martedì 31 maggio 2016

L'amicizia secondo Proust



“…stupisce scoprire come Proust avesse un’idea piuttosto pessimistica dell’amicizia, e quanto fosse limitato il valore che attribuiva alle sue amicizie, o a quelle di chiunque altro. A dispetto delle sue doti di brillante conversatore e amabile ospite, Proust riteneva:
- che avrebbe potuto fare ugualmente amicizia con un divano

<< L’artista che rinuncia a un’ora di lavoro per conversare con un amico sa di sacrificare una realtà per qualcosa che non esiste (gli amici essendo tali solo in quella dolce follia che ci prende nel corso della vita, alla quale ci prestiamo, ma che dal fondo della nostra intelligenza consideriamo l’errore di un folle che creda vivi i mobili e conversi con loro).>>

- che parlare è un’attività futile
<< Conversare, che è il modo in cui si esprime l’amicizia, significa perdersi in superficiali divagazioni, che non ci danno niente che valga la pena acquisire. Possiamo parlare per una vita senza fare altro che ripetere all’infinito la vacuità di un minuto.>>

- che l’amicizia è uno sforzo inutile
<<… diretto a farci sacrificare la sola parte vera e incomunicabile (se non per mezzo dell’arte) di noi stessi a un io superficiale.>>

- e che l’amicizia alla fin fine non è che
<<… una bugia che cerca di farci credere che non siamo irrimediabilmente soli.>>

“Ciò non vuol dire che fosse un insensibile, o che fosse un misantropo, o che non avesse il desiderio di vedere degli amici (…) Semplicemente, Proust diffidava delle dichiarazioni troppo esaltate in favore dell’amicizia…”

tratto da “Come Proust può cambiarvi la vita”
di Alain De Botton – Guanda Editore

 

8 commenti:

  1. L'amicizia è particolare. Io a volte confido robe turche più facilmente a sconosciuti. Un po' perché libero da lacciuoli e condizionamenti, e un po' perché essendolo anche loro, puoi beccarti un suggerimento veramente obiettivo ai tuoi problemi. Ed ascoltare i loro senza pregiudizi. Inevitabili questi ultimi quando le amicizie sono teoricamente storiche.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il problema nasce quando lo "sconosciuto" diventa un tuo amico e ti conosce un po' meglio. Sarà ancora capace di ascoltarti senza pregiudizi? Ciao Franco :-)

      Elimina
  2. Non aveva tutti i torti: io diffido di quelle persone che dicono di avere tanti amici. S.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sono d'accordo con te: gli amici, quelli veri, sono davvero pochi

      Elimina
  3. non m'aspettavo questo cinismo in Proust, ma confesso che lo conosco poco, è più il pre-concetto che mi ero fatto di lui.
    massimolegnani

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Si, è vero: il suo cinismo è palpabile. E' come se dicesse: io non ho bisogno di nessuno perché sono Proust. A volte i "grandi" son fatti così. Ma loro se lo possono permettere.. :-) Ciao Carlo

      Elimina
  4. Il concetto di amicizia è troppo vago comprende anche le conoscenze più o meno approfondite. se parliamo di amicizia vera non è così. con gli amici veri (che son rari)si può anche non parlare e ci si capisce lo stesso

    RispondiElimina