Cerca nel blog

venerdì 10 gennaio 2014

Cilento, la "terra baciata dalla natura" che fu

Posto di seguito un mio articolo pubblicato in data 26 dicembre 2013 dalla rivista on-line http://www.lamandragola.org/?p=1355


Il mio amato Cilento, il cui nome – al solo pronunziarlo – faceva battere il cuore all’eminente studioso e viaggiatore pugliese Cosimo De Giorgi, che l’aveva percorso verso la fine dell’800. Ebbene, quella “terra baciata dalla natura”, come viene scritto in questo articolo, sembra non attiri più i turisti come una volta, quegli stessi turisti che, congiuntamente ad alcuni amministratori locali incompetenti e sciagurati, l’hanno saccheggiata per anni, l’hanno quasi distrutta, sfigurata, cementificata.
Mi verrebbe da dire: che gioia! finalmente non verranno più quelle orde di barbari e di incivili a sporcarla e depredarla, a violentarla.
Ricordo con nostalgia, nonostante non sia un matusalemme, quel Cilento antico, pittoresco, quasi selvaggio, che ancora non rientrava nei viaggi organizzati dalle agenzie di viaggi, che non era conosciuto dalle grandi masse dei turisti “mordi e fuggi”, che non veniva invaso, come cavallette, nei mesi estivi. Era un Cilento pulito e riservato, un’oasi di pace, che ti accoglieva quasi con pudore, che ti mostrava le sue bellezze naturali ed architettoniche, senza chiederti nulla: solo rispetto. Rispetto per la sua natura incontaminata; rispetto per le sue vicende storiche e umane. Insomma, il rispetto che si deve ad un luogo che è stato dichiarato patrimonio dell’umanità.
Fino a qualche anno fa era meta di pochi e accorti estimatori desiderosi solo di silenzio, di quiete e di natura,
buen retiro per chi come me è nato da quelle parti; il turismo di massa è riuscito in poco tempo a stravolgerlo, a cambiarlo, a standardizzarlo, a fargli perdere quell’unicità e quell’identità che lo caratterizzavano da sempre.
Estendere i privilegi, permettere a tutti di fare i propri comodi senza regole e senza controlli, grazie anche ad Amministratori locali senza scrupoli, significa distruggere il valore di un posto. E poi non possiamo lamentarci se quel posto viene abbandonato dai turisti.
Diceva un grande filosofo del passato, di cui ora non ricordo il nome, che quando conosciamo un posto bello, non dobbiamo farlo sapere agli altri. In altre parole, voleva dire che se tutti frequentiamo in massa lo stesso luogo, si finisce per distruggerlo in poco tempo.
Prima ancora che una provocazione, la mia è soprattutto un’amara riflessione. Non voglio tornare ai secoli passati, quando solo una piccola minoranza di persone viaggiava: c’erano i commercianti che lo facevano per necessità, poi i pellegrini che andavano a Roma per ottenere l’indulgenza ed infine gli scrittori e molti artisti, che volevano apprendere presso i grandi maestri stranieri e che cercavano ispirazioni artistiche e culturali nei paesi in cui si recavano; un viaggio in Italia costituiva una tappa quasi obbligatoria nell’educazione dei giovani delle famiglie ricche. Oggi invece succede il contrario: tutti viaggiano. Nonostante oggi viviamo in tempi di crisi, il viaggio è molto desiderato, è segno di distinzione, ed allora ci spostiamo in massa: un viaggio di massa verso luoghi di massa.
Esperienze ed emozioni che, vissute da pochi, risultavano uniche (mi viene in mente il viaggio in Italia di Goethe, o il viaggio nel Cilento di Cosimo De Giorgi, tanto per stare in tema) cessano automaticamente di esserlo quando vengono vissute da tutti (nessuno oggi si sognerebbe di scrivere un libro simile, perché nessuno lo leggerebbe).
Ho l’impressione che tutti i luoghi turistici, specialmente quelli di mare, oggi si somiglino: le stesse strutture alberghiere, gli stessi villaggi turistici, la stessa confusione di macchine e di persone, addirittura la stessa cucina, che rappresentava il segno distintivo del posto Se si escludono determinate caratteristiche climatiche e naturali (stiamo facendo di tutto per sconvolgere anche queste) tutti i luoghi sono diventati sostanzialmente indistinguibili. E allora mi chiedo: ha ancora un senso andare al mare nell’Isola del Giglio, piuttosto che a Rimini oppure trascorrere le vacanze nel Cilento piuttosto che in Calabria?
Cosa può differenziare un luogo da un altro se facciamo di tutto per estirpare e confondere quelli che sono gli aspetti naturali che li contraddistinguono ?
D’accordo, ci sono anche alcune emergenze, come le tante frane che distruggono ponti e strade (la colpa di chi è, del Padreterno?); e poi quella dei cumuli di spazzatura abbandonati lungo le strade senza che nessuno li raccolga. Noi sappiamo chi è che dovrebbe raccogliergli, e purtroppo non assolve in maniera corretta al suo compito. Ma sappiamo anche chi sono gli autori di questo degrado ambientale: e sono, nella maggior parte dei casi, quegli stessi turisti che vengono in ferie nel nostro Cilento, la cui presenza pare sia in forte calo.
Meglio così. La nostra terra non merita tali ospiti. Abbiamo bisogno di persone civili che rispettino il territorio che li ospita. Ma soprattutto abbiamo bisogno di amministratori locali che sappiano gestire la cosa pubblica con impegno, competenza e sensibilità. Amministratori che comprendano che, se si spiana una collina con olivi secolari per far posto ad un villaggio turistico con villette a schiera, si fa un danno irreparabile prima ancora che alla natura, all’uomo.

Nessun commento:

Posta un commento