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lunedì 9 aprile 2018

Il tempo ci divora



E’ proprio vero, noi vorremmo ammazzare il tempo ma finiamo sempre per soccombere. E’ una battaglia persa quella che intraprendiamo, appena nati, con il padrone predestinato della nostra esistenza. Ma che cos’è dunque questa entità astratta che domina la vita di tutti noi? Per sant’Agostino il tempo non esiste in quanto è una dimensione dell’anima; egli affermava: “se nessuno me lo chiede lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede non so cosa rispondere”.
Effettivamente nulla è più sfuggente e inafferrabile del tempo che ci accompagna come un’ombra in ogni istante della nostra vita, che scandisce le nostre giornate dalla nascita fino alla morte. Per poterlo percepire abbiamo inventato l’orologio e il calendario; ci affidiamo a questi strumenti per controllarlo, per programmarlo, per piegarlo ai nostri bisogni, ma non possiamo fermarlo, come ci piacerebbe fare in molte occasioni. “Vorrei fermare il tempo in questo dolce istante”, cantava Adamo negli anni ‘70. Ma il tempo, proprio nei momenti più belli, sembra avere una maggiore rapidità, acquista la velocità del suono. E allora per illuderci di poterlo domare, per allontanare questo pensiero ingombrante che ci assilla e, in qualche maniera, per rallentare la sua corsa ci adoperiamo alacremente per riempirlo di cose, di lavoro, di divertimenti, di programmi, di impegni, di doveri, di incontri.

 La nostra società, per effetto di un progresso tecnologico ormai incontrollabile, va sempre più veloce e il tempo reale è ormai al di sotto delle nostre effettive possibilità percettive. Non possiamo più competere con i tempi di un computer; non abbiamo più coscienza di come possa essere il tempo nel prossimo futuro. Verrebbe da dire che l’unico tempo certo è quello del passato, legato appunto al ricordo di un luogo o di un momento vissuto. Anche nella comunicazione il tempo è diventato talmente veloce che un avvenimento qualsiasi, nel momento stesso in cui accade, diventa già superato da un altro ancora, in un continuo frenetico rincorrersi senza fine. Il tempo è diventato un valore economico, una merce che ha un prezzo altissimo: chi arriva prima vince, gli altri soccombono. E’ cambiato anche il rapporto tra spazio e tempo, si sono accorciate le distanze tra paesi e mondi diversi. Arriviamo prima, facciamo prima, concludiamo prima. Eppure non abbiamo mai tempo. Sembra un paradosso: la tecnologia doveva farci guadagnare tempo, abbiamo inventato strumenti che velocizzano al massimo il tempo, eppure questa velocità non ci basta. Basta vedere come diventiamo impazienti se per un attimo il computer si blocca, come diventiamo isterici se ad un nostro messaggio non segue una immediata risposta.

Ma al di là del rapporto che esiste tra il tempo e i vari mezzi tecnologici, la percezione del tempo cambia a seconda delle circostanze e delle situazioni che ci troviamo a vivere; diceva Albert Einstein “quando un uomo siede un’ora in compagnia di una bella ragazza, gli sembra che sia passato solo un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di un’ora”. E’ chiaro che nel momento in cui siamo felici le ore diventano minuti e non ci accorgiamo del loro trascorrere; al contrario quando, per esempio, non riusciamo a prendere sonno perché siamo preoccupati, ci sembra che il tempo non passi mai e che si sia fermato. Eppure i tempi tecnici sono gli stessi, solo che noi li viviamo in maniera diversa, con uno spirito psicologico ed emotivo differenti: la gioia riduce tanto il tempo, quanto il dolore lo dilata a dismisura. Ma la sensazione varia anche a seconda dell’età e dell’esperienza. I giovani, per esempio, non avvertono mai il suo fluire perché la giovinezza, che apparentemente sembra un’età molto lunga, concede loro un privilegio che ad altri non è concesso e cioè quello di poter contrastare il tempo e addirittura sprecarlo, dal momento che ne possiedono in abbondanza; a volte per loro scorre addirittura troppo lento, tant’è che non vedono l’ora di diventare grandi, maturi e indipendenti. Non sanno a cosa vanno incontro. Infatti, una volta diventati grandi, ci si guarda indietro e  ci si accorge che, dopo i quaranta il tempo comincia a galoppare, passati i cinquanta precipita giù come un masso da una montagna e dopo i sessanta - poiché ci troviamo in età pensionabile - gli anni ruzzolano uno dietro l’altro a velocità interstellare, nonostante si viva l’illusione di giornate lunghissime, rese tali dai minori impegni.

Al suo passaggio il tempo corrode la vita e lascia i suoi segni sulle cose e sugli uomini, sulla facciata di una casa così come sul volto di una persona. Pensare di fermare o di cancellare il tempo è pura follia; è un immorale pensiero di onnipotenza insito in tutte quelle persone che, ad una certa età, proprio nel momento in cui il tempo sta per travolgerle, credono di poterlo bloccare attraverso un intervento di chirurgia estetica. Stendiamo un velo pietoso su questi penosi restauri.

11 commenti:

  1. il tempo che scorre è la nostra maledizione, e con nostra intendo soprattutto di noi adulti "at-tempati: ne abbiamo sempre meno a disposizione e ne impieghiamo sempre di più per attività che una volta svolgevamo più in fretta, che sia coprire una distanza, risolvere un quesito, (tentare di) aggiustare un meccanismo.
    forse l'unico modo per contrastare il tempo è usare la memoria, ricordare, rivivere i momenti piacevoli, dilatare ciò che è durato pochi istanti.
    massimolegnani

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    1. Dici bene, Carlo: il tempo per noi "attempati" è la nostra rovina. Lo sentiamo che scorre in fretta e lascia i suoi segni su di noi. Ci rende più lenti nei movimenti. Ma a noi, fautori della lentezza e nemici della fretta, non dispiace affatto. Consoliamoci così, che è meglio!! :-)

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  2. E' difficile a volte andare "a tempo" con il tempo, si è spesso fuori sincrono, spesso si rimane indietro. E'difficile sentirsi in pace con se stessi, perché quando accade è uno di quei rari momenti in cui il nostro scorrere del tempo coincide con quello reale del Tempo.

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    1. E' proprio vero! A volte è difficile far coincidere i due momenti dello scorrere del tempo: il tempo interiore con quello reale.

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  3. ...a proposito di mummie "viventi" (beh, viventi si fa per dire, eh!):
    un encomio speciale ad Anna Maria Bernini, la cui faccia è ferma come una conchiglia fossile!

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  4. E pensare che la Bernini ha poco più di 50 anni ed ha già sentito l'urgenza di cambiare i connotati. Ma era davvero così brutta, prima dell'intervento?

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  5. Posso dirlo in modo brutalmente sincero?
    Non mi interessa sapere come fosse prima, di certo ora la sua faccia, pur nella sua immobilità progressivamente crescente, dice molte cose, caro Remigio...(e qualcuno, leggendomi, son sicura direbbe che è l'invidia a parlare...ma si tratta di gente "mentalmente incapace"...)

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    1. Condivido le tue parole. Molte persone, soprattutto quelle dello spettacolo (adesso si ci mette pure la politica), non sanno vivere in pace e in armonia con la propria faccia. Quella che si ritrovano, che è sempre la migliore - seppure rigata dal tempo - rispetto a quella maschera mostruosa che si fanno confezionare su misura.

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  6. Dall'alto dei quasi sessant'anni (ma ne manca ancora uno ed un po' dai.. ), credo che il tempo acquisti davvero valenza relativa.. si gode delle pause, dei pensieri lenti; la velocità è un mito corroso, impariamo a convivere con il fato, perché cose brutte ne cominciano ad accadere con più frequenza, abbiamo tempo relativo, ma lo qualifichiamo e lo gestiamo oculatamente. Magari non dovremmo trascurare ciò che ci piace, come frequentare certi saggi blog...

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    1. Concordo. Io i sessant'anni li ho superati da poco. L'altro giorno una signora (si, proprio una signora!!) sulla metro voleva cedermi il posto. Te lo confesso: ci sono rimasto male. Si è capovolto il mondo o questi sono segnali di vecchiaia? :))

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