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giovedì 14 dicembre 2017

Citare



Lo ammetto: quando scrivo un post mi piace citare e non mi lascio mai sfuggire l’occasione di prendere a prestito un aforisma di un grande autore. Però, sia ben chiaro: in tale circostanza non intendo assolutamente fare sfoggio di cultura. Ritengo di essere la persona meno adatta per questo genere di ostentazione. Di sicuro, però, l’attrattiva di citare personalità del mondo della cultura per sostenere un mio ragionamento è davvero molto forte. Sapere che un grande autore del mondo artistico, letterario o filosofico abbia dato voce - con parole per me irraggiungibili – ad una mia idea appena abbozzata ed alquanto confusa, non può che spingermi a citare quella frase, quel concetto in cui mi ritrovo ed in cui mi rispecchio. Pertanto, se qualche volta mi scappa una bella citazione, sappiate che – come scriveva Michel de Montaigne – “faccio dire agli altri quello che non posso dire altrettanto bene, sia per insufficienza del mio linguaggio sia per insufficienza del mio sentimento…bisogna che nasconda la mia debolezza sotto quelle grandi autorità”. Quindi è semplicemente un atto di modestia, il mio; è il riconoscimento della superiorità intellettuale dell’autore a cui mi rivolgo, in quel particolare momento, per puntellare la mia considerazione scritta.
Montaigne è l’autore dei “Saggi” (Adelphi - 2 vol. - pag. 1588), una delle opere più belle che siano state mai scritte, da tenere sempre sul comodino. Un’opera che oltre a raccoglie le sue riflessioni sull’esistenza umana, contiene tantissime citazioni prese da quegli autori dell’antichità che il filosofo francese riteneva fossero riusciti ad esprimersi, su certi argomenti,  meglio di lui e con più raffinatezza. Basti pensare che Seneca viene citato 130 volte, mentre Lucrezio, probabilmente il suo autore preferito, la bellezza di 149 volte. Un libro che spinse F. Nietzsche a dire “che un tale uomo abbia scritto, ha accresciuto il nostro piacere di vivere su questa terra”.

E allora, se l’arte del citare è stata usata così diffusamente dal grande filosofo del ‘600, permettetemi di azzardare, di tanto in tanto, qualche appropriata citazione al fine di rafforzare o migliorare una mia debole opinione su una determinata questione. Opinione – la mia – che si presterebbe facilmente a qualsiasi critica, anche la più feroce, e che riscuoterebbe davvero scarso successo se, in certe specifiche occasioni, non fosse supportata da un riferimento letterario di un grande pensatore. E poi – lasciatemelo dire – posto che io scriva un pensiero rinforzato da una citazione – immaginiamo di Montaigne – il cui contenuto non dovesse incontrare l’apprezzamento di chi legge, ebbene costui anziché criticare me (e sarebbe fin troppo facile), dovrebbe avere doti culturali davvero straordinarie per mettere in discussione il pensiero del filosofo francese. Insomma, la citazione colta si rivela essere anche un mezzo per far valere la propria idea e sentirsi più convincenti, sostenuti e protetti dal pensiero, a volte inattaccabile, di chi è diventato immortale proprio grazie al suo pensiero.
I libri migliori sono fonti inesauribili di citazioni. Non riuscirei a leggere se non avessi tra le mani una matita con la quale sottolineare quelle frasi, quelle parole, quei pensieri che più mi lasciano ammirato ed in cui ritrovo me stesso. In una sua lettera a Lucilio, Seneca scriveva: “dopo aver letto molto, scegli un pensiero che tu possa assimilare in quel giorno. Anch’io faccio così: del molto che leggo, prendo sempre qualcosa…”. Si può non essere d’accordo con il grande filosofo dell’antica Roma?

mercoledì 6 dicembre 2017

E' Natale: si salvi chi può!



Stanno per arrivare le feste di Natale e di fine anno. Me ne sono accorto – ahimè - dal traffico caotico di questi giorni, dagli addobbi che impazzano, dalla corsa ai regali e dall’accaparramento compulsivo di viveri e prodotti di ogni genere, come se fosse imminente un’apocalisse. Isteria collettiva che si ripete ogni anno. E allora, si salvi chi può
 
dai panettoni, dai pandori, dai cesti natalizi
pericolosamente accatastati nei centri commerciali;
si salvi chi può dai torroni, dai dolci e dai dolcetti,
dai fichi secchi, dalle noci, dalle castagne e dai lupini,
dagli spumanti e dagli insaccati… ammucchiati a quintalate sugli scaffali;

si salvi chi può dagli addobbi luccicanti e dalle decorazioni,
dalle luminarie intermittenti e dalle palle colorate,
dai botti, dalla neve finta, dagli alberi di natale e dalle tombolate;

si salvi chi può dai soliti ritornelli “dove vai a Natale” e
“con chi trascorri il veglione di Capodanno”,
e si salvi chi può dal cenone della vigilia e da tutte le abbuffate che verranno;

si salvi chi può dalla corsa frenetica ai regali, dalle folle festanti,
dagli ingorghi, dalle file nei negozi per gli ultimi acquisti;
si salvi chi può dagli auguri dei parenti che non vedi da una vita
e da quelle cartoline natalizie on line con musichetta ”astro del ciel” incorporata;

si salvi chi può da quelli che si riscoprono credenti solo a Natale
e vanno poi alla messa di mezzanotte
e si salvi chi può da quelli che “a Natale bisogna essere tutti più buoni”;

si salvi chi può dalla martellante pubblicità dei panettoni sotto l’albero,
dai consigli su ”come preparare il pranzo di natale e il cenone di capodanno”,
e si salvi chi può dalle interviste televisive agli italiani nei telegiornali,
su “come hanno trascorso le feste di fine anno”;

si salvi chi può dall’attesa della mezzanotte davanti alla TV, con l’orologio bene in vista, in compagnia dei Carlo Conti…dei Fabio Fazio…dei Gigi D’alessio, pronti a stappare (al meno 10…meno 9…meno 8…) il solito spumante di scarsa qualità  e festeggiare l’anno che verrà.