Ho riletto “il lupo della steppa” di Hermann Hesse (Oscar Mondadori). E’ proprio vero: il
piacere della lettura cambia a seconda delle circostanze e degli umori che ci
accompagnano. E poi, leggere Hesse, in qualsiasi momento della nostra vita,
rappresenta sempre un’occasione per riflettere sulla condizione umana.
Il protagonista del romanzo è Harry Haller, (nome simbolico che
richiama le iniziali del nome dello scrittore), un intellettuale cinquantenne,
un uomo di pensiero e di libri, che non esercita alcuna professione “nessun’idea gli era più odiosa e ripugnante
che quella di avere un impiego, osservare un orario, obbedire agli altri”. Mi
viene da pensare, ironicamente, a quella famosa frase: “il lavoro nobilita l’uomo”.
Egli si sente metà uomo e metà lupo e questa duplice coscienza, di spirito e di
istinto, lo rende infelice. E’ sempre sull’orlo del suicidio. Ha dentro di sé
una natura umana, fatta di pensieri, di sentimenti, di cultura, ma ha anche
dentro di sé una natura rozza e primitiva, cioè un mondo di istinti selvaggi,
di crudeltà. Vive da solo in una camera ammobiliata, in un ambiente familiare e
borghese - in contrasto con la sua vita solitaria e sregolata - tra mucchi di
libri, mozziconi di sigaro e bottiglie di vino, dove tutto è disordinato,
trascurato. E’ alla continua ricerca di un nuovo significato da dare alla sua
vita insensata. Gli piace, però, respirare quell’odore di pace, di ordine, di
pulizia di vita domestica nonostante il suo odio e il suo disprezzo per la vita
borghese e per le buone maniere. Crede che sia molto difficile trovare una traccia
divina e spirituale in mezzo alla vita quotidiana “...in questo tempo così privo di spirito, alla vista di queste
architetture, di questi negozi, di questa politica, di questi uomini...” traccia
che può incontrare solo in una musica di Mozart, in un pensiero di Goethe o di
Pascal. E perciò si diventa lupi
della steppa. Ma un bel giorno Haller incontra una donna, una cortigiana di
nome Erminia (nome simbolico anche questo, perché sarebbe il femminile di
Hermann). Ebbene, questa donna incolta e semplice sa comprendere i suoi
problemi, lo distoglie dalle sue inquietudini e dalle sue malinconie, lo
allontana dalla sua idea ricorrente di suicidio e lo porta pian piano a
conoscere i piccoli e genuini piaceri della vita.
Il lupo della steppa -
probabilmente uno dei romanzi più conosciuti e profondi di Hermann Hesse – affronta
l’eterno tema della lotta tra l’istinto e la ragione, lo spirito e la brutalità.
La narrazione presenta alcuni spunti autobiografici dello scrittore tedesco e rimanda,
in particolare, ai suoi tormenti interiori, ai suoi conflitti esistenziali e
spirituali, che di riflesso sono, poi, i conflitti e i disagi che vive l’uomo
contemporaneo. Il libro, inoltre, vuole essere anche un atto di accusa nei confronti
del potere e della borghesia dominante, quest’ultima rafforzata proprio dagli
intellettuali che, pur disprezzandola, o facendo finta,
continuano tuttavia a farne parte “poiché
in fondo devono pur essere d’accordo con lei se vogliono vivere”. E’ considerato un classico della letteratura
mondiale e chi ha un po’ di dimestichezza con i libri non può non conoscerlo.
Non l'ho mai letto.
RispondiEliminaNon si può leggere tutto.
Eliminaio di Hesse lessi Siddharta da ragazzo.
RispondiEliminaE' un autore, Hesse, che si leggeva molto da ragazzi. Non so se quelli di oggi - i nostri figli, i nostri nipoti - lo leggano ancora. Ho i miei dubbi!
Elimina