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domenica 13 novembre 2016

Quel "tuffo" che ci terrorizza

Tomba del tuffatore (Paestum)

“Nascendo moriamo e la fine comincia dall’inizio” (Michel de Montaigne)

Non possiamo nascondercelo, ma noi oggi viviamo in una società che si rifiuta, con evidente ostinazione, di affrontare il tema della morte e che addirittura ha strutturato la propria organizzazione immaginando che non esista o che non abbia alcun legame con la vita. Forse mai come adesso, il pensiero della morte ci terrorizza e facciamo di tutto per allontanarlo dalle nostre fantasie mentali. Gli animali e le piante dell’universo crescono e muoiono senza rendersene conto, noi che invece abbiamo la consapevolezza di esistere, da sempre ci interroghiamo sulla vita, ma abbiamo paura di interrogarci sul nostro trapasso.
Ma se da un lato c’è il maldestro tentativo di rimuovere il pensiero della morte dalle nostre esistenze e dai nostri discorsi, dall’altro la morte irrompe quotidianamente sugli  schermi televisivi, entra nelle nostre case come un vero e proprio spettacolo e viene mostrata nelle sue varie ed innumerevoli  rappresentazioni. E’ la spettacolarizzazione della morte degli altri. Una morte causata – il più delle volte - da tragedie familiari o naturali, il cui drammatico evento, pur generando sofferenza, ci sfiora ma non ci tocca, lo viviamo con dolore ma ne usciamo affrancati perché la morte appartiene, appunto, agli altri. E basta questo a tranquillizzarci.

Un antico filosofo greco, Crizia (discepolo di Socrate) diceva che “niente è certo per colui che è nato e vive, se non il morire perché è nato, e il soffrire finché vive”. Sembrerebbe, quindi, che la morte sia l’unica certezza che abbiamo. E allora, per alleviare le nostre antiche paure, per rendere più sopportabile la vita, cerchiamo sempre di esorcizzare la morte: con il disinteresse o con la serenità, con la fede o con la superstizione. E – da un po’ di tempo a questa parte - anche con l’applauso al morto. Con lo spettacolo televisivo della morte.
Tentiamo, inoltre, di tenerla a bada attraverso gabbie difensive sempre più sofisticate: interventi di chirurgia estetica, attività sportive, diete salutari e dimagranti, farmaci appropriati, atteggiamenti  giovanili. Nel cercare di rallentare l’invecchiamento con questi rimedi fittizi, ci illudiamo di poter sconfiggere anche la morte. Una immorale fantasia di onnipotenza su cui dovremmo stendere un velo pietoso, perché la morte altro non è che l’inevitabile conclusione della vita.

8 commenti:

  1. Non aspettarti molti commenti. Tutti stanno toccando ferro. :-)

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    1. Mi hai fatto sorridere. No, io credo che chi mi legge non sia cosi superstizioso.

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  2. ti confesso che da un po' di tempo mi ci sto allenando, nel senso che ci penso e la guardo spesso. ma non per questo mi fa meno paura :)
    ml

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  3. Sulla morte anch'io ho scritto qualcosa nel mio blog cercando, per esorcizzarla, di scherzarci su. L'ho chiamata la Signora con la falce. Certo, tutti sappiamo che prima o poi dovremo lasciare questo mondo, però ognuno di noi spera che ciò avvenga il più tardi possibile e tiriamo un sospiro di sollievo o versiamo una lacrima quando capita agli altri. Ciò fa parte della natura umana, anche i patetici tentativi di darsi da fare con diete e ginnastica (parlo per me) per ritardare questo naturale momento.
    Ciao Remigio!
    Nicola

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  4. L'importante è vivere da vivi e da svegli...o no?
    :-)

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    1. Certo! Anche perche' quando ci siamo noi, lei non c'è :)

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