

Il denaro, uno strumento, è diventato l’obiettivo assoluto: un fine. E pensare che il denaro era nato per semplificare il negotium: un portafogli in tasca era più pratico che andare in giro con tre galline da barattare con una zappa. Il mezzo che diventa obiettivo finale è il tipico campanello d’allarme della nevrosi…Ci assicuriamo per tutta la vita contro danni che mai o quasi mai subiamo…correre dietro alle sicurezze assolute si vive sempre più insicuri, assediati dalla paura, e per di più incapaci di difenderci a dovere…L’uomo antico, che pativa ogni genere di rischio (invasioni, malattie, soprusi, fame, carestie, violenza…) senza medicine, diritti, risarcimenti e aiuti statali, pare vivesse più sereno di noi…”



8 commenti:

  1. Comprerò il libro. Non riuscirò a scappare su un'isola dell'Egeo ma mi piace pensare di esserci riuscito.

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    1. Ciao Enzo, bentornato!
      Io su un'isola dell'Egeo, o di qualsiasi altro mare, ci sto da tempo...ma con lo spirito. Ed è già qualcosa. Un saluto

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  2. Direi che la domanda di apertura è una perfetta analisi di autocritica,che acquisisce credibilità dal momento in cui l'individuo soggettivamente riesce a mettere se stesso in discussione,valutando il proprio sentire interiore che si sente prigioniero in una realtà distante dalla sua vera natura.

    - Lo so che suona male, e mi vergogno anche un po' a scriverlo, ma non ci posso fare niente…E tuttavia, quasi tutto quello che sento oggi, che leggo sui social network, sui giornali, che vedo accadere, mi appare distante, sembra l’eco di una voce che parla in una lingua che non possiedo. Il telegiornale riferisce fatti e opinioni di una cultura che non è la mia, dove le cose hanno un ordine di importanza capovolto, e dove tutto pare destinato a peggiorare, insistere nella direzione sbagliata.


    Queste righe mi fanno davvero capire cosa voglia dire il "senso di appartenenza" proprio attraverso la non appartenenza.

    Non conoscevo questo scrittore e grazie come sempre per questa rivelazione:)

    Buona domenica


    L.

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    1. Cambiare modello di vita, abitudini consolidate, rinunciare a qualcosa, è una cosa molto faticosa, complessa. E non penso che la gente abbia tanta voglia di cambiare, almeno da come si comporta e visto quello che è successo durante questa pandemia. Ci siamo lamentati di quello che stavamo vivendo a livello planetario e non di come eravamo sempre vissuti: questo è il paradosso. Ce la siamo presa, e continuiamo a farlo, con le norme restrittive poste in essere dalle istituzioni pubbliche e non spendiamo una parola per la sconsideratezza dell’attuale modello sociale ed economico. Ecco, questo è il messaggio del libro: un’idea provocatoria per una diversa filosofia di vita. Ciao L.

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  3. Ti dirò anche... che se tutti ambissero allo stesso cambiamento radicale del nostro scrittore,giornalista un po mi preoccuperei ,nel senso che non sarei poi tanto ottimista sul rispetto alla natura di quest'isola.Forse per come sono io non dovrei sottovalutare l'umanità con questa considerazione drastica ...forse però le cose vanno esattamente come dovrebbero andare ,di pari passo come l'umanità ha sempre fatto emergere.Tu citi la pandemia ,ma con tutte le responsabilità che accolliamo ai dirigenti politici Noi come umani cosa abbiamo fatto se non l'ennesima guerra contesa tra due fazioni?Con la facilità di consultazione di notizie che offre internet oggi ,spesso mi sento abbersagliata da tanti "esperti" che con un link ti portano ad altri esperti ritenuti tali solo perché fanno parte dello stesso orientamento politico e non importa ciò che scrivono perché per loro è verità assoluta,peccato pure che magari quando hai cliccato su certe pagine hai acconsentito inconsapevolmente (!?) a favorire anche un processo di "guadagno "che nulla ha a che fare con l'importanza del tema che cerchi.

    Ognuno di noi credo che debba fare i conti con la tutela del "piccolo pezzo di isola" che gli è stato affidato ,a questo purtroppo ancora in pochi pensano.E qui potrei incollare tanti tuoi profondi post che hanno trattato una tematica importante che si nasconde bene nella massa.Ad esempio "La società signorile di massa" un tuo post esemplare:)

    Buona settimana


    L.

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    1. Grazie per le tue parole che sono sempre incisive. Spero proprio che non tutti si trasferiscano sulle isole: sarebbe la loro fine. 😊. Comunque, a parte gli scherzi, sono d’accordo con te. Ognuno di noi dovrebbe occuparsi in maniera responsabile e civile del piccolo spazio che gli è stato affidato, per il bene di tutti. Madre Teresa di Calcutta sosteneva che “Se tutti pulissero davanti alla propria porta, il mondo sarebbe pulito”. Ora, se venisse rispettato questo semplice principio in ogni città, tutte le strade lungo le quali sorgono i vari esercizi commerciali assumerebbero un aspetto migliore. E già sarebbe un piccolo passo al cambiamento. Ma la vedo dura…Ciao L., stammi bene!

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  4. Sai quanto ami le isole, e quanto mi piacerebbe vivere con solo il necessario, lontano dal caos, ma difficilmente potrei vivere in maniera estrema come Simone Perotti, anche se poi, a ben guardare, gli tocca entrare nei meccanismi di un marketing ancora ben presente, per pubblicare e vendere il suo libro. Mi accontenterei di meno, nessuna notorietà, ma anche nessuna noia, niente traffico, le nostre pensioni ampiamente sufficienti per una casetta, qualche cena fuori, spiaggette d'estate, passeggiate quando il clima è meno lieve e mite.
    Chiedo troppo?

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    1. Chiedi quello che più ti piace, ci mancherebbe! Ma la tua filosofia di vita è uguale a quella di Perotti, anche se con traguardi diversi. Ciao

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