mercoledì 2 settembre 2015

Malati di denaro


Oltre ad essere un autorevole psichiatra, la cui competenza è riconosciuta a livello internazionale, Vittorino Andreoli è anche un grande scrittore e saggista. Si definisce un “pessimista attivo” che si sforza di illuminare i lettori attraverso la forza delle parole e non ha difficoltà nel dire che non ama molto questa nostra società, fondata sui soldi e sulle cose inutili, sulla falsità e sull’ipocrisia, sulla violenza e sulla volgarità: una società senza cultura che lui considera una delle peggiori in cui ha vissuto.

"Io amo l’uomo rotto” afferma in un suo libro “Il denaro in testa” dove affronta un tema che riveste una straordinaria importanza, che è quello dei soldi, “a quest’uomo mi sono sempre  dedicato e ora so che esiste anche il malato di denaro, l’uomo di denari”.
 
Egli ritiene che in questa società il denaro non sempre viene usato per acquistare  delle cose utili e necessarie alla vita di tutti i giorni, ma spesso viene utilizzato  per esibire il proprio potere, la propria forza, come espressione esibizionistica delle proprie possibilità, come misura di tutte le cose. E’ diventato strumento di corruzione e di prostituzione: per il denaro si vendono le proprie idee, la propria dignità, la propria morale.

L’autore afferma che il denaro, nei suoi confronti, ha sempre esercitato un duplice sentimento di paura; da una parte la paura di non averne abbastanza - con tutte le conseguenze che tale rischio comporterebbe - e dall’altra la paura dell’eccesso, della ricchezza. Vive pertanto il denaro come un vero pericolo, mettendo sempre un freno alle sue possibilità di guadagno.

Per Andreoli, la ricchezza è una vera e propria malattia sociale in quanto suggerisce una visione distorta del mondo e della società. Ci si sente intoccabili grazie al denaro, favoriti dalla ricchezza e dai suoi simboli esteriori, capaci di ottenere qualsiasi cosa. “La ricchezza copre tutto: la volgarità, la stupidità, l’ignoranza” fa notare l’autore del libro “è frutto non di doti speciali, ma di abilità che a volte accomunano il ricco e il criminale”. Quindi il denaro come mezzo per corrompere, per comprare favori, per acquisire potere, per evitare il carcere attraverso leggi ad personam. La cronaca di questi ultimi anni è ricca di casi simili.

Pesanti accuse sono rivolte anche agli intellettuali del nostro paese, che contribuiscono con i loro comportamenti allo scempio della cultura, anch’essi attratti dal denaro “che si arricchiscono servendo un potente che giustificano per tutto ciò che fa senza pudore, mercanteggiando ogni morale...senza preoccuparsi delle idee dalle quali dovrebbero dipendere”.

L’autore fa notare come oggi la combinazione ricco-ignorante sia sempre più diffusa, mentre nel passato tale binomio era raro se non impossibile: risulta, pertanto, sempre più evidente poter diventare ricchi senza cultura, senza avere mai letto un libro, evadendo il fisco, imbrogliando il prossimo, non rispettando le leggi e le regole per una civile convivenza.

Il denaro, quindi, condiziona in negativo i comportamenti dell’uomo e della sua esistenza e per evitare la catastrofe e migliorare questa nostra società, Andreoli ritiene che bisogna partire dall’uomo e dai suoi veri bisogni, perché una economia disinteressata all’uomo porta a conflitti che, fra l’altro, hanno costi spaventosi.

 

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