Sono convinto che la felicità,
così come il nostro buon umore, siano spesso legati all’ambiente in cui si vive,
dipendano in maniera rilevante dalle cose belle da cui si è circondati oltre
che dal senso civico e dall’intelligenza delle persone con cui ci si rapporta.
Insomma luoghi e persone influiscono decisamente, con le proprie peculiarità,
sul nostro carattere che si modifica e varia con essi. E quanto più gli stessi sono
lontani da questi canoni etico-estetici, tanto più il nostro atteggiamento
positivo e gioviale farà fatica ad imporsi. Tutti noi, nel bene e nel male, ci
troviamo ad essere persone diverse in luoghi diversi. Se si ha la fortuna di
vivere in un bel quartiere, o in un piccolo centro a misura d’uomo, con
un’architettura ben inserita nel contesto urbano e ambientale, dove si dà
grande spazio al verde, dove il silenzio è più forte del rumore, la nostra
salute mentale e quindi il nostro equilibrio psico-fisico ne troveranno
certamente giovamento. Al contrario, se la nostra esistenza la viviamo in
tutt’altri ambienti, dove il degrado e l’abbandono regnano sovrani, la
possibilità che il malumore non ci
abbandoni e che costituisca, anzi, la nostra caratteristica, diventa sempre più
probabile.
Esistono, infatti, luoghi che
ci elevano e ci migliorano; altri, invece, ci trascinano verso il basso e ci
affliggono. E questo vale anche per le persone che frequentiamo: talune hanno
la straordinaria capacità di arricchirci interiormente, facendoci sentire
migliori, altre invece, svuotano la nostra intelligenza, ci avviliscono e -
quest’ultime – prevalgono sempre rispetto alle prime. E’ innegabile che esista
un legame strettissimo tra le cose belle e l’entusiasmo da una parte, e la
sofferenza e le cose brutte dall’altra. Ma ahimè! In questo nostro mondo siamo
sempre di più circondati da cose brutte. Siamo di continuo attorniati da
comportamenti volgari e incivili, che mettono a dura prova la nostra capacità
di sopportazione.
Guardare un bel panorama,
ammirare un capolavoro architettonico, passeggiare lungo un viale alberato,
rafforza il senso morale, fa desiderare il bene e riempie il cuore di emozione.
Al contrario, stare pigiati su un autobus o su un treno di pendolari all’ora di
punta, o semplicemente camminare lungo le strade sporche e rumorose di un
qualsiasi quartiere cittadino, fatto di brutti palazzi, in mezzo ad un mare di
macchine, tra gli escrementi dei cani, la sporcizia ed i graffiti sui muri,
irrita la sensibilità, svilisce la dignità, peggiora l’umore di qualsiasi
persona dotata di un minimo di sensibilità. E queste ultime situazioni in cui
ci veniamo a trovare quotidianamente, anzi con cui ci scontriamo tutti i giorni
e che ci spingono verso il basso – ripeto - sono sempre più numerose di quelle
situazioni piacevoli che ci esaltano e ci fanno stare bene.
La felicità è legata, in
primis, alla bellezza visiva: bellezza di un’opera d’arte, bellezza di un paesaggio,
bellezza di un edificio. Stendhal scrisse che la bellezza è una promessa di
felicità e che esistono tanti stili di bellezza quante sono le visioni della
felicità. Ma la nostra felicità è legata soprattutto al contesto urbano in cui
viviamo, all’edificio in cui abitiamo, alla casa che ci accoglie dopo una
giornata di lavoro e che parla di noi attraverso i mobili scelti con cura e gli
oggetti che danno sicurezza ed esprimono la nostra identità e la nostra
cultura. E’ proprio questo aspetto, riferibile al connubio bellezza-felicità
applicato all’architettura dei luoghi ed
alla qualità dell’ambiente in cui ci troviamo, che ci deve far riflettere su
quanto il nostro umore, i nostri pensieri, il nostro benessere e quindi la
nostra felicità possano essere influenzati in maniera positiva o negativa.
Non tutti possano scegliersi l'ambiente in cui vivere.
RispondiEliminaPer questo non tutti possono scegliere di vivere/vedere la bellezza.
Per questo non tutti possono essere felici (che non è solo buonumore).
Purtroppo è così...ci dobbiamo accontentare di "vivere/vedere la bellezza" che riusciamo a cogliere.
RispondiEliminabuona giornata e ti auguro di vivere tanta bellezza
Faccio ciò che posso.
EliminaE la bellezza che non vedo, cerco di leggerla nei libri!
" I tuoi occhi, i tuoi occhi, i tuoi occhi. Che tu venga all'ospedale o in prigione nei tuoi occhi porti sempre il sole." Così scriveva, dal carcere, Nazim Hikmet, pensando alla donna amata.
RispondiEliminaE' vero che stare tra la bellezza aiuta a vivere meglio, mentre vedere cose brutte deprime. Ma, la felicità, la serenità, o sono dentro di noi, o non esiste alcunchè di esterno che possa farle scaturire. Si può essere felici stando seduti su un qualsiasi muretto ed essere infelici in una reggia. La bellezza, poi, della natura è disponibile a tutti. Allora, in mancanza di altro, tuffiamoci su quella !
Non c'è alcun dubbio che se la serenità non è dentro di noi, non esiste al mondo bellezza che possa renderci felici. Sono pienamente d’accordo con te. Il sodalizio fisico-spirituale si verifica proprio quando stiamo bene con noi stessi e facciamo le cose che più ci piacciono, da cui traiamo diletto e godimento. Tuttavia un bel luogo...un bel libro....un bel panorama aiutano, a volte, a trovare quella gioia che ci manca, quella serenità che abbiamo smarrito.
RispondiEliminaGrazie di cuore per questo tuo contributo
A essere cattivelli direi che siamo di fronte alla scoperta dell'acqua calda, sotto un'altra ottica dovremmo riflettere su come e quanto sforzarci di percepire bellezza dove apparentemente latita. E quindi passione tra la povertà e sensibilità e dignità nell'indigenza. Una percezione che appare lontana a noi benestanti e lontani dai disagi, con scale di valori ben delineate in testa. Ecco, dovremmo spulciare angoli di bellezza anche su una metro stracolma. E questo, probabilmente, che fa la differenza.
RispondiEliminaIl tuo discorso non fa una piega. E' chiaro, però, che il mio post non voleva scandagliare tutti gli angoli della bellezza ma soffermarsi su quegli aspetti della nostra esistenza che appaiono più evidenti. Grazie del passaggio
RispondiEliminaQuando sento l’esigenza di rinvigorire il mio ottimismo (non oso la parola felicità), gambe in spalla e vado a visitare un museo, a guardarmi delle opere d’arte, mi siedo sul greto di un fiume o passeggio in mezzo alla campagna o mi diverto a guardare gli animaletti che popolano il mio orto, o scatto fotografie come una pazza. Insomma, vado a cercare qualcosa che mi dia benessere e non importa se è temporaneo, serve a lubrificare il mio motore e a darmi la spinta. Aiuta a sopportare il bus stipato, la gente cafona, il degrado del quartiere. Aiuta a guardare l’ambiente circostante con un occhio diverso, a tollerare di più. L’ho scritto diverse volte in alcuni post, rinvigorire il proprio ottimismo serve anche a regalare un sorriso spontaneo e a riceverne uno di rimando, a chiacchierare con uno sconosciuto e a ricevere una sua estemporanea confidenza. Sono d’accordo con ciò che hai scritto, anche se, come ti ho detto non oso la parola felicità e mi accontento di ottimismo o serenità. Ciao :). Marilena
RispondiElimina"Rinvigorire il proprio ottimismo" è un'espressione davvero calzante. Mi piace molto. Si, abbiamo bisogno, per sopravvivere, di sprazzi di bellezza per fronteggiare le brutture che si incontrano nel nostro quotidiano.
RispondiEliminaGrazie
ciao e buona giornata,
RispondiEliminaposso dire da apina ignorante, arrivata qui leggendo un tuo commento sul blog Vivere Italiano, che mi sono letta queste "parole tra pagine ingiallite" con grande piacere e adesso me ne leggerò altre con gioia.
A presto apelaboriosa
Grazie di cuore, Apina, per le belle parole e buona giornata a te.
RispondiEliminaSono d'accordo con te: la bellezza scatena la felicità! Ne cerco sempre e ovunque, per puntellare le giornate e trovare la serenità...
RispondiEliminasono due parole inseparabili e se proprio non generano felicità, perché secondo alcuni è una parola troppo grossa e impegnativa, quel binomio aiuta a vivere meglio. Buona domenica
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