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mercoledì 30 gennaio 2019

Scrittura al femminile

Vermeer - Donna che scrive


Mi sono sempre chiesto se nel panorama della nostra letteratura esista una “scrittura al femminile”. Qualcuno potrebbe dire, giustamente, che se accettiamo tale definizione, dovremmo ammettere che non può non trovare una sua ragione di esistere anche il suo contrario e cioè una “scrittura al maschile”. Ma non mi risulta che quest’ultima venga accettata dalla critica letteraria o quantomeno utilizzata da chi si occupa di letteratura. Se è così, bisogna convenire che il problema non si pone e che esistono solo libri (belli o brutti) scritti da donne e libri (belli o brutti) scritti da uomini. Tuttavia non possiamo negare che le donne – almeno nel passato – hanno incontrato maggiori difficoltà ad esprimere il proprio pensiero attraverso un libro.

Se oggi, tra le donne scrittrici, ce n’è una che va per la maggiore e gode di stima e prestigio, ebbene questa donna è sicuramente Elena Ferrante. Il bello è che nessuno sa chi sia realmente. Si fanno diverse ipotesi sulla sua identità e qualcuno è arrivato a dire che dietro quel nome si possa nascondere addirittura un uomo. In ogni caso, devo dire che questa trovata pubblicitaria si è rivelata vincente, dal momento che i libri di Elena Ferrante sono sempre ai primi posti nella classifica delle vendite; e poi, da quando è stato mandato in onda lo sceneggiato televisivo tratto dal suo romanzo “L’amica geniale”, la scrittrice fantasma ha raggiunto l’apice della notorietà. Premetto una cosa: io non sono in grado di giudicare la sua scrittura perché, almeno fino ad oggi, non ho ancora letto alcun libro di questa autrice. E devo dire che la Ferrante non è nemmeno presente tra i libri della mia libreria che attendono fiduciosi di essere letti. Forse la leggerò in futuro, quando i suoi romanzi saranno un po’ invecchiati e ingialliti e nessuno più ne parlerà. E probabilmente, allora, potrò apprezzarli perché non esiste piacere più grande che leggere un bel libro dimenticato da tutti, fuori dal contesto storico, lontano dai clamori del momento mediatico e dagli schiamazzi della folla. Oggi Elena Ferrante è la scrittrice del momento: è la più ricercata, nelle vetrine delle librerie sono in bella vista solo i suoi libri. Non fa per me! Leggere contemporaneamente lo stesso libro mi appare come una sorta di imposizione dettata dalla pubblicità. E io sono allergico sia alla pubblicità che alla moda. Non mi lascio irretire né dall’una né dall’altra. Per nostra fortuna Elena Ferrante non ha ancora un corpo visibile, altrimenti sarebbe chiamata a pontificare, di tutto e di più, anche nei vari programmi televisivi.

Ora io non vorrei apparire come uno che non legge i libri delle donne. Li leggo, eccome!  Però ho le “mie” donne scrittrici e mi piace ricordarle di seguito, almeno quelle più significative che hanno comunque lasciato una traccia indelebile nella nostra letteratura. Ed anche nel mio animo. In primis, Elsa Morante: indimenticabili i suoi romanzi che io ho letto con grande piacere: L’isola di Arturo – La storia – Aracoeli – Menzogna e sortilegio. E poi Sibilla Aleramo con la sua opera più rilevante “Una donna”, uno dei primi libri femministi apparsi in Italia. Potrei mai dimenticare Grazia Deledda, finora l’unica scrittrice italiana ad aver vinto - nel 1926 - il premio Nobel per la letteratura? Icona della nostra identità culturale nel mondo, sebbene abbia trattato sempre tematiche legare alla sua terra d’origine, l’autrice sarda appare emarginata nel panorama culturale dei nostri tempi. “Canne al vento” è il suo romanzo più noto. Tra le mie preferenze c’è poi Anna Banti, pseudonimo di Lucia Lopresti, una scrittrice toscana di origine calabrese. Con “Noi credevamo” - da cui peraltro il regista Mario Martone ha tratto un suo film - rivive le aspirazioni ed i ricordi del nonno (Don Domenico Lopresti) un fervente repubblicano mazziniano, il quale si era illuso che l’unificazione d’Italia potesse finalmente cambiare in meglio le sorti della sua Calabria, nonché le condizioni di vita di tutto il Meridione. Un romanzo molto bello. Sono libri suoi anche “Artemisia” e “Un grido lacerante”, letti con interesse in questi ultimi tempi. E poi, come dimenticare Anna Maria Ortese! Subì in vita un forte ostruzionismo per  le sue idee, non sempre in linea con il mondo intellettuale dell’Italia degli anni ’50 dello scorso secolo. Morì in solitudine e povertà, con il vitalizio della legge Bacchelli che, come sappiamo, aiuta economicamente ancora oggi (almeno così credo) gli artisti in difficoltà. “Il mare non bagna Napoli”  è il suo libro a cui sono più legato. Mi piace poi ricordare Fausta Cialente, una scrittrice triestina, con il suo romanzo autobiografico “Le quattro ragazze Wieselberger”, pubblicato nel 1976. Quell’anno, il sottoscritto si trovava per motivi di lavoro a Trieste, la città in cui è ambientato e ricordo che si faceva un gran parlare di questa sua opera, anche in considerazione del fatto che si aggiudicò il Premio Strega. Allora non mi lasciai conquistare dal successo del libro, tant’è che l’ho comprato (su una bancarella dell’usato) solo di recente. L’ho letto: un libro di struggente e poetica bellezza, come solo certe donne, a volte, sanno scrivere. Un posto di rilievo nella mia libreria merita un libro universale che l’Unesco ha inserito nell’elenco delle memorie del mondo, scritto da una ragazzina di 13 anni. Si tratta de “il diario di Anna Frank” : non ha bisogno di presentazioni, è una delle più toccanti testimonianze delle persecuzioni attuate dai nazisti nei confronti degli Ebrei. L’ho letto e riletto e continuerò a farlo. Ora vorrei spendere due parole per una delle maggiori scrittrici del Novecento, Virginia Woolf. Un suo libro, “Gita al faro”, credo di averlo letto in un momento sbagliato perché non è riuscito a coinvolgermi emotivamente, nonostante sia considerato, in modo unanime, un capolavoro della letteratura. Mi sono ripromesso di non abbandonare la scrittrice inglese, a seguito di questa mia prima “sconfitta” nei suoi confronti, e di riprovarci con qualche altro suo libro. Vorrei terminare queste mie brevi divagazioni sulla “scrittura al femminile”, con una scrittrice francese legata alle mie letture giovanili: Francoise Sagan, simbolo della ragazza libera e spregiudicata in cui si identificavano i giovani del suo tempo. Aveva appena 19 anni quando scrisse “Bonjour Tristesse”, un romanzo che divenne ben presto un caso letterario e che fu messo all’indice addirittura dal Vaticano. Ricordo che lo lessi con voracità: fu il mio primo libro scritto da una donna.

6 commenti:

  1. Leggo e recensisco regolarmente libri scritti da donne. La considero una sorta di "missione" culturale perché le donne hanno sempre fatto più fatica ad affermarsi nel mondo della letteratura.
    Mi permetto di suggerire i nomi di scrittrici di talento che ho amato e amo: Agota Kristof, Edna O'Brien, Rosetta Loy, Magda Szabó, Toni Morrison, Laura Pariani, Mariapia Veladiano, Donatella Di Pietrantonio, Nellie Bly, Flannery O'Connor. Tanto diverse, tanto interessanti.

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    1. Grazie per i tuoi suggerimenti, ne prendo nota con piacere. Sono scrittrici molto diverse da quelle da me citate che, comunque, non rappresentano l'intero universo femminile della scrittura. Le donne, è vero, hanno sempre fatto fatica ad affermarsi, non solo nel campo letterario ma in tutti i settori, a cominciare da quello del lavoro. Credo che le cose - almeno in questi ultimi tempi - stiano cambiando e non possiamo che rallegrarcene.

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  2. Ma le tue donne scrittrici sono tutte morte. O mi sbaglio?

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    1. Non ti sbagli e lo ammetto: leggo poco gli scrittori viventi, testimoni dei nostri tempi. E proprio perché sono testimoni del presente, spesso finiscono per accogliere nei loro romanzi personaggi e storie della nostra quotidianità che sono già state cotte e stracotte dai mezzi di informazione, in primis dalla televisione Ed a questi racconti io non riesco proprio ad appassionarmi. E’ chiaro che così facendo, rinchiudendomi in questa sorta di fortezza che contiene autori del passato – se da un lato evito i brutti libri della letteratura contemporanea (e sono tanti) – dall’altro mi privo anche del piacere di conoscere nuovi talenti, che pure ci sono nell’attuale panorama letterario. Ma non si può avere tutto dalla vita.

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  3. elena Ferrante a parte, che come dici non sappiamo nemmeno se è uomo o donna (la cui tetralogia ho letto in epoca non sospetta con un interesse decrescente passando dal primo al quarto libro), credo che la mia "biblioteca" degli ultimi dieci anni abbia una prevalenza di scrittrici. Ho una mia personale convinzione che la donna, una volta emancipatasi dal ruolo obbligato di angelo del focolare, abbia una predisposizione più spiccata alla scrittura rispetto all'uomo, quanto alla scrittura di racconti e romanzi.
    naturalmente come tutte le generalizzazioni anche questa lascia un po' il tempo che trova, ma mi sembra che la sensibilità femminile,la tendenza all'osservazione e all'introspezione avvantaggino la donna che scrive rispetto all'uomo. O quanto meno la scrittura femminile incontra spesso i miei gusti di lettore.
    massimolegani

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  4. Mi sono servito di Elena Ferrante (che sarà pure un'ottima scrittrice, non sta a me giudicarla...) per descrivere questa consuetudine, vigente nel nostro paese, di creare ad arte il “caso letterario” del momento. E’ un andazzo, questo, che non riguarda solo il mondo letterario e culturale (vedi anche l’“evento” che viene “costruito” con un eccessivo battage pubblicitario per lanciare una determinata mostra piuttosto che un’altra), ma abbraccia un po’ tutti i fatti del nostro vivere quotidiano, anche quelli più dolorosi e drammatici, su cui spesso i mezzi di informazione puntano i loro riflettori, a scapito di altri casi simili e forse ancora più gravi. Ora, fatta questa premessa, devo dire che nella mia “biblioteca” sono presenti più scrittori che scrittrici. Ma questo non significa che io non apprezzi la scrittura delle donne (l’ho precisato nel post) né che le mie scrittrici preferite siano solo quelle sopra menzionate (ce ne sono altre, anche contemporanee, ma non potevo menzionarle tutte). E poi sono d’accordo con te, Carlo: le donne mostrano una maggiore delicatezza, sono dotate di una grande capacità di osservazione ed introspezione, sensibilità, queste, che noi lettori ritroviamo nella loro scrittura. Un caro saluto

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