domenica 2 settembre 2018

Abbiamo paura del "vuoto"



Io penso che ciò che manca nella società in cui viviamo e, soprattutto, nella vita delle tante persone “super impegnate”, sia un rigenerante e salutare “spazio vuoto”, inteso come momento di pausa e di riflessione quotidiana. Quel “vuoto” fatto di silenzi... di assenza di rumori molesti...di raccoglimento....di attesa. Quel vuoto che ci permetta di riflettere e di stare con noi stessi, di pensare, di progettare e di accantonare, per qualche istante, oggetti e occasioni che hanno reso la nostra esistenza sempre più nevrotica. Il “vuoto”, anche nella sua accezione positiva, ci fa paura e lo viviamo come un incubo; siamo sempre alla ricerca spasmodica di qualcosa che possa riempirlo, qualora si dovesse presentare durante la nostra giornata, tra un impegno e l’altro, tra un incontro culturale ed una riunione di lavoro, tra un corso di inglese ed uno di pianoforte, tra un esercizio in palestra e una gara di ballo, tra un acquisto al centro commerciale e un cazzeggiare con il telefonino.
 
Siamo terrorizzati dal vuoto e allora dobbiamo imbottirlo a tutti i costi di messaggi....di telefonate....di oggetti...di musica come sottofondo, ma non per ascoltare musica, ma solo per non ascoltare il silenzio. Il costante bombardamento di immagini, di informazioni, di pubblicità visiva e uditiva dovrebbe suscitare in chiunque una reazione di rifiuto. Ma non succede. Siamo assuefatti ad ogni forma di orrore. Anche il nostro paesaggio urbano in cui viviamo abitualmente ( e mi riferisco soprattutto alle grandi città ) è saturo di un’infinità di segnali visivi disturbanti, di graffiti e di pitture murali di ogni genere, di insegne pubblicitarie, di rumori, di sporcizia e di macchine che riempiono ogni spazio disponibile.

Maestra di riempimento è, naturalmente, la televisione. Trasmette 24 ore su 24. Senza fine. Senza vuoti. Qualche secondo di pausa tra una trasmissione e l’altra crea panico e imbarazzo. Lo si capisce subito se si presenta un piccolo impedimento tecnico, per cui le immagini o il servizio non partono: immediatamente si legge il terrore sul viso del malcapitato giornalista. Non sono ammesse pause, la narrazione deve essere continua e costante. Con una momentanea sospensione, il telespettatore può anche pensare con la sua testa e allora potrebbe decidere di spegnere quei 42 pollici che arredano la sua casa. O cambiare canale. Ed ecco allora che la pausa diventa un pericolo da evitare a tutti i costi.

Abbiamo perduto quell’antico modo di fare televisione, il cui palinsesto prevedeva un inizio ed una fine. E con la fine dei programmi serali si presentava davanti a noi un bellissimo “vuoto”, da riempire – se Morfeo tardava a venire - leggendo un libro o chiacchierando con una persona cara. Ricordo con nostalgia quell’intervallo televisivo che veniva trasmesso tra un programma e l’altro senza messaggi pubblicitari, fatto solo di fotografie, in bianco e nero, di vecchi borghi o di greggi di pecore che pascolavano, il tutto accompagnato con un dolce sottofondo musicale. Erano sprazzi di autentica felicità e di rilassamento. Sono disgustato dal “troppo pieno”, che ormai affligge la società in cui viviamo e quindi auspico un ritorno graduale ad un piacevole “vuoto” quotidiano: di oggetti, di impegni, di immagini, di notizie che generano altre notizie che a loro volta fanno nascere smentite e contro-smentite, di messaggi pubblicitari che invadono le nostre esistenze, tant’è che alla fine gli occhi e la mente finiscono per percepirli solo come consueti e irrinunciabili rumori di fondo. Le nostre capacità percettive e sensoriali sono straordinarie, però a tutto c’è un limite.

14 commenti:

  1. condivido in pieno le tue parole e il tono morbido di queste.
    In pittura avevano coniato il termine "horror vacui" riferito a quegli artisti (credo di scuola barocca) che stipavano la tela di dettagli, aggiunte, orpelli, quasi che uno spicchio di cielo o un angolo buio costituissero un "vuoto" angosciante. Ecco la nostra epoca soffre della medesima angoscia e chi non ne è affetto fatica a ritagliarsi uno spazio gradevolmente vuoto.
    massimolegnani

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    1. Grazie per le tue parole. Tempo fa il grande critico d'arte Gillo Dorfles (morto alla bella età di 107 anni) scrisse un libro molto interessante che si intitola "Horror pleni" con cui sosteneva che noi oggi viviamo esattamente il contrario dell'horror vacui in quanto siamo completamente saturi di "rumori" e di messaggi visivi e cartacei che non comunicano più niente. Viviamo nel "troppo pieno", una condizione questa che ci porta a rincorrere sempre qualcosa, senza mai una pausa, una riflessione. Senza mai un vuoto, appunto: di impegni, di notizie, di immagini, di messaggi...

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  2. ...ed ecco perché non ho telefonino, non ho televisore in camera ed uso internet con parsimonia...
    Il silenzio fa paura, forse molti non sanno più pensare con la propria testa o temono il vuoto che hanno dentro.
    (ogni tanto mi fermo per un salutino, ciao!)

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    1. Ciao Marzia. Se è per questo neanche io ho il telefonino, guardo poco la televisione (che non sta in camera da letto) ed uso internet con parsimonia. Abbiamo gli stessi vizi...Un saluto

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  3. La solitudine terrorizza. Un vicolo deserto, una spiaggia vuota, un lago che respira, una sera di silenzio, una vetta ed il suo cielo.
    Dici bene...quando manca la corrente, alcuni si sentono perduti, altri, magicamente, si ritrovano.

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    1. Tra quelli che si ritrovano c'è il sottoscritto...ciao Franco

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  4. Concordo in pieno con il tuo post. Credo che a volte poi ci sia chi ha paura dello spazio vuoto nella sua giornata e nella sua vita solo perché non è in pace con se stesso e non ha la forza di leggersi dentro e provare a cambiare la sua vita.

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  5. Spesso il vuoto è percepito come assenza di senso, una sorta di morte cosciente, mentre il vuoto è spesso uno spazio in regalo, da riempire come si crede

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    1. Mi piace questa tua affermazione, il vuoto come "spazio in regalo". Purtroppo è un regalo che non sappiamo apprezzarlo. Anzi ne abbiamo paura.

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  6. Temo che anche i nostri blog cerchino di mascherare il vuoto di cui parli. Un tempo e una società lontane ( non migliore in assoluto ma diversa)il vuoto era spazio e non era cattivo: potevi usarlo a tuo piacimento e c'era chi sapeva farlo bene e chi invece non lo usava affatto. Oggi come ben dici ne abbiamo paura e pur di non averlo tra i piedi lo riempiano di cose talmente stupide da non riuscire mai a esserne soddisfatti.

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  7. Probabilmente, come dici tu, anche i nostri blog li utilizziamo per riempire un vuoto. Però - diciamocelo - se questi spazi sono ben fatti (e non mi riferisco certamente al mio...non ho questa pretesa), costituiscono senz'altro un buon riempimento. Se non altro ci danno la possibilità di scrivere, attività questa tra le più nobili in assoluto. E poi sono d'accordo con te: il passato non va visto come il paradiso perduto. Tuttavia, chi ha qualche anno in più sulle spalle (come il sottoscritto) ricorda che in quegli anni esisteva un modo diverso di gestire e percepire il tempo, non falsato dai moderni mezzi tecnologici che lo velocizzano sempre di più, creando spazi vuoti da riempire ad ogni costo, di cui abbiamo una fottuta paura.

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  8. Hai menzionato la televisione stamattina ed io mi sono ricordata di questo post letto proprio ieri sera!
    Beh ,qui mi sento davvero a casa,come se ti conoscessi da tanto tempo...anche se un po'te lo avevo già accennato.

    Mi chiedo perché tu riesci a sentire così bene e tanti ancora no?

    Perché tu riesci a percepire il valore della vita attraverso la tua natura interiore e ad esternarla così chiara ,semplice e precisa...e tanti ancora no?

    Sai come è iniziato il mio viaggio tra anime virtuali?
    Con un articolo dedicato ad un seduttore che vende libri agli uomini per conquistate una donna!:-)Ovviamente i libri erano tutti rivolti al :Come essere se stessi!

    Allora io scrissi al blogger/seduttore disapprovando la manipolazione che faceva sugli stessi uomini soprattutto,gli scrissi che stava cercando di fare essere tutti come lui stesso non come se stessi:-),in più lui otteneva anche un profitto economico oltre che a snaturare l'uomo che per conquistare la donna recita il suo manuale di istruzione:-)

    Tanta comicità che sostanzialmente non voleva attaccare in nessun modo né l'uomo e né tantomeno la donna...ma la manipolazione in chi purtroppo spesso travolge sotto svariate forme...non solo per televisione anche se è la fonte più estesa!

    La cosa che nessuno potrà portarci via è questo straordinario modo di sentire...quando e se questo sentire fallirà allora non ho più nulla in cui credere,perché la finzione diverrà la nuova era!

    Grazie sempre a te.

    L.

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  9. Purtroppo siamo già nella nuova era: l'era della finzione e della manipolazione. Oggi la bugia, anche la più evidente perchè documentata, ha la stessa valenza della verità. Basta assistere ad una delle tante trasmissioni televisive in cui c'è sempre qualcuno che dice che 2 + 2 non fa 4 ma 5. E tantissimi ci credono. La manipolazione delle menti, poi, è la cosa più preoccupante e perciò dobbiamo stare molto attenti. E' chiaro che il nostro modo di sentire, così simile, non potrà mai salvare il mondo...tutt'al più ci salveremo noi. Ma pagando un prezzo durissimo, che è l'emarginazione. Si, perchè quando non ci si comporta secondo l'andazzo generale, si viene emarginati dal sistema che governa le nostre coscienze. Ma questo a me non interessa e quindi continuerò a pensare con la mia testa.
    La manipolazione di quel blogger/seduttore fa un pò ridere, quindi non mi preoccupa...così come fanno ridere coloro che credono di poter conquistare una donna leggendo le istruzioni su un libro :-)
    P.S. - Ma non vorrai mica leggere tutti i miei post? (rido...)

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