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lunedì 14 gennaio 2019

Balzac e l'eterno dramma della "Commedia umana"



Lo scrittore francese Honorè de Balzac fu uno dei più grandi romanzieri dell’800 ed è considerato il grande interprete del romanzo verista del XIX secolo. Attraverso la sua monumentale opera letteraria “La commedia umana”, costituita dai suoi innumerevoli romanzi e racconti, ha descritto in maniera dettagliata e completa la società francese del suo tempo in tutti i suoi articolati aspetti etico-sociali. Con questo suo romanzo “Papà Goriot” – che io lessi per la prima volta una trentina di anni fa, oggi riletto con rinnovato interesse – lo scrittore francese rappresenta un doloroso dramma familiare, attraverso le vicende di un ex fabbricante di pasta alimentare (papà Goriot) che sacrifica la sua intera esistenza  per le due figlie, le quali, senza ricambiare questo affetto, lo sfruttano e lo lasciano morire solo come un cane.
E’ un dramma umano che si consuma all’interno di una squallida pensione, dove “regna una miseria senza poesia”, da dove esala un “odore di pensione” che sa di rinchiuso, di ammuffito, di freddo, gestita da una signora cinquantenne che “assomiglia a tutte le donne che hanno avuto delle disgrazie”, una donna che esercita nei confronti dei suoi pensionanti un’indiscussa autorità. In questo luogo, microcosmo e metafora di un’intera società, oltre al nostro papà Goriot, troviamo una variegata e dolente umanità sconfitta dalla vita e dagli eventi, che si lascia vivere avvolta da una malcelata rassegnazione, “come galeotti condannati all’ergastolo”. La storia ruota poi intorno alle due figlie del protagonista - sposate a due cinici e freddi aristocratici appartenenti alla nobiltà parigina - più attente e interessate ai soldi e al patrimonio del padre che all’affetto per quel genitore che le amava al punto da sacrificare tutta la sua esistenza, pur di vederle felici.

L’autore, con pagine velate di tristezza senza tuttavia rinunciare a spruzzi di sincera ironia, oltre a proiettarci in una Parigi sofferente dei primi anni dell’800, ci svela anche l’altra parte della società del suo tempo, ricca ed aristocratica, amante dei ricevimenti fastosi ed eleganti, una società dominata dagli interessi a scapito dei sentimenti umani. L’amarezza che vive il protagonista - che incarna l’amore ossessivo di un padre nei confronti delle figlie, derubato dei suoi averi e continuamente oppresso dalle stesse - altro non è che il dramma che vive un’intera società alla ricerca continua di quei valori etico-morali che non siano esclusivamente legati al denaro. E’ la disgrazia di un’epoca corrotta che antepone  gli interessi economici agli affetti più genuini, e che sacrifica gli uomini al dio denaro. Non esiste amore, anche eccessivo e patologico come quello di un padre nei confronti dei propri figli – pare volerci ricordare Honorè de Balzac - che possa reggere di fronte a certi sentimenti come la cattiveria e la sete di ricchezza e di protagonismo, di cui sembrano permeate le aspirazioni dell’uomo.


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