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venerdì 1 aprile 2016

La falsa buona letteratura



Credo che la libreria sia uno dei pochi esercizi commerciali che non espone in vetrina il meglio che ha, ma solo le ultime novità del mercato editoriale, che spesso rappresentano il peggio della produzione. Tuttavia, non riesco a passare davanti a nessuna di queste cattedrali della cultura senza fermarmi a guardare i libri che mette in mostra. La cosa che salta immediatamente agli occhi è che la maggior parte degli autori in vetrina è costituita da facce famose dello spettacolo, nani e ballerine della televisione di stato, i cui “capolavori” sono presentati come regali buoni per tutte le occasioni.  Non dico che vorrei vedere in vetrina “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni o “La Gerusalemme liberata” di Torquato Tasso – lungi da me tale idea - però incrociare ogni volta l’ultimo libro di Bruno Vespa o di Fabio Volo oppure scorgere l’ennesimo ricettario di Benedetta Parodi o di Antonella Clerici – lo confesso - mi provoca fastidio misto a sconforto. Questi scrittori non scrittori che occupano così tanto spazio io non li sopporto più. Ho l’impressione che gli editori abbiano ormai perso la memoria, o facciano di tutto per distruggerla, visto che da alcuni anni privilegiano solo i “nuovi autori” (sempre e comunque), possibilmente noti al grande pubblico televisivo per meriti che non siano quelli letterari, e che abbiano fatto passerella almeno una volta da Fabio Fazio a “Che tempo che fa” a tessere le proprie lodi.
Ecco allora i tanti best-seller dettati dall’attualità più pressante, che durano poco ma hanno grande successo di pubblico, scritti da dilettanti allo sbaraglio che non sanno scrivere (perché fanno altri mestieri), oppure realizzano opere di scarsa rilevanza letteraria. Però sono autori che vendono bene grazie alla loro notorietà. E gli scrittori italiani che appartengono ad un recente passato, che hanno anche vinto premi importanti, che fine hanno fatto? Romanzieri come Guglielmo Petroni, Michele Prisco, Giovanni Arpino, Vittorio Gorresio, Piero Chiara, Ercole Patti, in quali anfratti delle librerie sono andati a finire? E quegli autori che hanno scritto rilevanti e significative pagine di denuncia sociale attraverso i loro romanzi come Francesco Jovine, Paolo Volponi, Anna Maria Ortese, Giuseppe Dessì, Carlo Alianello, Luciano Bianciardi, perché non si vedono più nelle vetrine delle librerie? Sono quasi tutti ingiustamente fuori produzione, finiti nel dimenticatoio, stritolati da una mediocre letteratura usa e getta che scopiazza le tematiche di cronaca (rosa, nera e gialla) simbolo indiscusso della modernità e della pochezza dei nostri tempi. Espressione di una società che vive malamente il presente, che sa poco del passato e non ha le basi per imbastire un futuro.

“In libreria si trovano i libri di carni e porci – ha detto recentemente in una intervista Raffaele La Capria – i miei non si trovano mai”. E poi ha aggiunto che “oggi c’è la falsa buona letteratura. Quasi tutti scrivono bene, qualcuno anche benissimo, ma sono senz’anima”. Ecco una definizione indovinata: “la falsa buona letteratura”, ossia una produzione letteraria artificiosa, quasi costruita a tavolino per sollecitare certe morbosità o per soddisfare la moda del momento, che dura il tempo di uno spot pubblicitario e poi muore. Senza lasciare traccia e memoria, proprio perché non ha un’anima. In linea con i ritmi frenetici dei tempi che viviamo, in una perenne rincorsa alle novità.
Eppure ci sono tanti bei libri, anche di autori poco conosciuti, pubblicati in questi ultimi dieci/venti anni (e quindi non mi riferisco solo ai classici del passato), che vengono allontanati troppo presto dai lettori, soprattutto quelli più giovani, che potrebbero apprezzarli se solo venissero ripubblicati e in qualche maniera sponsorizzati in televisione. Visto che oggi molti non sanno comprare un libro se prima non passa in TV. Come succede per qualsiasi altro prodotto commerciale.

12 commenti:

  1. Anche Morselli mi piacerebbe vederlo qualche volta esposto.

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    1. Hai ragione...ma l'elenco sarebbe lungo. Benvenuto qui, Andrea.

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  2. indubbiamente hai ragione. è un circolo vizioso, tra libri di gente "famosa" spesso scritti da altri, lettori che vogliono proseguire lo "show" ed editori che producono solo ciò che sanno che venderanno senza fatica.
    massimolegnani

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    1. Hai detto un'altra verità: "libri di gente famosa spesso scritti da altri". Io leverei solo l'avverbio "spesso" e al suo posto metterei "sempre". Ciao Carlo

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  3. L'editoria, come ho scritto varie volte in passato, è oggi prima di tutto "mercato". Quindi un mezzo per fare soldi, quindi soggetta a tutte le regole del mercato. Pochi editori, e quindi pochi librai, fanno il loro mestiere perché innamorati della buona autentica letteratura. E questo porta alla situazione che hai descritto così amaramente.

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    1. E' proprio vero quello che dici, ma per fortuna c'è ancora qualcuno innamorato dei libri che tenta con fatica di fare un po' di cultura in questo paese in cui tutti scrivono e pochi leggono. Resta comunque la mia grande amarezza nel vedere che bravi scrittori oggi vengano schiacciati da autori da quattro soldi che però sanno fare tanti soldi. Buona giornata

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  4. Mi par di capire che Vespa e Volo non ti sono molto simpatici...

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    1. Ma nooo! mi sono molto simpatici!!!??? Però per comprare i libri di uno scrittore non basta la simpatia. Occorre altro. E secondo me quei due simpaticoni (e furbacchioni) di cui sopra ne sono carenti.

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  5. Abbiamo un sentire comune. Anch'io ho scritto più volte, nei miei post, com'è ridotta l'editoria oggi. Ma ho smesso di lamentarmi, perché poteva sembrare il grido disperato di chi, come il sottoscritto, si è auto-pubblicato i suoi libri e, ovviamente, essendo un illustre sconosciuto, hanno avuto pochissimo successo.
    Cordiali saluti.
    Nicola

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    1. Come ti capisco, Nicola! Purtroppo oggi tutti scrivono libri: basta vedere quanti ne vengono pubblicati ogni anno. E' pur vero, però, che esistono tanti bravi autori sconosciuti sui quali difficilmente scommettono gli editori. E infatti quest'ultimi preferiscono andare sempre sul sicuro, pubblicando esclusivamente le opere di personaggi famosi del mondo dello spettacolo, abdicando al loro ruolo di operatori della cultura. E chi è un illustre sconosciuto e non ha santi in paradiso - anche se scrive bene - può solo auto-pubblicare i suoi libri, oppure rivolgersi agli editori a pagamento. Questa è la realtà.

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  6. Essere consapevole che c'e'gente che leggd Fabio Volo, mi provoca non poca inquietudine.

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    1. Ognuno ha le sue perversioni: e questa è, a dir poco, allarmante

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