Oltre ad essere un autorevole
psichiatra, la cui competenza è riconosciuta a livello internazionale,
Vittorino Andreoli è anche un grande scrittore e saggista. Si definisce un “pessimista
attivo” che si sforza di illuminare i lettori attraverso la forza delle parole
e non ha difficoltà nel dire che non ama molto questa nostra società, fondata
sui soldi e sulle cose inutili, sulla falsità e sull’ipocrisia, sulla violenza
e sulla volgarità: una società senza cultura che lui considera una delle
peggiori in cui ha vissuto.
"Io amo l’uomo rotto” afferma in un suo libro “Il denaro in testa” dove
affronta un tema che riveste una straordinaria importanza, che è quello dei
soldi, “a quest’uomo mi sono sempre dedicato e ora so che esiste anche il malato
di denaro, l’uomo di denari”.
Egli ritiene che in questa
società il denaro non sempre viene usato per acquistare delle cose utili e necessarie alla vita di
tutti i giorni, ma spesso viene utilizzato
per esibire il proprio potere, la propria forza, come espressione
esibizionistica delle proprie possibilità, come misura di tutte le cose. E’
diventato strumento di corruzione e di prostituzione: per il denaro si vendono
le proprie idee, la propria dignità, la propria morale.
L’autore afferma che il denaro,
nei suoi confronti, ha sempre esercitato un duplice sentimento di paura; da una
parte la paura di non averne abbastanza - con tutte le conseguenze che tale
rischio comporterebbe - e dall’altra la paura dell’eccesso, della ricchezza.
Vive pertanto il denaro come un vero pericolo, mettendo sempre un freno alle
sue possibilità di guadagno.
Per Andreoli, la ricchezza è una
vera e propria malattia sociale in quanto suggerisce una visione distorta del mondo
e della società. Ci si sente intoccabili grazie al denaro, favoriti dalla
ricchezza e dai suoi simboli esteriori, capaci di ottenere qualsiasi cosa. “La ricchezza copre tutto: la volgarità, la
stupidità, l’ignoranza” fa notare l’autore del libro “è frutto non di doti speciali, ma di abilità che a volte accomunano il
ricco e il criminale”. Quindi il denaro come mezzo per corrompere, per
comprare favori, per acquisire potere, per evitare il carcere attraverso leggi
ad personam. La cronaca di questi ultimi anni è ricca di casi simili.
Pesanti accuse sono rivolte anche
agli intellettuali del nostro paese, che contribuiscono con i loro
comportamenti allo scempio della cultura, anch’essi attratti dal denaro “che si arricchiscono servendo un potente
che giustificano per tutto ciò che fa senza pudore, mercanteggiando ogni
morale...senza preoccuparsi delle idee dalle quali dovrebbero dipendere”.
L’autore fa notare come oggi la
combinazione ricco-ignorante sia sempre più diffusa, mentre nel passato tale
binomio era raro se non impossibile: risulta, pertanto, sempre più evidente
poter diventare ricchi senza cultura, senza avere mai letto un libro, evadendo
il fisco, imbrogliando il prossimo, non rispettando le leggi e le regole per
una civile convivenza.
Il denaro, quindi, condiziona in
negativo i comportamenti dell’uomo e della sua esistenza e per evitare la
catastrofe e migliorare questa nostra società, Andreoli ritiene che bisogna
partire dall’uomo e dai suoi veri bisogni, perché una economia disinteressata
all’uomo porta a conflitti che, fra l’altro, hanno costi spaventosi.
Non so perché ma i libri di certi autori/studiosi non mi attraggono per niente.
RispondiEliminaDe gustibus non disputandum est...;-)
RispondiEliminaSoprattutto in relazione alle proprie letture!
EliminaSono d'accordo.
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