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giovedì 5 marzo 2015

Chesil Beach



Chesil Beach è un romanzo di Ian McEwan, uno scrittore inglese che gode di molta popolarità anche in Italia. Lo regalai, tempo fa, ad una mia collega che lo apprezzò moltissimo. Devo dire che, per evitare brutte sorprese, difficilmente regalo un libro che io non abbia già letto. Ho la presunzione di pensare che se quel tale romanzo mi è piaciuto, possa interessare anche alla persona cui è diretto, conoscendo un po’ le curiosità culturali della stessa. D’altra parte, sarebbe come consigliare ad un amico la visione di un film, senza averlo visto, o elogiare la prelibatezza di un piatto culinario, senza prima averlo assaggiato. Chesil Beach è un piccolo gioiello della letteratura dei nostri tempi (anche se il titolo lo trovo brutto), perché attraverso una prosa leggera e piacevole - nonostante un finale alquanto triste - sa coinvolgere emotivamente il lettore, con descrizioni acute e dettagliate dell’animo dei suoi personaggi.

Non tutti gli scrittori sono capaci di descrivere l’amore e il dramma di una vicenda sentimentale che vede protagonisti - nell’arco di tempo di poche ore, in un antiquato hotel vicino alla spiaggia di ciottoli di Chesil Beach - due giovani sposi digiuni di esperienze sessuali, nell’Inghilterra degli anni sessanta. Ebbene McEwan, con uno stile personalissimo, è riuscito perfettamente a raccontare questa storia che è insieme un contenitore di tensioni emotive e di aspettative erotiche. Ma è anche la vicenda di una breve e fallimentare esperienza amorosa, vissuta con apprensione dai due giovani protagonisti, prima di coricarsi sul letto a baldacchino e consumare la loro prima notte di matrimonio.

Un libro godibile che affronta il tema, sempre molto attuale, dell’incomunicabilità di coppia, dove l’amore tra gli sposi non riesce a superare le convenzioni sociali e le aspettative deluse, dove i veri protagonisti sono le parole non dette e le situazioni non affrontate. E allora dopo il “pasticcio” di quella prima notte, come lo chiamano entrambi, avvertiamo immediatamente il precipitare della situazione e ci chiediamo come sia possibile che due innamorati come Florence ed Edward, legati da un sentimento di amore fortissimo, possano fermarsi e bloccarsi dinanzi a un banale e spesso ricorrente “incidente” di percorso.

 


6 commenti:

  1. Ho letto un solo libro di Ian McEwan, "Bambini nel tempo", e sinceramente non mi è piaciuto granché. Al tempo scrissi: McEwan si muove sfiorando sempre le stesse tematiche che si ripetono in vortici perenni: gli adulti che percepiscono il tempo della loro infanzia, il tempo percepito con gli occhi di chi non è più bambino, l’età infantile prolungata e confusa con l’età adulta, il tempo dilatato fino all’infinito per descrivere un incidente d’auto e il tempo-baratro in cui è stata risucchiata la piccola Kate. Le mescolanze possibili sono davvero molte e lo scrittore inglese sembra volerle esplorare tutte. Ci riesce anche se, spesso, diventa prolisso e quasi monotono.

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  2. I giudizi, su quello che leggiamo, sono sempre soggettivi. Considero interessante quello che hai scritto su McEwan, anche se il libro dello scrittore inglese che tu hai letto io non lo conosco. Ripeto, Chesil Beach l'ho trovato piacevole, ma non è detto che in seguito leggerò altri libri di questo autore che fa spesso passerella da Fabio Fazio a Che tempo che fa

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  3. da qualche tempo (e Chesil beach forse è stato il primo in questo senso) McEwan mi dà l'idea di essere artificioso, poco spontaneo, come non fosse spinto dal desiderio di essere comunicativo quanto stupefacente, ma con uno stupore studiato a tavolino. Recentemente ho letto "sabato" un suo romanzo sicuramente valido nella trama e nella scrittura, ma rovinato, a mio parere, dallo sfoggio di cultura: è evidente che per scriverlo si è studiato interi tomi di neurochirurgia, quando nessuno pretendeva da lui descrizioni così accurate degli interventi e del post-operatorio.
    ml

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    1. Tengo a precisare che McEwan non è certamente il mio scrittore contemporaneo preferito. Ho letto solo questo suo libro il cui valore letterario - vista la roba che c'è in giro – non mi sembra irrilevante. Tuttavia, non so se leggerò in futuro altri suoi libri. Mi è capitato anche di ascoltarlo in una trasmissione televisiva, prima ancora di leggerlo, e mi ha dato l'impressione che lui si senta più intelligente di chi gli sta di fronte in quel momento. Evidentemente questo suo modo di essere lo rimanda nei suoi libri, dove, come mi confermi, fa sfoggio della sua cultura. Grazie per il tuo commento.

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  4. Il suo miglior libro a mio parere rimane espiazione

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    1. Non l'ho letto e quindi non posso dare alcun giudizio al riguardo.

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